Mascherine e niqab, dibattito su una similitudine superficiale
[Traduzione a cura di Luciana Buttini dall’articolo originale di Thomas Sealy pubblicato su openDemocracy]
La pandemia di Covid-19 e l’adozione delle misure di distanziamento fisico da parte dei Governi di tutto il mondo hanno cambiato il modo di comportarsi e mostrarsi nei luoghi pubblici.
Per proteggere noi stessi e gli altri, siamo più propensi a stare lontani nelle strade e a mantenere la distanza di due metri quando siamo in fila. Altra importante caratteristica di questo tempo è la presenza delle mascherine. Sono sempre di più, infatti, le persone che le indossano per coprirsi naso e bocca quando escono, e in alcuni Paesi l’utilizzo di tali dispositivi è prescritto dalla legge.
Di fronte a questa novità, in Occidente alcuni hanno constatato lo smascheramento (con annesso gioco di parole) di una profonda ipocrisia. Le donne musulmane con il niqab sono state spesso denigrate per aver coperto il loro volto in pubblico, e queste forme di abbigliamento sono state vietate in alcuni luoghi. Ora, l’improvvisa accettabilità sociale, l’incoraggiamento addirittura, e la buona norma di coprirsi il volto mettono in luce gli atteggiamenti insensati nei confronti delle donne che seguono il codice d’abbigliamento islamico.
Ad esempio, l’idea che i rivestimenti per il viso impediscano di comunicare in modo efficace è stata esaminata e trovata insoddisfacente. Nel contempo, in questo periodo si è fatta strada la convinzione che “ora siamo tutti in niqab”. Questo pensiero ha messo in evidenza, dunque, un nesso tra il niqab e le mascherine, legame poi smentito – come detto – da una chiara ipocrisia.
Tuttavia, né quest’ipocrisia né una simile correlazione ci permettono effettivamente di comprendere quale sia il punto in questione e ci si chiede se la diffusione delle mascherine possa contribuire a far scaturire un dibattito più costruttivo sul niqab.
“Una mascherina indossata per aiutare a bloccare la trasmissione del coronavirus è davvero così diversa dal niqab?”. Per rispondere a questa domanda è necessaria una buona dose di cautela in quanto sia per le donne che indossano il velo sia per coloro che lo avversano, la risposta è “sì, lo è”. Per comprenderne il motivo, dobbiamo capire secondo quale logica si indossano il niqab e le mascherine e in base a cosa nasce il divieto del velo islamico.
Da un lato, le ragioni dell’efficacia di coprirsi il volto, sia essa un’azione volontaria o imposta dallo Stato, risiedono nel fatto di voler proteggere le persone dal virus e quindi si tratta di una misura volta a garantire la salute di una nazione. Indossare le mascherine in questi giorni così fuori dall’ordinario è visto in un certo senso come una misura con implicazioni profondamente sociali.
Anche il divieto di indossare il niqab si basa sul concetto di protezione. Per prendere uno degli esempi più noti, la Francia nel 2011 ha vietato alle donne la copertura integrale del volto ed è stato il primo Paese europeo a farlo. Sebbene in teoria appaia come indiscriminata, tale imposizione è conosciuta come “il divieto del burqa”, in quanto tutti concordano sul fatto che si tratti di una misura voluta e indirizzata al burqa e al niqab. Le motivazioni del divieto comprendono: promuovere la libertà e l’uguaglianza femminile, tutelare l’ordine pubblico e la convivenza delle donne all’interno della società.
Quando tale divieto è stato impugnato dinanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la difesa da parte dello Stato si basava sul fatto che indossare il velo fosse “incompatibile con le norme fondamentali di convivenza vigenti nella società francese”. Ed è così che la Francia ha vinto il caso.
In pratica, coprirsi il volto è visto come un gesto profondamente antisociale. È come violare quel modo in cui noi ci riuniamo negli spazi pubblici e tracciare i confini che ci separano da un’alterità culturale e religiosa. Ecco perché, ad esempio, le mascherine vengono celebrate sulle passerelle francesi mentre i niqab sono vietati in pubblico.
Eppure, la cautela è necessaria anche quando affrontiamo la questione dal punto di vista delle donne che indossano il niqab. Quelle che ho intervistato, avevano parlato di una sorta di legame tra il niqab e le mascherine già prima dello scoppio della pandemia. Vidya (nome fittizio), ad esempio, ha osservato i vantaggi di indossare il velo:
È un bene sapere che, se le persone che hai intorno sono ammalate, non ti contagi perché il tuo viso non è esposto. Così quando qualcuno tossisce o sputa di fronte a te, non devi preoccuparti. Tra gli altri vantaggi del niqab c’è quello di tenere il viso al caldo, il che è davvero piacevole durante l’inverno.
Tuttavia la simmetria viene meno quando si parla dei motivi per cui lo si indossa. Vidya ci racconta anche del suo rapporto con Dio e di come quest’ultimo orienti e guidi le sue scelte di abbigliamento e di comportamento. Questo perché per molte donne indossare il niqab, il burqa o l’hijab è un gesto profondamente religioso. Per citare un altro esempio, una seconda donna con cui ho parlato mi ha detto: “il velo sta tra me e Dio”.
Abdal Hakim Murad (Tim Winter), docente di studi islamici all’Università di Cambridge, decano del Cambridge Muslim College e influente pensatore musulmano, ha in realtà denunciato apertamente il fatto che il velo venga sempre più visto in termini di affermazione della propria identità ed è privato del suo significato religioso e teologico.
Il motivo per cui le donne si coprono il volto e la testa è molto diverso da quanto scritto finora e non può essere adottato in nessun confronto, in quanto qualsiasi paragone darebbe un significato errato a queste forme di abbigliamento. Di fatto, il corpo sociale femminile così come le sue decisioni e opinioni sono notevolmente assenti da molti processi decisionali politici che fomentano il divieto del velo.
Sebbene ci sia un nesso tra le mascherine che vediamo indossate in massa sulle strade d’Europa e del mondo e il niqab delle donne musulmane, si tratta di un legame davvero superficiale. Ecco perché bisogna stare attenti quando si parla di come questo possa avere un impatto positivo sulle donne musulmane che si coprono il volto nei luoghi pubblici in Occidente.
Se davvero vogliamo riuscire a far comprendere la differenza tra le mascherine e il niqab e il fatto che il velo islamico non sia un ostacolo nelle relazioni con gli altri, bisogna intraprendere dei dibattiti più edificanti e profondi riguardo ai luoghi in cui poter manifestare la propria religione in pubblico, con uno sguardo particolare alla religione dell’altro. Ciò che stiamo osservando in questo periodo di pandemia ci aiuterà a far nascere questi dibattiti? Si spera di sì.