[Traduzione a cura di Marika Giacometti dall’articolo originale di Mweha Msemo pubblicato su Pambazuka.]
La Tanzania è l’unico Paese nell’Africa Subsahariana a possedere come lingua nazionale una lingua di origine africana parlata da quasi tutti gli abitanti e in grado di unire tutte le sue popolazioni. Si tratta del kiswahili, una lingua adoperata da 100 milioni di persone in tutto il continente. Inoltre, il kiswahili è la lingua internazionale ufficiale dell’Africa, in quanto è davvero autoctona. La Tanzania vanta uno dei livelli più alti di conoscenza di questa lingua, nonostante la tendenza attuale che si sta sviluppando tra la popolazione minacci questo primato.
Sono secoli che in Tanzania si parla il kiswahili, grazie alla coesistenza pacifica dei quasi 100 gruppi etnici che la compongono. Il primo presidente del Paese è riuscito a unire tutta la popolazione, di cultura e tradizioni diverse, proprio grazie alla lingua comune.
Negli ultimi anni il kiswahili ha conosciuto una crescita immensa all’interno e all’esterno del continente e ha ottenuto lo status di lingua ufficiale o nazionale in molti Stati dell’Africa orientale. Diversamente da altre lingue autoctone, che sono ampiamente parlate in Africa, il kiswahili è lingua ufficiale e molto utilizzata nelle scuole. Si tratta dell’unica lingua africana presente nelle lingue ufficiali dell’Unione Africana ed è davvero importante anche per il suo status di lingua franca nell’area dell’Africa centro-orientale. Viene insegnata in più di cinquanta atenei statunitensi e in altre università europee e asiatiche.
Attualmente, nonostante i suoi successi, il kiswahili sta attraversando un momento difficile in patria. Il Kenya è il secondo Paese per popolazione di parlanti, dietro la Tanzania, e il kiswahili è la lingua ufficiale del lavoro, insieme all’inglese. Nel Paese esistono più parlanti di lingua kiswahili rispetto a quelli di lingua inglese e, soprattutto nelle regioni costiere, si utilizza il kiswahili sanifu, cioè quello standard, mentre nelle grandi città come Nairobi e Kisumu, domina lo “sheng”. Quest’ultimo è un miscuglio di kiswahili, inglese e altre lingue locali, molto in voga tra i giovani delle città, anche se si sta diffondendo nelle zone rurali e sta influenzando altre popolazioni oltre il confine del Kenya. Oggi si impara di meno il kiswahili sanifu, perché viene utilizzato soltanto in contesti informali; mentre le materie ufficiali, dalle università, ai tribunali, alle sessioni parlamentari vengono affrontate in lingua inglese.
Anche in Tanzania, dove si credeva che il kiswahili fosse ben radicato e utilizzato alla perfezione, esso sta perdendo la sua preponderanza come lingua che definisce il Paese e i suoi abitanti. Come accade per lo “sheng” in Kenya, anche in Tanzania si sta utilizzando un miscuglio simile denominato “swanglish”, che sta diventando sempre più popolare. Le parole dello “swanglish” a volte sono le parole originali abbreviate, rovesciate o modificate, ma spesso sono l’unione dell’inglese con il kiswahili.
Lo “swanglish”, una volta, veniva considerato come il linguaggio dell’élite istruita, perché lo parlavano poche persone che si vantavano di adoperare alcune parole inglesi (imparate nelle scuole all’estero) nelle conversazioni, ma oggi si trovano sempre più persone scarsamente istruite che preferiscono utilizzare le parole inglesi al posto di quelle in lingua kiswahili (spesso sostituendole in maniera errata) e nel peggiore dei casi alcuni cercano di americanizzare (a volte inglesizzare) il proprio accento creando un gergo sgradevole. A volte i cosiddetti parlanti nativi chiedono, “come si dice in swahili?”, mentre altri definiscono un “tecnicismo” ogni termine inglese che utilizzano. Per esempio potrebbero dire Hiki kinatumika kuongozea gari katika ulekeo autakao dereva; kiataalam tunakiita “steering wheel” (volante), che traduce “questo viene utilizzato per controllare l’automobile in qualsiasi direzione la si volesse guidare; “tecnicamente” si chiama steering wheel (volante).
Si crede sempre di più che parlare lo “swanglish” renda il parlante più intelligente e istruito ma, proprio coloro che lo utilizzano non sanno comunicare in maniera corretta in nessuna delle due lingue. Il fatto che l’utilizzo dell’inglese stia diventando un grande problema in Tanzania è ampiamente riconosciuto sia all’esterno che all’interno del Paese e ora la Tanzania sta sfrecciando verso la perdita del kiswahili. Ci si inizia a chiedere cosa succederà in seguito quando gli abitanti della Tanzania non sapranno più parlare il kiswahili correttamente. Come diventerà l’orgoglioso popolo swahili delle generazioni future?
Nelle conversazioni quotidiane in kiswahili si ascoltano comunemente parole come “actually (in realtà)”, “in fact (anzi)”, “because (perché)”, “not really (affatto)”, “although (nonostante)”, “of course (certo)”, “exactly (esatto)” “after all (dopotutto)” “salary slip (busta paga)” “bank statement (estratto conto)”, “system (sistema)”, “shopping”, “birthday (compleanno)”, “breakfast (colazione)”, “lunch (pranzo)”, “beach (spiaggia)”, “as a matter of fact (in realtà)”, “air conditioner (condizionatore)”, eccetera.
Il problema è che molti di coloro che utilizzano questo miscuglio non parlano correttamente né l’inglese né il kiswahili.
In Tanzania il kiswahili viene trascurato e i suoi parlanti non fanno nulla per difenderlo. Vengono invece fatti molti sforzi per rafforzare la lingua inglese soprattutto attraverso le scuole medie svolte in lingua inglese in cui tutti i genitori vorrebbero iscrivere i propri figli. Personalmente sostengo questa scelta, vista l’importanza dell’inglese nelle relazioni globali, ma il kiswahili è ancora più importante, perché rappresenta e racconta molte storie non soltanto sulla Tanzania, ma su tutta l’Africa orientale e non.
Mi ricordo che una volta un anziano mi ha confidato, “Oggi molti Tanzaniani parlano il kiswahili, ma non ne sono più orgogliosi”. Devo essere d’accordo, visto che la nostra lingua si è abituata a quel linguaggio ed è a proprio agio nel parlarlo, ma ciò non implica che lo conosca alla perfezione.
Attualmente quasi nessun ragazzo riesce a esprimere due o tre frasi senza “impreziosirle” con alcune parole inglesi o con il kiswahili cha mtaani (lingua della strada), che crea nuove parole, che oscurano quelle originali. Quest’ultimo linguaggio viene utilizzato soprattutto dai più giovani che crescono senza avere la minima idea di quale sia la parola corretta da utilizzare. Il kiswahili cha mtaani è una lingua dinamica con un vocabolario sempre in evoluzione e in espansione. I più giovani continuano a inventare nuove parole ed espressioni, creando e prendendo in prestito da altre lingue, come hanno sempre fatto.
In Tanzania alcune delle parole più pronunciate nella lingua della strada sono: jero (cinquecento scellini), buku (mille scellini), moko (moja), bese/be (due), mshkaji/mwana/msela (amico), demu/mtoto (ragazza), wakishua (proveniente da una famiglia benestante), (ma) njota (acqua), mshiko/chapaa (denaro), danta (giù), noma/kwere (problema/caos), boya (stupido), mazagazaga/zaga (cose), parangana (resistere, lavorare sodo), skonga (scuola), kitaa (quartiere, via) sauna (dire, informare) eccetera.
Alcuni sono così abituati a servirsi di queste parole o di queste espressioni da non riuscire più a ricordare l’ultima volta che hanno usato la versione originale.
I mass media (soprattutto elettronici) favoriscono questa situazione, perché molte celebrità televisive e radiofoniche utilizzano lo “swanglish” in tutte le tipologie di programmi, da quelli di intrattenimento con conduttori e ospiti giovani, fino a quelli più seri in cui vengono intervistati ufficiali del governo di alto livello, professori, imprenditori e altri. Le persone guardano e ascoltano quelle interviste e quei dialoghi e assimilano alcune espressioni soprattutto quando vengono pronunciate dalle personalità più influenti come i giornalisti e i politici. I media, che hanno un grandissimo potere di influenza sulle persone, possono essere l’arma perfetta per uccidere una lingua o il custode infallibile per conservarla.
Oltre ai media e alle celebrità ci sono altri fattori che alimentano questo trend, e a volte per questa situazione del kiswahili sono stati incolpati gli accademici. Nelle scuole, da quella primaria fino ai livelli superiori, lo “swanglish” sta acquisendo sempre più importanza nel processo di apprendimento. Ciò è causato dal fatto che la lingua inglese viene insegnata in maniera “parziale” come una materia scolastica, in un Paese in cui molti docenti in primis non la conoscono. Lo “swanglish” è diventato la lingua dell’istruzione di secondo e terzo livello in cui i materiali per l’insegnamento sono in inglese per i curriculum, ma alcune università optano per lo swanglish e ciò peggiora la situazione. Perciò, questo terribile miscuglio colpisce tutti, dagli studenti in età pre-scolare fino ai docenti universitari.
Ajidhaniaye amesimama, aangalie asianguke! (Sono proprio coloro che si credono saldi a dover fare più attenzione per non cadere.)