Il Ghana potrebbe essere il primo Paese africano, ma anche il primo fuori l’Europa e le Americhe, a depenalizzare il possesso e uso personale di droghe.
Questo se sarà approvata la Narcotics Bill, già passata in seconda lettura al Parlamento, e la cui approvazione in via definitiva potrebbe avvenire entro la fine di quest’anno. Sostituirà la precedente normativa che risale al 1990. Una legge assai restrittiva, quella del ’90, che prevede l’arresto e una lunga detenzione anche per l’uso personale e per ogni tipo di sostanza. Un minimo di 5 anni per chi ne fa uso e un minimo di 10 per lo spaccio.
Se la Narcotics Bill 2017 dovesse essere approvata, uso e possesso saranno considerati reati amministrativi e quindi estinguibili con il pagamento di una sanzione. Rimarrà un crimine il traffico di sostanze stupefacenti, punibile con un minimo di 10 anni di carcere.
Scopo della legge sarebbe – a detta degli estensori – anche quello di ridurre i danni alla salute di chi utilizza droghe pesanti e di incrementare l’accesso a strutture sanitarie specializzate nel caso di forte dipendenza. In Ghana sono soprattutto cliniche private, quindi con alti costi, oppure religiose – con scarsa competenza – a offrire terapie ma ben pochi progetti di recupero. O peggio, ci sono campi psichiatrici – insieme ai malati mentali o presunti tali – dove le cure sono in realtà violenze fisiche e psicologiche.
La nuova legge dovrebbe invece garantire l’accesso a servizi sociali e la creazione di strutture per la riabilitazione. La stessa polizia potrà segnalare la persona considerata bisognosa di intervento medico e supporto psicologico.
La Narcotics Bill prevede anche la creazione di una Commissione di Controllo delle Droghe che avrà l’obiettivo di coordinare il trattamento e la riabilitazione delle persone con problemi di dipendenza e di assicurare che i casi siano trattati come una questione che rientra nella politica della salute pubblica.
L’elaborazione di tale normativa proverebbe l’inefficacia di norme dure e restrittive e dell’approccio punitivo. Approccio caratteristico di una vera e propria “lotta alla droga” che il Governo aveva intrapreso – o cercato di intraprendere – negli scorsi anni. Il Paese ha invece riempito le carceri all’inverosimile, fino al 150% in più della reale capienza. Senza contare la quasi totale azione recidiva una volta fuori. Ha inoltre incrementato la sua capacità di traffico diventando il terzo Paese di destinazione di transito di cocaina (Report dell’ONU del 2016 sulle droghe nel mondo – PDF). Ma in Ghana sarebbe aumentato anche l’uso di droghe sintetiche, come la flakka.
Il vero problema, dunque, non è la marijuana, di cui il Ghana rimane il terzo consumatore al mondo a livello globale e che in alcune parti del Paese viene ampiamente (illegalmente) coltivata. Il problema è garantire l’accesso a servizi medici e di supporto a chi ha contratto epatiti o HIV, per esempio, o anche porre fine all’atteggiamento di rifiuto, giudizio, stigmatizzazione e abbandono in cui viene a trovarsi chi ha problemi di dipendenza.
Del resto lo stesso Kofi Annan, ghanese, ex segretario delle Nazioni Unite negli anni scorsi aveva partecipato e animato il dibatto circa la decriminalizzazione dell’uso di droghe nel suo Paese.
In realtà le critiche a questa legge non sono poche. Quelle dell’uomo della strada non convinto del potere (o strapotere) che sarà esercitato dalle forze di polizia e che già oggi sono accusate di vessazioni e di corruzione (facile che per non essere portati in galera si paghino soldi sottobanco agli uomini in divisa).
Altri, come Maria Goretti-Ane, consulente dell’International Drug Policy Consortium, sottolineano che la pena pecuniaria è fuori portata. La cifra oscillerebbe tra i 2.400 e i 6.000 Ghana Cedi (ca. 460-1150 euro). Considerando che la paga media è di 8 Ghana Cedi al giorno si comprende che la maggior parte non sarà in grado di pagare la multa, e la legge prevede che in questo caso si aprano le porte della prigione. Cambierebbe dunque poco, affermano i detrattori, se la legge fosse approvata così com’è. Senza contare, dicono in molti, che il Paese non è ancora pronto a garantire centri di riabilitazione adeguati.
Intanto ha ripreso vigore il dibattito sulla legalizzazione della marijuana. “Il Ghana deve cominciare a considerare la marijuana come una risorsa economica invece che un piccolo crimine da punire” ha affermato il professor Alex Dodoo, direttore generale del Ghana Standards Authority, agenzia governativa che si occupa dei livelli di qualità di beni, servizi e prodotti. “Chissà quante persone potrebbe beneficiarne se le coltivazioni fossero legalizzate” ha aggiunto.
Altri Paesi africani si sono mossi o si stanno muovendo proprio in questa direzione. Ha aperto la strada il Lesotho, il cui Governo, poche settimane fa, ha dato autorizzazione a una azienda medica di coltivare, lavorare e vendere la sostanza nel Paese, per ragioni mediche e scientifiche. Dibattiti per intraprendere la stessa strada sono in corso in Sud Africa, Malawi, Swaziland e Zimbabwe.
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