Scuola, non è un diritto per 132 milioni di bambine e ragazze

L’8 e il 9 settembre sono, rispettivamente, le Giornate internazionali dedicate all’Alfabetizzazione e alla Protezione dell’educazione dagli attacchi. La loro ricorrenza è di grande importanza: nonostante gli sforzi per eliminare le discriminazioni di genere, il settore educativo ne è ancora fortemente impregnato. Ciò è indice di come la disparità di genere sia radicata nelle società, e di come impatti la vita delle persone fin dai primi anni, con conseguenze nella vita adulta.

Non potendo ottenere un’educazione adeguata, le donne non possono infatti accedere a numerosi settori lavorativi, e sono costrette a restare in quelli meno pagati e più manuali, dove lo sfruttamento è molto comune. Questo ha grossi effetti anche sulla società stessa, in particolare sul suo sviluppo economico e sociale.

La negazione del diritto all’istruzione: un circolo vizioso che si rinforza

Tutti i Paesi hanno affermato di volersi impegnare nel raggiungimento della parità di genere a livello educativo. Nonostante ciò, i dati mostrano che solo il 49% di essi è riuscito a raggiungere la parità di genere nell’istruzione primaria. Purtroppo, nella scuola secondaria di secondo grado il divario aumenta, portandosi ad uno scarso 24%. Ciò si traduce in 132 milioni di bambine e ragazze che non vanno a scuola.

Le ragioni per cui il genere femminile è particolarmente colpito dal problema sono numerose, e vanno a costituire un circolo vizioso. Talvolta le famiglie stesse impediscono alle figlie di frequentare la scuola a causa di motivi economici, prediligendo i figli maschi. Anche le ragioni culturali hanno un ruolo predominante: in certe società l’istruzione delle bambine non è considerata importante in quanto esse, crescendo, ricadranno nel loro ruolo “naturale” di madri e mogli. Di conseguenza, anche quando gli è permesso di frequentare i primi anni di scuola, dovranno abbandonarla per dedicarsi alla casa e ai fratelli minori.

Ad impedire alle giovani di godere del loro diritto all’istruzione sono anche i matrimoni infantili e le conseguenti gravidanze precoci, aggravate dall’assenza di consapevolezza riguardo ai danni alla salute fisica e psicologica delle bambine. In aggiunta, la mancata educazione sessuale, collegata anche all’uso dei contraccettivi, porta le donne ad avere numerosi bambini. Di conseguenza, le figlie divengono una risorsa: aiutano la madre nelle faccende di casa e a crescere i fratelli minori, non avendo quindi tempo di andare a scuola.

Ulteriore problema è quello della dipendenza economica dall’uomo. In alcuni Paesi le donne non possono possedere nulla, e dunque hanno bisogno necessariamente di un marito, un padre, un fratello o un altro parente maschio che “si prenda cura di loro”. Questo comporta grandi difficoltà nel trovare lavoro, ma soprattutto a livello familiare, dove la donna si trova in una condizione di subordinazione e dipendenza. Ciò reitera l’impossibilità femminile a far prevalere le proprie idee, e dunque, anche se la madre volesse far frequentare la scuola alle figlie, non avrebbe potere decisionale.

Questo circolo vizioso porta le ragazze a vivere nell’ignoranza, al punto di non essere consapevoli dei propri diritti. La naturale conseguenza è quella dell’incapacità di rivendicare tali diritti e lottare per essi.

Tuttavia, le ragioni che impediscono alle bambine di usufruire del loro diritto all’educazione sono anche altre, indipendenti dalle decisioni familiari. Innanzitutto, spesso le scuole sono molto distanti dalle abitazioni, e le strade da percorrere possono essere molto pericolose, caratterizzate da stupri e rapimenti.

Un ulteriore problema è legato alla mancanza di adeguati sistemi igienici. Infatti, lo stigma legato alle mestruazioni e l’impossibilità economica di acquistare assorbenti e altri prodotti intimi, sono fra le ragioni per cui le ragazze in età adolescenziale abbandonano la scuola. Questo è nuovamente indice della mancanza di informazione in merito al corpo femminile e al suo sviluppo.

Foto dell'utente Masae di Wikicommons, contenuto di dominio pubblico
Foto dell’utente Masae di Wikicommons, contenuto di dominio pubblico

L’istruzione femminile come mezzo di sviluppo

Come già affermato, l’istruzione femminile è in realtà un mezzo di sviluppo sociale ed economico fondamentale per la società. Infatti, le ragazze istruite si sposano più tardi, imparano a prevenire malattie come HIV e malaria, fanno meno figli, ma questi sono più nutriti e maggiormente educati, e perciò il tasso di mortalità infantile è minore. Dunque, l’istruzione femminile diventa uno strumento per combattere la povertà e la sovrappopolazione, così come altre piaghe sociali legate alla disinformazione.

L’importanza di reagire

L’obiettivo di sviluppo sostenibile 4 dell’Agenda 2030 mira ad assicurare un’educazione sicura, inclusiva e di qualità per tutti, con particolare attenzione a ragazze e donne. Sono numerose le organizzazioni che lavorano per cercare di raggiungere tale obiettivo, mediante strategie che vanno dall’informazione a quella di revisionare curriculum e politiche scolastiche.

L’organismo dell’ONU a questo dedicato, cerca di affrontare tali problemi mediante la costruzione di scuole, la formazione degli insegnanti e la messa a disposizione di materiale didattico. Elemento essenziale del suo operato è la grande attenzione dedicata all’informazione sui principi igienici e sulla prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili. Inoltre, un punto focale della sua campagna è quello di eliminare le norme discriminatorie nel settore educativo.

Ulteriore iniziativa particolarmente importante è il Malala Fund, creato da Malala Yousafzai, giovane attivista pakistana e vincitrice del premio Nobel per la Pace. Tale fondo è incentrato sul tema dell’educazione, investe in attivisti locali, amplifica le voci delle ragazze e cerca di rendere responsabili i leader politici.

L’importanza dell’istruzione femminile è evidenziata dagli sforzi che vengono fatti a livello internazionale per cercare di rendere le scuole accessibili a tutti. Le cose da fare sono ancora molte, ma con consapevolezza e impegno c’è la speranza di poter permettere a tutte le bambine e ragazze del mondo di accedere al loro diritto all’istruzione, e dunque di divenire cittadine consapevoli e partecipanti della vita della comunità.

Gaia Santone

Laureata in Istituzioni e Organizzazioni per la Cooperazione presso UniCatt di Milano, ora frequenta il Master in Human Rights and Multilevel Governance presso UniPD. L’interesse per il giornalismo sorge dalla volontà di condividere fatti e idee relativi ai diritti umani nella speranza di un mondo maggiormente informato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *