Respingimenti migranti, quando l’Europa viola i diritti umani

Respingere o espellere i migranti che richiedono asilo – in quanto rifugiati, destinatari di protezione internazionale o umanitaria – è un atto illegale. Il diritto internazionale è chiaro su questo tema, considerato cruciale per la tutela dei diritti umani.
La Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati così recita nell’art. 33:

Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche.

Il principio enunciato è denominato di non refoulement e comprende anche i casi di deportazione, trasferimento forzato, non ammissione alla frontiera. È ormai considerato parte del diritto internazionale consuetudinario, quindi vincolante per tutti gli Stati.

Anche la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo insiste su questo ambito negli articoli 3 e 4 del IV Protocollo addizionale:

Nessuno può essere espulso a seguito di una misura individuale o collettiva, dal territorio dello Stato di cui è cittadino. Nessuno può essere privato del diritto di entrare nel territorio dello Stato di cui è cittadino. Le espulsioni collettive di stranieri sono vietate.

Richiamare l’attenzione sui trattati internazionali è oggi fondamentale. Troppo spesso, infatti, questi diritti che sembrerebbero scontati in una società evoluta e democratica, vengono calpestati. L’Europa è stata, ed è ancora, protagonista di tali gravi violazioni in nome della sicurezza interna. Diversi sono i Paesi che praticano il respingimento illegale pur di mantenere intatto il consenso tra la popolazione.

Durante la campagna elettorale delle recenti elezioni in Italia, per esempio, si è parlato di “respingimenti assistiti”, presentati dal centrodestra come la ricetta risolutoria dell’emergenza migranti. L’aggettivo “assistito” vuole – nell’ottica dei politici della Lega e degli altri partiti alleati – garantire legalità e rispetto della persona umana. Restano dubbi, comunque, sulla valenza legale di questa soluzione, che dovrebbe concretizzare l’obiettivo ultimo di rimpatriare i clandestini e bloccare definitivamente gli sbarchi. Respingere, anche se con il supporto di navi militari nazionali, migranti richiedenti asilo sarebbe, infatti, illegale. Soprattutto se le persone in arrivo in Italia non hanno nemmeno la possibilità di registrarsi come rifugiati, con diritto di riconoscimento del loro status e se vengono respinte verso Paesi non sicuri. Tra tutti, c’è la Libia.

Nello scorso gennaio, la CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) ha dichiarato ammissibili i ricorsi di 4 cittadini sudanesi che il 24 agosto 2016 sono stati vittime di un respingimento collettivo a Ventimiglia.
La storia racconta di migranti sudanesi oggetto di una retata nella cittadina ligure, rinchiusi in modo illegale in un hotspot a Taranto, con tentativo di rimpatrio forzato. Alcuni di questi migranti sono stati effettivamente costretti a tornare in Sudan, nonostante la loro situazione potesse rientrare nello status di “protezione internazionale”.

Il caso italiano, purtroppo, non è il solo. Nei confronti di migranti sudanesi si sono verificate altre azioni di grave violazione dei diritti umani. La pratica dell’espulsione illegale di questi cittadini africani, contro ogni tutela sancita dal principio del non refoulement, è stata effettuata – e fermata dalla CEDU – anche in Belgio. Complici, come per l’Italia, accordi con il Governo sudanese, che non tutelano affatto il rispetto della persona.

La situazione al confine tra Italia e Francia, a Ventimiglia, non è migliore. Anche qui, infatti, i respingimenti sono praticati, in modo assolutamente illegale. “Umanità e fermezza” sono le parole chiave della politica migratoria di Macron. Con quali conseguenze?

Migranti respinti al confine di Ventimiglia. Dal video Oxfam Italia
Migranti respinti al confine di Ventimiglia. Dal video Oxfam Italia

Sembrerebbe che la fermezza stia avendo il sopravvento. I rigidi controlli alle frontiere interne, ripristinati dal governo francese nel 2015 e riconfermati fino ad oggi, si sono presto trasformati in espulsioni e respingimenti contro ogni tutela sancita dal diritto. I casi più eclatanti di “refus d’entrée” illegali riguardano i minori. Proprio a gennaio, il Tribunale amministrativo di Nizza ha emesso un’ordinanza contro le autorità francese per il respingimento di un minore eritreo presso la stazione di Menton-Garavan, appena superato il confine di Ventimiglia. La pratica è stata valutata come una grave violazione dei diritti garantiti ai minori. Il ragazzo, quindi, è stato riammesso in territorio francese. Diversi sono i respingimenti collettivi di bambini e non solo che la polizia compie in modo violento in questa parte di territorio.

Respingimenti e allontanamenti forzati sono effettuati anche nel territorio di Calais. Qui, dove la situazione umanitaria dei migranti è sconfinata in una tragedia vergognosa, emergono storie di minori maltrattati e allontanati. Persone respinte, in violazione di tutele giuridiche umanitarie. Da mesi le associazioni francesi denunciano le pratiche di espulsioni e trattamenti disumani della polizia nazionale, con accanimento verso minori, migranti che scappano per giustificati motivi di salute, richiedenti asilo afghani, respinti a seguito di accordi UE con il Governo dell’Afghanistan.

Migranti nella Giungla di Calais. Foto di Malachybrowe - Fickr Creative Commons
Migranti nella Giungla di Calais. Foto di Malachybrowe – Fickr Creative Commons

La stessa Germania si è resa protagonista di un inasprimento della politica migratoria negli ultimi mesi. I respingimenti di richiedenti asilo dall’Afghanistan, infatti, hanno sollevato critiche al Governo tedesco. La considerazione del Paese afghano come sicuro e, quindi, la negazione della protezione dei migranti – forzatamente rimpatriati – sono di dubbia legalità.

Tra le pratiche di respingimento più drammatiche e feroci degli ultimi anni spiccano quelle dei Paesi europei dell’Est. Ungheria, Bulgaria, Serbia, Croazia sono colpevoli di inaccettabili e sistematiche politiche di espulsione, con maltrattamenti disumani, di minori e richiedenti asilo con tutti i diritti di essere accolti. Nel 2016, per esempio, sono stati 1600 i casi accertati di espulsioni brutali dai confini ungheresi e croati, con deportazione forzata in Serbia. Anche bambini di otto anni sono stati coinvolti in questa orrenda pratica. Tante sono le storie di ragazzi picchiati alle frontiere ungheresi e costretti con la forza ad andare in Serbia.

Nel 2016 i respingimenti collettivi dalla Serbia verso la Bulgaria sono stati 77, senza alcuna possibilità, per i migranti, di poter accedere alle procedure consentite per legge di registrazione per la richiesta di asilo.

Migranti ai confini coon l'Ungheria - Mario Fornasari - Flickr Creative Commons
Migranti ai confini con l’Ungheria. Foto di Mario Fornasari – Flickr Creative Commons

L’ultimo caso di attualità riguarda la nave spagnola della ong Proactiva Open Arms. L’imbarcazione è stata sequestrata a Pozzallo, in Sicilia, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I fatti raccontano che la nave stava salvando un barcone pieno di migranti a circa 73 miglia dalla costa libica. La guardia costiera libica si è avvicinata e, sparando colpi intimidatori, ha richiesto la consegna degli immigrati che erano stati salvati dalla ong.

Il sequestro della nave è conseguenza dell’accusa di aver violato accordi internazionali con la Libia. Questi riconoscono i libici come gli unici competenti ad intevenire nel salvataggio di migranti nelle acque territoriali a nord della costa libica.

La ong si difende chiamando in causa la dimensione umanitaria: salvare quei migranti rientrava negli obiettivi propri della missione dell’associazione. Nello specifico, il fondatore di Open Arms, Oscar Camps, ricorda le testimonianze dei migranti salvati quella notte, terrorizzati all’idea di dover tornare in Libia, terra di abusi già provati sulla loro pelle. Un traferimento, quindi, che può rientrare nella sfera del respingimento o della collocazione forzata in Paese terzo.

Quale Europa stiamo costruendo? Se l’identità del nostro continente deve fondarsi sulla democrazia e i diritti umani – tanto osannati in ogni riunione UE ufficiale – la strada percorsa finora è del tutto sbagliata. L’avanzare del populismo più cieco e la chiusura di ogni cittadino europeo nel più oscuro egoismo stanno seminando ingiustizie con strascichi pericolosi.

Nella violazione sistematica e istituzionalizzata dei diritti umani dei richiedenti asilo, l’Europa sta morendo. L’allarme arriva anche dal Comitato ONU contro la tortura, che ha ritenuto urgente rinnovare il commento sull’attuazione dell’art.3 della convenzione contro la tortura. Troppi i maltrattamenti e gli abusi contro i richiedenti asilo. Un altro grido inascoltato.

Violetta Silvestri

Copywriter di professione mantiene viva la passione per il diritto internazionale, la geopolitica e i diritti umani, maturata durante gli studi di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, perché è convinta che la conoscenza sia il primo passo per la giustizia.

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