Land grabbing, ONU denuncia progetto turistico in Indonesia

[Agenda 31 marzo – 13 aprile 2021. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]

Foto dell’utente Flickr Beril Huliselan – Licenza CC con attribuzione

Ambiente – Comunità locali defraudate e territori a rischio sull’isola di Lombok

Agricoltori e pescatori sono stati cacciati dalle loro terre senza alcun risarcimento. Case, campi, fonti d’acqua, siti culturali distrutti per rendere possibile la realizzazione di un mega progetto turistico“, da 3 miliardi di dollari, sull’isola di Lombok. Con una dichiarazione congiunta del 31 marzo, i Relatori Speciali delle Nazioni Unite – Oliver De Shutter, Francisco Cali Tzay, Mary Lawlor, Obiora Okafor, Balakrishnan Rajagopal – hanno accusato il Governo indonesiano e l’ITDC (Indonesian Tourism Development Corporation) di voler “trasformare Mandalika in una nuova Bali”, noncuranti del devastante impatto ambientale sui territori interessati. Il progetto prevede la costruzione di un complesso turistico integrato, comprendente un circuito GP, hotel di lusso, resort. I finanziamenti arrivano dall’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB).  A spartirsi la ghiotta torta anche colossi europei, tra cui: Club Med e VINCI. “Fonti credibili – si legge nel documento – hanno rilevato accaparramenti aggressivi di terre, sgomberi forzati di comunità indigene Sasak, intimidazioni e minacce contro i difensori dei diritti umani.

Diritti umani – Europa, il CoE chiede la messa al bando degli strumenti di tortura

 Il 31 marzo, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha adottato la raccomandazione CM/Rec(2021)2, per invitare gli Stati membri “a prendere tutte le misure necessarie contro il commercio di beni utilizzati per la pena di morte, la tortura, i trattamenti crudeli, inumani o degradanti“. Ad avviso del Comitato, i 47 Paesi parti alla CEDU “dovrebbero garantire legislazioni nazionali tese a proibire l’importazione, l’esportazione, il transito di merci e attrezzature” destinate a usi abusivi su esseri umani. Risulta, infatti, una contraddizione in termini il fatto che la CEDU vieti tortura (art. 3) e pena capitale (Protocollo n. 6), mentre gli Stati parti “producono, promuovono, commercializzano” dispositivi il cui unico impiego è rivolto a tali aberranti pratiche. Secondo l’Alliance for Torture-Free Trade, alcuni degli strumenti “incriminati” sono: bastoni appuntiti, manganelli con punte di metallo, cinture per scariche elettriche nonché un attrezzo medievale noto come “violino di toporagno”.

Africa – L’Angola commemora 19 anni di pace

Dopo l’indipendenza nazionale dell’11 novembre 1975, la pace è stata senza dubbio la più grande conquista del popolo angolano. Per lunghi anni, abbiamo assistito alla distruzione tanto di vite umane che di infrastrutture economiche e sociali. Oggi gli Angolani apprezzano più di chiunque altro i benefici della pace e della stabilità politico-sociale“. Con queste parole, il vice presidente dell’Angola Bornito de Sousa ha aperto, il 4 aprile, le celebrazioni per commemorare il 19esimo anniversario della fine della guerra civile. Si ricorderà che – dopo la liberazione dalla dominazione portoghese (1975) – nel Paese africano ebbe inizio una sanguinosa lotta per il potere tra l’MPLA (Movimento Popular de Libertaçao de Angola), l’FNLA (Frente Nacional de Libertação de Angola) e l’UNITA (União Nacional para a Independência Total de Angola). Il conflitto armato durò ben 27 anni. E determinò una gravissima crisi umanitaria, corredata da una lunga lista di violazioni dei diritti umani. Si concluse il 4 aprile 2002 con la firma di un accordo di pace.

Giustizia sociale – USA, il dibattito sulle riparazioni per la schiavitù torna al Congresso

L’House Judiciary Committee, il 14 aprile, ha avviato l’esame della proposta legislativa H.R. 40– nota anche come “Legge sulla Commissione per lo studio e lo sviluppo di proposte di riparazione per gli afroamericani. L’annuncio è arrivato il 9 aprile da Jerrold Nadler, presidente del suddetto Comitato. Non a caso, proprio mentre è entrato nel vivo il processo all’ex agente di polizia Derek Chauvin, accusato di aver ucciso, lo scorso 25 maggio a Minneapolis, George Floyd. La morte del giovane afroamericano aveva generato un’ondata di forti proteste in tutti gli Stati Uniti contro le violenze e le discriminazioni a sfondo razziale perpetrate ai danni dei neri. L’iniziativa legislativa prevede l’istituzione di una Commissione federale competente a esaminare i danni causati dalla schiavitù (sin dal 1619) e individuare adeguate forme di riparazione a favore dei discendenti di uomini e donne resi schiavi durante il colonialismo. Dal 1989, il disegno di legge è stato presentato ad ogni sessione congressuale senza mai raggiungere il voto di un Comitato.

Politica internazionale/diritti umani – “Fuori” Modi dal G7 per la situazione in Kashmir

Il Tehreek-E-Kashmir – gruppo a tutela dei diritti delle minoranze in Kashmir, di stanza a Londra – ha definito il premier Modi “persona non gradita in Gran Bretagna”, chiedendo al Governo inglese di escluderlo dal G7 del prossimo giugno. Per il gruppo – secondo quando riportato, il 12 aprile, dalla Anadolu Agency – il Governo indiano continua indisturbato a perpetrare gravi violazioni dei diritti umani, compresi crimini contro l’umanità, nei confronti dei musulmani in Kashmir e di altre minoranze all’interno del territorio statale. “L’invito di Modi al G7 rappresenta un insulto alle Convenzioni internazionali in materia di diritti umani (…). Johnson e l’intero Esecutivo non dovrebbero barattare i diritti fondamentali con gli interessi economici, ha dichiarato Fahim Kajan, presidente del Tehreek-E-Kashmir. Come noto, il 5 agosto 2019, Modi ha revocato l’autonomia del Kashmir, imponendo un pesante coprifuoco militare e il blocco totale delle comunicazioni per impedire sommosse e proteste. Da quel momento, le restrizioni si sono tradotte in generalizzate violazioni dei diritti umani.

Tiziana Carmelitano

Autrice freelance, si occupa in particolare di temi globali nonché di violazioni dei diritti umani in contesti conflittuali, post-conflittuali e in situazioni di "Failed States". Con un occhio di riguardo per donne, bambini e giustizia transitoria. Il tutto in chiave prevalentemente giuridica. Convinta che la buona informazione abbia un ruolo decisivo nell'educazione al rispetto dei diritti fondamentali e delle diversità.

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