La guerra sporca dell’uranio impoverito, storie e protagonisti Antonella Sinopoli e Carolina Carta 7 anni fa “La strage silente da inquinamento bellico: uranio impoverito e non solo”. Questo il titolo dell’incontro organizzato nell’ambito della IX edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli. Sarebbero 7600 fino ad ora i militari ammalatisi a causa dell’uranio impoverito e 340 le vittime. In realtà è difficile stabilire il numero esatto delle persone colpite da malattie causate da questo materiale radioattivo utilizzato per costruire pallottole e altri strumenti bellici. Una “strage silenziosa” dovuta alla difficoltà di far circolare le notizie e sottoporle all’attenzione dei media. L’Osservatorio Militare continua a monitorare il fenomeno e ha elaborato un archivio dei casi e delle sentenze. http://www.osservatoriomilitare.it/ Mariarosaria Ruggiero, vedova di Fabio Maniscalco, archeologo, morto nel 2008 a causa di una forma rara di cancro al pancreas che, secondo gli oncologi, sarebbe stato provocato dalla lunga esposizione all’uranio impoverito. Tracce di metalli pesanti erano stati riscontrati nei suoi organi, nei tessuti e nei globuli rossi. Maniscalco era partito volontario con l’esercito italiano nella missione di pace per la Bosnia lacerata dalla guerra civile. Nei Balcani era stato a lungo, per monitorare lo stato delle biblioteche e dei monumenti. La vedova di Maniscalco ha ricordato che suo marito aveva ricevuto la proposta di candidatura a Premio Nobel per la Pace, non perché si fosse ammalato ma per il suo contributo volontario e civile alla causa della cultura. Raffaele Crocco, giornalista Rai e fondatore del progetto dell’Atlante dei Conflitti e delle Guerre, ha ricordato che l’uranio impoverito è stato utilizzato non solo nella guerra in Bosnia ma in molti altri conflitti: dalla Somalia alla Guerra del Golfo. Crocco ha anche ricordato che l’Italia è la seconda forza militare al mondo con 7.000 soldati sparsi nelle varie missioni cosiddette di pace. L’Italia spenderà 20 miliardi di euro per gli armamenti nel 2018 ma impegna solo il 6% del PIL nella Sanità. Ha anche sottolineato che le decisioni sugli interventi militari nel nostro Paese non vengono prese in sede parlamentare “e questo in un Paese democratico dovrebbe farci riflettere”. “Siamo diventati un Paese che aggredisce, non che si difende” ha concluso. Mariella Cao, attivista sarda contro le installazioni militari e presidente del Comitato Gettiamo le basi. Il Comitato dal 1999 si occupata della questione dell’uranio impoverito. La Cao ha sottolineato la delicata questione dello smaltimento dell’uranio che viene inviato laddove scarseggiano i controlli. Ha inoltre ricordato la particolare situazione del poligono Nato di Teulada, piccola località del Sulcis dove in particolare si sono concentrate le battaglie degli attivisti sardi. All’incontro ha preso parte l’archeologa e scrittrice Laura Sudiro coautrice con Giovanni Rispoli del libro “Oro Dentro”. “Ho conosciuto Maniscalco mentre scrivevo la tesi, lui aveva 42 anni e all’attivo già numerosissime pubblicazioni. Il suoi lavoro cominciò a incuriosirmi e fu da stimolo alla realizzazione del libro. Il titolo ‘Oro dentro’ è per lui, un testimone di pace che ha sacrificato la sua vita per quello che era diventata la sua missione: proteggere il patrimonio culturale dei popoli”. [Foto di Carolina Carta, testi di Antonella Sinopoli]