Le donne e la filosofia, molte dimenticate tante da riscoprire

Amore della sapienza. Amore del sapere. Filosofia. Donne che hanno amato la ricerca del sapere ce ne sono state – e ce ne sono ancora – tante. Solo che moltissime sono state ridotte al silenzio. Lasciate indietro. Spesso dimenticate. In una società che nell’ambito della conoscenza continua, ancora oggi, a marginalizzare le donne.

Spesso attiviste, qualche volta religiose, sempre anche scrittrici o saggiste. Questo le accomuna.

Rappresentazione storica della tragica morte di Ipazia

Sicuramente molti avranno sentito parlare di Ipazia, filosofa e scienziata, la cui fama è dovuta – almeno tra i profani – più alla sua morte che alle sue opere. Una morte tragica – nel 415 d.C. – da parte di fanatici cristiani che la trascinarono in una chiesa, la denudarono e la fecero letteralmente a pezzi. Ma anche se molti dei suoi scritti andarono perduti, o incorporati negli scritti di altri autori, si sa che fu una grande matematica e astronoma. E, appunto, filosofa. Pensatrice.

Se mi faccio comprare, non sono più libera, e non potrò più studiare: è così che funziona una mente libera” (Ipazia, in “Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo“)

Ma di filosofe – note o meno note – si possono riempire interi volumi. È il progetto di alcune donne britanniche – ricercatrici e filosofe anch’esse – che hanno lavorato a 21 capitoli dedicati ad altrettante donne sapienti. Impossibile elencarle tutte (ma può essere questa l’occasione per conoscerle e studiarle).

Oltre ad Ipazia, altri nomi che non sono sfuggiti all’oblio, ognuna per ragioni diverse: ci sono naturalmente Hannah Arendtche ha tra l’altro descritto come nessun altro – in We Refugees – il massiccio movimento di rifugiati verificatosi nel XX secolo, costituito da uomini e donne comuni che sfuggivano alla persecuzione basata su motivi religiosi e Simone de Beauvoir. Non si capisce perché nel lavoro manchi la grande Simone Weil, contemporanea delle due, mistica, combattente per la giustizia e i diritti di tutti gli esseri umani e soprattutto studiosa attenta, attraverso la sua esperienza diretta, delle condizioni degli operai e dei lavoratori agrari.

Tornando indietro nel tempo c’è Diotima, nota agli studiosi per le sue confutazioni a Socrate, ma anche per il suo concetto di eros filosofico – l’emancipazione dal particolare all’universale – il lato femminile dell’Eros e il desiderio di immortalità non identificato solo con il corpo ma con la conoscenza, continuamente minacciata dalla dimenticanza.

Spesso la vita di donne filosofe si intreccia con l’attivismo femminista (anche se allora non si chiamava così). È il caso, per esempio della scrittrice inglese Mary Wollstonecraft, i cui lavori – saggi o romanzi – sono stati improntati alla riflessione sulla condizione della donna. Era il XVIII secolo di un’Inghilterra con regole sociali molto rigide e decise dall’universo maschile. Ecco perché certi scritti equivalevano a fare la rivoluzione. E chissà quante di noi avranno letto da adolescenti George Eliot che altri non era che Mary Anne Evans. Ma più che le sue novelle e romanzi, ad essere importanti sono le sue riflessioni erudite anche sull’intransigenza religiosa.

Avvicinandoci ai giorni nostri un’altra filosofa da citare è la statunitense Iris Marion Young. Da ricordare i suoi lavori sulle teorie della giustizia, della democrazia, del femminismo. Ancora dagli Stati Uniti è Anita L. Allen, esperta di filosofia della privacy, bioetica e valori contemporanei. Ma anche conosciuta per i suoi saggi sui diritti delle donne e i rapporti tra le razze. Nata a Beirut, invece, è Azizah Y. al-Hibri, esperta di legge islamica e diritti delle donne.

Ma queste sono solo alcune delle “voci” del lavoro delle studiose britanniche, un lavoro in fieri e che, guarda caso, accoglie i visitatori del sito con questa domanda: Can you name any women philosophers? [Conosci delle donne filosofe?].

Seppure non le conosciamo non vuol dire che non esistono. E dovunque. Qualche mese fa Mpho Tshivhase, 32 anni, è stata la prima donna nera ad ottenere un dottorato in Filosofia all’Università di Johannesburg in Sudafrica. Titolo della dissertazione, “Towards a Normative Theory of Uniqueness of Persons” [Verso una teoria normativa dell’unicità delle persone].

E parlando di donne nere vengono alla mente Joyce Mitchell Cook , prima afroamericana ad ottenere, nel 1965, un dottorato in filosofia negli USA e, naturalmente, Angela Davis, attivista politica i cui scritti erano focalizzati su femminismo, marxismo, presa di coscienza sociale, filosofia delle punizioni e delle prigioni. Fu tra l’altro allieva di Adorno e Marcuse.

Anche dai Paesi asiatici non mancano le donne filosofe. Come la contemporanea Emily S. Lee, americana di origini coreane, specializzata nell’approfondimento del rapporto tra razza e fenomenologia.

E l’Italia? Dovremmo ricordare Caterina da Siena, che fu teologa ma anche filosofa e il cui pensiero ebbe una grande influenza sulla Chiesa cattolica. Considerata una pensatrice femminista ante litteram, è Moderata Fonte (visse a metà del XVI secolo), pseudonimo di Modesta di Pozzo di Forzi le cui opere più famose furono pubblicate postume, Giustizia delle donne e Il merito delle donne. Ma anche, in piena epoca dei Lumi, la bolognese Laura Bassila più illustre delle donne salite in cattedra“. Non fu propriamente una filosofa, dopo aver ottenuto una laurea in Filosofia all’Università di Bologna nel 1732, le fu assegnata una cattedra per l’insegnamento della Fisica (allora denominata filosofia naturale), in tempi in cui le donne erano ovunque escluse dagli studi e dalle professioni intellettuali.

Ma no, non è tutto qui. Le donne in filosofia sono molte, ma molte di più. Una lista che quasi fa girare la testa a vederla così lunga. Che parte dal periodo vedico e i testi sacri indiani, scorre l’antichità e il Medioevo e su su fino all’epoca contemporanea, con nomi (e donne) di ogni angolo del pianeta.

Altro progetto recente che può aiutare ad entrare nel mondo della filosofia e del pensiero al femminile arriva dall’Università di Paderborn in Germania in collaborazione con l’Università di Cleveland nell’Ohio. History of Women Philosophers and Scientists, è in sostanza una sorta di enciclopedia delle donne filosofe ma anche un luogo di scambio, dibattito ed eventi culturali.

Anche in questo caso, come in altri, spesso la presenza delle donne è sottorappresentata sia nelle pubblicazioni che in ambito accademico per una pura e semplice questione di genere. Cosa che denuncia, ad esempio Cheshire Calhoun, docente di filosofia all’Università di Arizona e membro dell’American Philosophical Association. È in quest’ambito che è nato un blog  What’s It Like to be a Woman in Philosophy? Esperienze da un altro capo del mondo, ma chissà che non siamo comuni a molte delle pensatrici contemporanee.

Antonella Sinopoli

Giornalista professionista. Per anni redattore e responsabile di sede all'AdnKronos. Scrive di Africa anche su Nigrizia, Valigia Blu, Ghanaway, e all'occasione su altre riviste specializzate. Si interessa e scrive di questioni che riguardano il continente africano, di diritti umani, questioni sociali, letteratura e poesia africana. Ha viaggiato molto prima di fermarsi in Ghana e decidere di ripartire da lì. Ma continua ad esplorare, in uno stato di celata, perenne inquietudine. Direttore responsabile di Voci Globali. Fondatrice del progetto AfroWomenPoetry. Co-fondatrice e coordinatrice del progetto OneGlobalVoice, Uniti e Unici nel valore della diversità.

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