Africa, nuova “Strategia di Genere” per lo sviluppo inclusivo

[Agenda 7-20 gennaio 2021. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]

Foto dell’utente Flickr Rod Weddington – Licenza CC con attribuzione

Giustizia sociale/Africa – L’AfDB approva la “Gender Strategy” 2021-2025

La Banca Africana di Sviluppo (AfDB), l’8 gennaio, ha reso nota l’adozione di un programma che mira, nel prossimo quinquennio, a rafforzare la parità di genere per garantire una migliore crescita economica del continente. L’obiettivo – ha dichiarato Vanessa Moungar, direttrice del Dipartimento dell’AfDB “Genere, Donne e Società Civile”- è quello di “incrementare i nostri sforzi sul campo affinché le donne africane possano prosperare“. È necessario quindi rimuovere “gli ostacoli che ci impediscono di virare verso un cambiamento economico e sociale di tipo inclusivo“. La nuova “Gender Strategy” si basa su tre pilastri fondamentali. Il primo si propone di realizzare il processo di responsabilizzazione delle donne attraverso il libero accesso alla finanza e ai mercati. Il secondo è finalizzato ad accelerare l’occupazione femminile, creando nuovi posti di lavoro e migliorando le loro competenze professionali. Il terzo, infine, è diretto ad assicurare alle donne l’accesso ai servizi sociali mediante la creazione di specifiche infrastrutture più rispondenti al genere.

Ambiente/Diritti umani – Francia, riconosciuto lo status di “migrante ambientale” a un bengalese

La stampa francese, l’8 gennaio, ha comunicato l’importante decisione della Corte d’appello di Bordeaux (adottata il 18 dicembre) di annullare l’ordine di espulsione di un bengalese in ragione del fatto che questi “sarebbe andato incontro a un peggioramento della sua patologia respiratoria a causa dell’inquinamento atmosferico” presente nel Paese di origine. In altre parole, per la prima volta un tribunale francese prende in considerazione il “criterio ambientale” per conferire a un migrante lo status di “straniero malato”. Sheel (nome di fantasia) – affetto da una grave forma di asma – si trovava regolarmente in territorio francese dal 2015. Nonostante la sua precaria salute, nel 2019, la Prefettura aveva però respinto il rinnovo del permesso di soggiorno, sostenendo che il quarantenne bengalese avrebbe potuto ottenere cure adeguate nel suo Paese. Per Ludovic Rivière, avvocato di Sheel, “le attuali condizioni ambientali esistenti in Bangladesh avrebbero portato il suo cliente a morte certa”. In effetti, in base all’Indice di performance ambientale dell’Università di Yale, il Bangladesh per la pessima qualità dell’aria si colloca al 179simo posto su 180 Stati.

Africa – Resta alta la tensione tra Etiopia e Sudan sui contesi territori di confine

Il ministro degli Esteri sudanese, Omar Gamar Aldin Ismail, il 13 gennaio ha “denunciato” la violazione dello spazio aereo del proprio Paese ad opera di un velivolo militare etiope, definendo l’azione una grave e ingiustificata escalation”, suscettibile di comportare un deterioramento dei rapporti tra i due Stati. Dal canto suo, l’Etiopia ha respinto con forza le accuse. “Qualora decidessimo di andare in guerra, lo faremmo apertamente. Non certo di nascosto”, ha dichiarato il generale etiope Birhanu Jula Gelalcha. Non solo, Addis Abeba ha anche avvisato il Sudan che “sta perdendo la pazienza” tanto da non tollerare più il rafforzamento militare messo in atto negli ultimi mesi da Khartoum nell’area di confine contesa. Da oltre un decennio, il pomo della discordia è la regione di al-Fashqa, adiacente alla provincia etiope del Tigray, dove dallo scorso novembre è in corso un conflitto interno tra il Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè e il Governo Federale Etiope. Va peraltro ricordato che, il 22 dicembre, Etiopia e Sudan avevano avviato, nella capitale sudanese, i colloqui proprio per trovare un’intesa sui territori contesi.

Diritti umani – La CEDU accerterà gli abusi commessi in Crimea dalla Russia

Con decisione del 14 gennaio, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha dichiarato ammissibile il ricorso presentato dall’Ucraina contro la Russia, accusata delle presunte (e molteplici) violazioni dei diritti umani perpetrate in Crimea. Secondo la Corte EDU gli abusi denunciati da Kiev – tra cui: torture, trattamenti inumani e degradanti, sparizioni forzate, detenzioni illegittime – sarebbero attribuibili a Mosca nella misura in cui questa, a partire da febbraio 2014, ha esercitato un “controllo effettivo” sul territorio della Crimea, regione appartenente de jure all’Ucraina ma occupata dalla Russia nel 2014. Si ricorderà che l’incorporazione della Crimea è stata condannata dalla comunità internazionale, poiché ritenuta da più parti un'”annessione illegale. All’epoca dei fatti, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite chiese agli Stati di non riconoscere la sovranità russa sul territorio in questione. Le violenze commesse contro civili, giornalisti, attivisti filoucraini, ampiamente documentati da Human Rights Watch, potranno ora essere accertati dalla Corte EDU, che si pronuncerà nel merito del ricorso nei prossimi mesi.

Politica internazionale – Sinergia ONU/Lega Araba per le crisi mediorientali

 “Nei primi giorni della pandemia, Aboul Gheit (Segretario Generale Lega Araba) e Antonio Guterres (Segretario Generale ONU) hanno invocato il cessate-il-fuoco globale per facilitare la fornitura di aiuti umanitari e aprire nuovi spazi di diplomazia” nella regione mediorientale. “Da quel momento, le due organizzazioni si sono impegnate” nel campo del controterrorismo, della diplomazia preventiva e del peacebulding. A parlare, nel corso di un meeting online del Consiglio di Sicurezza del 18 gennaio, è Rosemary DiCarlo – Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite. DiCarlo ha spiegato come la collaborazione ONU/Lega Araba costituisca uno strumento fondamentale per risolvere le diverse crisi in atto in Medio Oriente, tra cui: la guerra in Siria, quella in Yemen e l’ormai annosa (e spinosa) questione israelo-palestinese. Riguardo a quest’ultima, Aboul Gheit ha precisato che la soluzione “due popoli, due Stati” appare sempre più lontana. Ha poi aggiunto: “aspettiamo di capire se la nuova amministrazione statunitense intenda davvero dar vita a un fruttuoso processo politico” volto a restituire speranza al popolo palestinese nella realizzazione della “sua nobile aspirazione alla libertà e all’indipendenza”.

Tiziana Carmelitano

Autrice freelance, si occupa in particolare di temi globali nonché di violazioni dei diritti umani in contesti conflittuali, post-conflittuali e in situazioni di "Failed States". Con un occhio di riguardo per donne, bambini e giustizia transitoria. Il tutto in chiave prevalentemente giuridica. Convinta che la buona informazione abbia un ruolo decisivo nell'educazione al rispetto dei diritti fondamentali e delle diversità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *