ONU, avviare dibattito per demolire razzismo e discriminazione

[Traduzione a cura di Stefania Gliedman dall’articolo originale di Antonio Guterres, pubblicato su IPS News Agency]

Manifestazioni di protesta contro la brutalità delle forze di polizia si sono tenute in varie città degli Stati Uniti, inclusa New York. Credit: UN News/Shirin Yaseen

[Discorso del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, durante un meeting con lo staff dell’ONU alla Town Hall]

Vorrei ancora una volta esprimere a tutti i colleghi la mia ammirazione, la mia immensa gratitudine per la straordinaria professionalità, la flessibilità, e per il modo in cui in questo periodo avete fatto il vostro lavoro, prendendovi cura delle persone che ci stanno a cuore.
Aggiungo inoltre che affronteremo il ritorno alla normalità in modo cauto e graduale, perché le nostre priorità sono il benessere e la salute dei dipendenti.

Oggi però siamo qui riuniti per un altro motivo. Non riuscirò a rimanere fino alla fine, per cui alle vostre eventuali domande risponderanno i colleghi della direzione. In questo momento drammatico, ho comunque sentito la necessità di condividere la mia testimonianza. Siamo tutti scioccati dalla brutalità dell’uccisione di George Floyd.

E siamo tutti colpiti, e preoccupati dall’ondata di avvenimenti che l’hanno seguita, e che continuiamo a osservare con attenzione. Penso sia importante riconoscere che, al centro di tutto, c’è un problema grave, quello del razzismo. Il razzismo è ignobile, terribile, per cui deve essere respinto ovunque e comunque, e condannato in modo chiaro.

Il razzismo è il rifiuto della nostra comune umanità, tema centrale della Carta delle Nazioni Unite. Di conseguenza, uno degli elementi che legittima la Carta delle Nazioni Unite è proprio la lotta contro il razzismo. Ritengo però che si debba andare oltre e guardare a tutto questo da un punto di vista ideologico, economico, sociale e anche dal punto di vista dei rapporti tra le forze dell’ordine, i Governi e la gente comune.

Cominciamo dal punto di vista ideologico. Purtroppo stiamo entrando in quello che alcuni chiamano post-illuminismo. L’illuminismo è un concetto principalmente europeo, ma credo che i valori che lo caratterizzano – primato della ragione, tolleranza, rispetto reciproco – siano comuni a molte civilizzazioni e culture in tutto il mondo. E sono proprio questi valori che ora sembrano essere messi in discussione in modo drammatico. Ora, nelle nostre società stanno emergendo nazionalismo, irrazionalità, populismo, xenofobia, razzismo, supremazia dei bianchi e varie forme di neo-nazismo.

È palese che alla base di queste spinte irrazionali vi sia il razzismo, e molte altre manifestazioni hanno di certo componenti razziste. Abbiamo lottato molto contro l’antisemitismo e l’odio antimusulmano. E anche anti-semitismo e odio anti-musulmano hanno una componente razzista. Quindi, il razzismo è il centro di molte altre realtà con cui ci troviamo ad avere a che fare e a dover combattere.

È importante riconoscere che questa è una battaglia ideologica, in cui è essenziale affermare i nostri valori, i valori dell’umanità comune, i valori della Carta, quali uguaglianza, inclusione, rispetto reciproco, assieme alla capacità di appoggiare tutti i movimenti che si battono per questi valori, i quali sono a loro volta legati all’affermazione dei diritti umani. Dunque, se il razzismo esiste dovunque, esiste anche all’interno delle Nazioni Unite. Questo è un altro aspetto che ci tengo a sottolineare. Abbiamo delle regole ben solide per quanto riguarda la discriminazione, le molestie e l’abuso di autorità.

Anche se di recente le regole delle nostre politiche sono state riviste, nell’ambito dell’Organizzazione non abbiamo considerato con la dovuta attenzione il problema della parzialità e della discriminazione razziale. Ovviamente esiste una problematica più ampia di diversità e inclusione.
Quando ci battiamo contro le molestie sessuali, lo strumento principale è la parità di genere. Quando ci battiamo contro il razzismo, lo strumento principale è avere una diversità regionale e una politica di inclusione sul posto di lavoro. Tutto questo però in generale ovviamente, e la battaglia è ancora aperta.

Ma dobbiamo andare più a fondo. Credo che le Nazioni Unite debbano avviare un dibattito serio sul razzismo. Abbiamo già degli strumenti concordati. Abbiamo dialoghi all’insegna dell’ “uniti nel rispetto”.  All’insegna dell’inclusione. Tuttavia si tratta, ancora una volta, di strumenti generici. Dobbiamo avere qualcosa di specifico. Ho chiesto al Difensore civico e al dipartimento delle risorse umane di preparare, in sincronia con i rappresentanti del personale, un piano di azione per un dibattito di un anno sul razzismo all’interno dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, di cui io ovviamente ascolterò l’esito e agirò di conseguenza. Desidero inoltre un capitolo sul razzismo nel prossimo sondaggio di impegno dei dipendenti, per valutare se ci saranno stati progressi o meno al riguardo.

La mia idea è quella di un dibattito fluido. Voglio che tutti si sentano a proprio agio con gli uffici del difensore civico, con il Civility café, con gli esperti invitati a parlare ai TED talk, i con i vari dibattiti che si organizzeranno. Ho visto il sondaggio di impegno dei dipendenti e so che non c’è sufficiente rispetto all’interno dell’Organizzazione, che alcuni non si sentono in grado di esprimersi liberamente perché hanno paura.
Voglio che questo dibattito sia assolutamente aperto, fluido, senza restrizioni, e sono assolutamente interessato a prendervi parte.

Esiste anche una dimensione economica e sociale in tutto questo, la questione centrale della disuguaglianza, della discriminazione nella società.
La diversità è chiaramente una ricchezza, non una minaccia. Le società multiformi possono funzionare solo con un massiccio investimento da parte di Governi, delle autorità locali, società civili, chiese, nella coesione sociale e nella lotta contro la discriminazione e la disuguaglianza.

Questo sarà il fulcro dell’Agenda 2030, degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nonché dei valori delle Nazioni Unite. Quindi, i nostri valori non riguardano solo le questioni di razzismo quale violazione dei diritti umani, ma stanno al centro delle questioni di disuguaglianza e discriminazione.

Manifestazione pacifica a Brooklyn contro le discriminazioni razziali. Credit: UN News/Shirin Yaseen

E proprio tali questioni sono vitali nell’ambito del lavoro sull’Agenda 2030 e sulla diversità. Dobbiamo inoltre capire che, quando ci troviamo davanti a situazioni in cui non esiste coesione, dove non c’è abbastanza protezione sociale e dove abbiamo varie forme di discriminazione, ci saranno delle rimostranze, e tali rimostranze hanno un diritto legittimo di essere espresse.

Per questo le manifestazioni di protesta sono assolutamente naturali. Il nostro ruolo è quello di chiedere che tali manifestazioni siano pacifiche, che le autorità ascoltino le rimostranze e che le forze di polizia si controllino nei modi in cui gestiscono queste situazioni.
Questo è praticamente quello che abbiamo ripetuto riguardo i recenti avvenimenti e altri simili nel mondo.

E questo ci porta alla questione della brutalità delle forze di polizia. Uno dei problemi principali è che ciò a cui stiamo assistendo, in generale, non è solo la brutalità della polizia, ma l’incapacità di molte autorità di gestire la diversità.
L’aspetto più ovvio, di cui molti colleghi si sono già accorti nonostante sia il meno evidente, è quello della profilazione. Ovviamente, la brutalità delle forze di polizia è già più drammatica di per se stessa. Abbiamo assistito a un omicidio, ma ci sono molte altre forme di brutalità da parte delle forze dell’ordine in tutto il mondo, che sono espressione di razzismo.

Le forze di polizia devono essere istruite in materia di diritti umani. Molto spesso, la brutalità è l’espressione di frustrazioni degli stessi agenti, nonché della mancanza di adeguato supporto psicosociale di questa categoria. Le posizioni delle Nazioni Unite sono state espresse chiaramente. Il commissario per i diritti umani ha parlato, io stesso sono stato molto chiaro in tutti i miei messaggi. Ovviamente, molti colleghi vorrebbero essere molto più espliciti e attivi ma siamo soggetti alle limitazioni imposte dal nostro essere funzionari internazionali.

C’è comunque una cosa che possiamo fare tutti, ovvero diffondere i messaggi delle Nazioni Unite. Tutti lo possono fare, con gli strumenti che ognuno sceglierà. Tutti noi possiamo moltiplicare e amplificare i messaggi contro il razzismo, contro la brutalità delle forze dell’ordine, contro le disuguaglianze e le discriminazioni che portano a situazioni come quella che stiamo vivendo, affermando con determinazione i nostri valori.

Conto sull’aiuto dei colleghi e dei rappresentanti del personale al fine di organizzare un dibattito interno efficace sul razzismo. Perché credo che dobbiamo rifletterci a fondo. E dobbiamo riflettere su noi stessi, sui nostri pregiudizi e fare tutto il possibile per sradicare queste aberrazioni da noi stessi, e dalle società che ci circondano.

Stefania Gliedman

Traduttrice freelance, appassionata di lingua e cultura russa, si interessa principalmente alle tematiche collegate all’Europa Centro-orientale.

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