Fortezza Europa, quelle frontiere dal volto disumano e violento
Le notizie che arrivano dalle frontiere europee non sono buone per i migranti. I diritti umani e fondamentali degli stranieri vengono sistematicamente violati in nome della sicurezza nazionale. Norme e convenzioni europee ed internazionali continuano ad essere raggirate dai Governi dell’Europa. Crescono, quindi, disperazione, frustrazione, ingiustizie.
Il confine franco-italiano nel Dipartimento delle Alpi Marittime resta uno degli scenari più eclatanti per le violazioni dei diritti umani. Nel rispetto dello stato di emergenza in vigore in Francia dal 2015, i respingimenti alla frontiera si sono moltiplicati, secondo modalità illegali. Nei primi 7 mesi del 2017, le autorità hanno rifiutato l’ingresso da questa fontiera di circa 28.000 stranieri migranti, rispedendo in Italia il 95% delle persone, tra le quali minori non accompagnati.
Questa pratica ormai consolidata non sempre risponde a criteri legali. La decisione di mandare indietro le persone alla frontiera, infatti, spesso viola diversi diritti fondamentali, come quello di poter presentare la richiesta di asilo in Francia e, soprattutto, nega l’assistenza ai minori non accompagnati, che non possono in nessun caso essere respinti.
Le ultime informazioni – aggiornate alle scorse settimane – che giungono dalla frontiera franco-italiana di Briançon, continuano a raccontare storie di soprusi. Decine di migranti sono stati respinti a Claviere, sul territorio italiano, privati dei loro diritti di presentare la domanda di asilo e di essere intervistati singolarmente per conoscere la loro storia e provenienza. Anche per i minori, protetti da norme specifiche, c’è stato il respingimento, negando loro l’assistenza prevista dalla legge.
Proprio i migranti minorenni non accompagnati sono vittime spesso di ingiustizie nei controlli alle frontiere. Non è raro che la polizia posta ai confini francesi valuti in modo approssimativo e sbrigativo l’età del giovane migrante. Purtroppo le persone, soprattutto i minorenni, viaggiano quasi sempre senza documenti e questo rende più difficile il riconoscimento dell’età. A volte, i documenti vengono arbtrariamente modficati. Circa un mese fa, un minorenne della Costa d’Avorio ha raccontato che, dinanzi alla dichiarazione di non avere 18 anni, la polizia francese lo ha rispedito in Italia immediatamente, affermando che tutti mentono sulla propria età. Nelle ultime settimane sarebbero stati 8 i migranti minorenni che non sono stati presi in carico dalle autorità francesi.
La violazione legislativa è grave e palese. Secondo il Regolamento di Dublino e la giurisprudenza della Corte di Giustizia europea i minorenni non possono essere espulsi e mandati in Italia se hanno fatto richiesta di asilo in Francia. Inoltre, se il minore non ha avanzato alcuna domanda di asilo, la legge nazionale francese stabilisce che può essere rimandato in Italia se fermato alla frontiera, ma con determinate garanzie. È obbligatoria la nomina di un tutore provvisorio e devono passare necessariamente 24 ore prima di effettuare il respingimento. Questa procedura legale viene disattesa in molti casi e i minori, spesso ignari anche dei loro diritti quali l’assistenza di un interprete e la possibilità di presentare la domanda di asilo, sono costretti a lasciare la Francia con il “Refus d’Entrée”.
La situazione alla frontiera di Ventimiglia è tra le peggiori. Anche qui i minori che arrivano per raggiungere la Francia sono costretti a sopportare abusi. Le testimonianze raccontano di migranti minorenni che, scesi dal treno, sono stati strattonati e spinti fino al treno per ritornare in Italia, senza alcuna spiegazione. Con la conseguenza, che questi ragazzi restano a dormire sotto i cavalcavia e nei piazzali di Ventimiglia, prima di tentare di nuovo l’attraversamento. A piedi lungo i sentieri delle ferrovie, nascosti sui treni, spesso nei bagni o nelle cabine elettriche, stipati nei camion: questi sono i tentativi che molti migranti minori provano per entrare sul territorio francese. Non mancano le speculazioni dei cosiddetti passeur che chiedono il pagamento fino a 150 euro per garantire il passaggio della frontiera in macchina o su camion.
Nella sola frontiera di Ventimiglia, i migranti minori rappresentano il 25% dell’afflusso, proveniente soprattutto da Eritrea e Sudan. Qui, come negli altri confini franco-italiani, continuano a ripetersi episodi di grave illegalità verso tutti i migranti, adulti, donne, minori. Respingimenti ingiustificati, minacce verbali e fisiche, inseguimenti nei sentieri di montagna, controlli discriminatori, negazione di interpreti e di informazioni sulla domanda di asilo sono i più comuni. Ad essere negata è anche la prima e fondamentale assistenza. Un migrante al confine italo-francese di Briançon è stato respinto qualche settimana fa senza la possibilità di essere curato da un medico, nonostante evidenti ferite.
La preoccupazione sale anche per il confine franco-spagnolo nella città di Irun. Punto cruciale per l’ingresso dei migranti sul territorio francese, qui dall’estate scorsa è aumentato il flusso di richiedenti asilo. La politica del respingimento del Governo Macron è stata estesa anche in questa frontiera. Un accordo tra i due Stati, infatti, permette alla Francia di espellere immediatamente le persone che si trovano sul proprio suolo e quelle che hanno valicato il confine da più di quattro ore. Il diritto di avere un avvocato per il migrante è, così, violato in nome di respingimenti forzati verso la Spagna che appaiono illegali per il principio del non-refoulement.
Drammatiche sono le condizioni dei migranti ai confini tra Grecia e Turchia, che attraversano il fiume Evros per arrivare nelle terre europee greche. Il centro di Fylakio, che dovrebbe accogliere chi arriva dalla Turchia per i primi controlli, è considerato una sorta di prigione. Qui le persone si ritrovano in stanze buie e strette, mancano tutte le garanzie primarie, quali assistenza medica, supporto di interpreti, igiene e privacy. Anche qui la polizia spesso utilizza metodi violenti e discriminatori contro le persone, anche minori.
Infine, dall’Europa dell’Est continuano ad essere molto difficili i tentativi di entrare in Ungheria attraverso il confine con la Serbia. Violenza e soprusi sui migranti che giungono sulla via balcanica fino alle frontiere ungheresi si aggiungono a continui e sommari respingimenti da parte della polizia ungherese. L’ultima normativa del Governo Orban, entrata in vigore a luglio, obbliga le autorità ai confini ad espellere immediatamente qualsiasi richiedente asilo che arrivi dalla Serbia, considerato – quest’ultimo – un Paese non minaccioso per gli immigrati.
L’Europa, quindi, pare sempre più lontana dai principi di legalità, umanità, democrazia che dovrebbero rappresentare la propria identità.
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