A volte rimane la poesia, solo la poesia, per esprimere quello che con altro mezzo non avrebbe la stessa forza. È un linguaggio potente quello dei versi, forse perché continua a rimanere bambino anche quando è adulto. E ha provato tutti i dolori dell’uomo adulto. Rimane semplice, immediato, in qualche modo impulsivo.
Ci sono cose che “raccontate” attraverso lo strumento poetico lasciano più traccia. Si conficcano nella carne sotto forma di sensazioni profonde e per un po’ non ti abbandonano. Chiamiamola poesia sociale, poesia di impegno civile.
Un bell’esempio di diffusione e conoscenza di questo tipo di poesia è La macchina sognante, un contenitore che mette insieme storie, persone, emozioni. Fondata, nel 2015, “da scrittori e poeti che sentono la necessità di costruire uno spazio, un contenitore di scritture dal mondo, per scritti e dibattiti, sia nazionali che internazionali, che, per la loro natura dirompente, stentano ad emergere in altri contesti letterari ed editoriali“.
Non solo poesia, dunque, nella Macchina sognante, ma voci dal mondo che portano a galla, analizzano e parlano delle situazioni estreme dei nostri giorni. I conflitti, i muri, le frontiere, i razzismi e le xenofobie, le migrazioni. Si creano ponti attraverso le parole, ponti necessari anche perché sia la redazione che i contributor della Macchina sognante provengono da tutti gli angoli del mondo, parlano le lingue del mondo e cercano di raccontare quei mondi in pericolo, in sofferenza o che, semplicemente, hanno qualcosa da dire.
In questo “contenitore” si trova narrativa, teatro, saggi e poesia, naturalmente. Ma soprattutto si trova l’impegno civile. Non solo attraverso parole di denuncia, ma attraverso impegni concreti ed eventi. Incontrarsi e mettere insieme le persone è uno degli aspetti più interessanti su cui si costruisce l’esperienza dei “macchinisti“. Festival, reading, manifestazioni organizzate in Italia e all’estero sono i modi in cui si rende visibile il lavoro di persone il cui obiettivo è quello di aprire spazi di riflessione, di aprire la mente. E di svelare – spesso meglio di quanto la stampa e il giornalismo riesca a fare – le tragedie dei nostri tempi. Come quella delle migrazioni respinte, delle frontiere come scenari di guerra, dei rifugiati trattati come bestie, di un altro essere umano trattato come nemico.
La poesia – o certi racconti pubblicati sulla Macchina sognante – permettono di entrare in queste storie attraverso le voci e le parole di chi ne è protagonista. Senza mediazioni di chi vorrebbe invece darne sue interpretazioni. Senza le politiche del forte che decide cosa il debole può o non può dire.
[Interpretazione registrata a uno degli eventi organizzati dalla Macchina Sognante]
Ci sono pochi luoghi culturali in Italia come quello “aperto” dalla Macchina sognante. Luogo frequentato da poeti e scrittori di professione, ma anche docenti universitari, drammaturghi, attori, filosofi, antropologi, fotografi. Professionisti della parola e dell’espressione, professionisti dell'”osservazione” che lungo la strada – per scelta o in modo naturale – si sono trasformati in attivisti. Perché anche la cultura può – e dovrebbe essere – un ambito in cui si prende posizione, si aiutano gli altri a capire, si generano dibattiti e si fanno circolare idee.
Uno spazio per esordienti e per pluripremiati, quello della Macchina sognante, per i professionisti della parola e per i sognatori, ma soprattutto uno spazio in cui la parola, appunto, ha peso e valore. Serve a diffondere sapere, lanciare messaggi, liberare sentimenti che hanno bisogno di essere espressi. Uno spazio costruito con grande cura editoriale, nei temi e nell’impaginazione. Uno spazio che si attraversa come se si viaggiasse attraverso i continenti fermandosi qua e là a raccogliere testimonianze, foto, sorrisi e dolori di amici incontrati lungo il cammino.
Tra i prossimi eventi va segnalata la tre giorni dal titolo “L’orecchio di Dioniso“, Festival internazionale di poesia e arti visive che sarà ospitato a Forlì e Cesenatico dal 23 al 25 giugno. Un’anticipazione dell’evento è in programma a Bologna il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate. L’edizione di quest’anno – si legge nella locandina – vedrà poeti provenienti da varie parti del mondo, dalla Norvegia, USA, Colombia, Grecia, Siria, Marocco, Albania e sarà arricchita da una sezione di video poesia. Il Festival è diretto da Walter Valeri in collaborazione con Matteo Zattoni e Pina Piccolo.