Libertà accademica a rischio, quali i confini al pensiero critico

[Traduzione a cura di Sharon Grillotti dall’articolo originale di Eva Pils e Marina Svensson pubblicato su The Conversation. Questa pubblicazione fa parte di una serie di articoli sulla libertà accademica in cui noti professori da tutto il mondo scrivono sullo stato della libertà di parola e indagano nello specifico nei loro territori.]

La libertà accademica dovrebbe essere il cuore pulsante del sistema universitario. L’UNESCO la definisce come il diritto “alla libertà di insegnamento e di discussione, libertà nel condurre ricerca, disseminare e pubblicare risultati“. Alcuni accademici hanno fatto notare che significa però anche autogoverno e sicurezza dei posti di lavoro, con l’obiettivo di fondo di assicurarne l’indipendenza.

Nel clima attuale, tuttavia, la libertà accademica è minacciata ovunque. Non solo alcuni Paesi perpetrano attacchi diretti a studenti e universitari, ma l’internazionalizzazione dell’istruzione superiore ha anche creato nuove minacce globali per entrambi.

Il Governo della Turchia, per esempio, ha attaccato, licenziato o imprigionato i suoi accademici più critici; quello ungherese ha minato l’autonomia universitaria e attaccato determinati campi di studio. Questo ha costretto la Central European University a lasciare Budapest nel 2018.

Ci sono inoltre preoccupanti sviluppi in Russia, nei Paesi Balcanici e in altre parti d’Europa.

Erosione dell’autonomia accademica

La mercatizzazione dell’istruzione superiore ha portato a minacce più sottili e istituzionali alla libertà accademica. Il fenomeno ha portato con sé una preoccupante tendenza delle università a competere sul mercato per studenti e denaro – lottando per surclassarsi a vicenda in una problematica gara “all’eccellenza”. L’orientamento neoliberale nell’istruzione superiore ha inoltre portato all’aumento di contratti a breve termine o a zero ore per gli accademici e all’erosione dell’autonomia accademica in molti Paesi.

La collaborazione e lo scambio con figure accademiche nei sistemi repressivi – come in Cina – ha inoltre portato a nuove dipendenze e vulnerabilità nelle università di tutto il mondo. Se le assunzioni non sono trasparenti e soggette a guide etiche, c’è il rischio che le università possano diventare complici di violazioni di diritti all’estero e di minare la liberà accademica nei nostri stessi Paesi.

La polizia trattiene una dimostrante durante la protesta contro il licenziamento di docenti, fuori dal campus di Cebeci dell’Ankara University, Turchia. Reuters

Il dibattito riguardo a cosa possa o non possa essere tollerato come parte di un argomento accademico è a volte deragliato. In alcuni casi, portavoce di estrema destra sono stati invitati a prendere parte a discorsi di incitamento all’odio nei campus. La destra populista ha ricevuto critiche per questi inviti, visti come attacchi alla libertà di parola.

In altri casi, alcuni  gruppi di persone hanno dichiarato inaccettabili le rappresaglie per questi punti di vista puramente offensivi. Nel 2018, per esempio, studenti universitari hanno condotto una petizione nei confronti di un professore universitario affinché venisse rimosso dalla carica poiché aveva definto l’omosessualità come peccato.

Questi deragliamenti hanno impedito semplici discussioni in merito ai confini che delineano la libertà accademica e la sua relazione con quella di parola. Questo succede in un momento in cui la libertà accademica – e i modi per difenderla – hanno urgentemente bisogno di linee guida. E di fronte ad ulteriori minacce istituzionali, politiche e strutturali, le università hanno la responsabilità di fornire uno spazio per discussioni critiche e per il perseguimento della verità.

Affrontare nuove e crescenti sfide

Il Parlamento Europeo ha proposto nel 2018 l’adozione di una dichiarazione internazionale sulla libertà accademica e l’autonomia delle istituzioni di istruzione superiore. Tale dichiarazione è ben accetta perché può aiutare ad identificare ed affrontare le minacce alla libertà accademica a livello internazionale. Ma è comunque solo un punto d’inizio.

Queste complesse e correlate minacce alla libertà accademica potrebbero essere risolte solo se i professori, studenti, associazioni professionali e organi interni si mettessero insieme. ONG come Scholars at Risk, che sostengono e difendono i principi di libertà accademica in tutto il mondo, hanno a lungo alzato la voce per richiedere ulteriori azioni da intraprendere da parte delle istituzioni e dalle loro reti di conoscenze.

Per rispondere agli attacchi diretti deve esserci più solidarietà attiva. Corpi universitari come l’European University Association hanno per esempio parlato delle minacce alla libertà accademica in Turchia e l’Association for Asian Student ha recentemente rilasciato una dichiarazione sulla detenzione stragiudiziale di musulmani nella regione cinese autonoma dello Xinjiang. Ma non è abbastanza.

Per combattere le tendenze liberiste, le università hanno bisogno di riformare le strutture dalle fondamenta. Devono inoltre smettere di agire come concorrenti in un mercato che basa il suo successo su una classifica – in quanto rischia di minare la libertà accademica “dall’interno”. Ad aggravare questo problema, peraltro, le classifiche non tengono in considerazione se e come le università proteggano la libertà accademica.

Scholars at Risk e il Global Public Policy Institute hanno proposto di mappare la libertà accademica. E recentemente, Times Higher Education ha esposto un nuovo modello di classificazione basato sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Questo include indicatori come l’uguaglianza di genere, che alterano i ranking tradizionali. Questi esercizi possono sfidare, se non sovvertire, le odierne “classifiche”. Potrebbero inoltre motivare le università a prestare maggiore attenzione al valore dei propri professori.

Persone in marcia contro i piani del governo in merito alla ristrutturazione dell’Accademia ungherese di Scienze a Budapest. Reuters/Bernadett Szabo

Ma molto altro deve essere ancora fatto per aumentare la consapevolezza nelle università di ciò che significa la libertà accademica, e incoraggiare gli studenti e lo staff a coinvolgersi su questo tema fondamentale. Ciò può essere condotto integrando e discutendo di libertà accademica durante le lezioni, organizzando gruppi di dibattito sull’argomento ed approfondendo le conoscenze attraverso specifici corsi.

Le università hanno inoltre bisogno di adottare linee guida etiche per un impegno globale – facendo riferimento a quelle proposte da Human Rights Watch – e creando comitati etici e altri meccanismi per implementarli. Devono anche parlare e farsi sentire, specialmente nel momento in cui studenti e professori sono in pericolo.

Il pensiero critico non è mai stato così importante come lo è oggi – mentre il mondo sta affrontando enormi sfide di governance. E per essere in grado di contribuire alla soluzione di questa sfida, le università devono proteggere la loro libertà, sia in patria che all’estero.

Sharon Grillotti

Laureata alla Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa, traduce da inglese e spagnolo; le competenze e l'ampio bagaglio culturale ottenuto dopo 4 anni di esperienza in un'azienda dall'ampio oggetto sociale, le hanno dato l'opportunità di trattare ed approfondire numerose tematiche, esperienza ad oggi uno dei suoi principali punti di forza insieme alle solide basi linguistiche.

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