Yemen, la guerra civile che fa strage di bambini
La guerra civile in corso nello Yemen dal 2014 sta lasciando segni drammatici, in un Paese colpito da povertà e bisogni umanitari già prima dello scoppio del conflitto. Il report di Watchlist on Children and Armed Conflict e Save the Children presentato all’ONU recentemente, fotografa una situazione allarmante. Situazione che va via via peggiorando. Leggendo la lucida inchiesta delle due organizzazioni, emerge che i bambini, privati di assistenza, cure immediate, beni di prima necessità, sono le prime vittime innocenti di un conflitto che dura da anni e non sembra avviarsi a soluzione.
L’ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (UNOCHA) stima che da marzo 2015, quando le parti in guerra hanno intensificato i loro devastanti attacchi, più della metà della popolazione dello Yemen non ha accesso alle cure sanitarie di base. Da un’analisi di dicembre 2016, 18 milioni di persone, corrispondenti al 69% della popolazione totale, hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. Di queste, 8,1 milioni sono bambini. Numeri sconcertanti e vergognosi, ai quali si aggiungono i circa 1500 bambini uccisi e i più di 2000 feriti e vittime di abusi.
Non si può più negare l’esistenza di una vera catastrofe umanitaria. Ed è stato lanciato l’allarme di un’imminente carestia, con il probabile rischio di perdere ancora tante, troppe, vite di bambini. Le conseguenze della guerra sul sistema sanitario e sull’accesso a beni di prima necessità, come acqua pulita, cibo e medicine, sono state e continuano ad essere devastanti. Ad esserne responsabili sono tutte le parti in lotta, a causa di decisioni e comportamenti che vanno contro ogni diritto internazionale umanitario e in costante violazione della risoluzione Onu 1998.
Adottata all’unanimità nel luglio 2011, la risoluzione ribadisce il dovere primario di ogni Stato e parte in guerra di proteggere i bambini e di tenere fuori dai bombardamenti ospedali e scuole. Nel richiamo alla Convenzione di Ginevra e alla Convenzione sui diritti del bambino, il Consiglio di Sicurezza dichiara l’assoluta condanna di tutte le azioni contrarie al diritto internazionale che riguardano il reclutamento di bambini soldato, le violenze sessuali e le uccisioni a danno dei minori e gli attacchi a strutture scolastiche e sanitarie. Compito del Segretariato è di monitorare e di compilare una lista di coloro che si macchiano di questi gravi crimini, che non dovrebbero essere coperti da immunità.
Nella guerra yemenita, tutti i protagonisti hanno invece agito in piena violazione di ogni clausola e risoluzione. Dal Report annuale del Segretario Generale emerge infatti che nel 2015 almeno 59 sono stati gli attacchi contro strutture sanitarie e personale medico. Numeri che aumentano secondo le stime della Croce Rossa, che parla invece più di 160 attacchi contro ospedali e medici da marzo 2015 a marzo 2017.
È certo che le diverse fazioni in lotta hanno seriamente danneggiato o distrutto ospedali e occupato illegalmente strutture sanitarie, privandole delle loro funzioni. Uccisione di personale medico, furto di ambulanze, negazione del passaggio ai checkpoint di medicine, attacchi a medici mentre trasportano feriti, esplosioni in veloce successione su personale medico intento a salvare persone ferite: sono soltanto alcune delle azioni compiute ripetutamente durante il conflitto.
Molte aree frequentate abitualmente da civili e soprattutto da bambini sono state più volte prese di mira: dalle scuole alle moschee fino ai mercati e agli ospedali. Nell’agosto 2015 un attacco aereo colpisce il porto più grande del Paese, Hodeidah, causando ritardi nell’entrata di carburante, cibo, rifornimenti di tipo umanitario.
Considerato che lo Yemen importa il 90% di cibo e medicinali, il blocco navale imposto dalla coalizione dell’Arabia Saudita rappresenta una stretta di morte che – appunto – ricade con drammatica evidenza soprattutto sui bambini. Già prima del conflitto, gli indicatori di salute di madri e giovanissimi erano ai livelli più bassi del mondo e lo Yemen era classificato come il Paese più povero del Medio Oriente. Almeno 1,75 milioni di bambini risultavano malnutriti e il 47% dei bambini sotto i 5 anni erano affetti da arresto della crescita. 1 bambino su 20 non riusciva a sopravvivere oltre il quinto anno di vita.
La guerra ha esacerbato una situazione già fragile e di sofferenza. Circa 3,3 milioni di bambini e donne incinta si trovano in uno stato di acuta malnutrizione, con una triplicazione dei casi rispetto a prima dello scoppio del conflitto. La grave mancanza di acqua pulita e di condizioni igieniche accettabili, inoltre, colpisce la salute dei più piccoli, soggetti a colera, diarrea, problemi gravi di disidratazione.
A marzo 2017 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilevato 22,181 casi sospetti di colera, dei quali circa un terzo riguarderebbero bambini sotto i 5 anni. Scarso inoltre l’accesso ad acqua potabile mentre aumenta in modo netto il rischio di polio, rosolia e altre malattie curabili con vaccini preventivi, che sono però difficilmente recuperabili nel Paese piegato dal conflitto.
Chiare le parole di un medico sul campo: la malnutrizione così diffusa in Yemen ha due radici, una è la scarsità di cibo e l’espandersi di malattie come la diarrea; l’altra è l’assenza di igiene in un contesto sempre più precario come quello della guerra. Le poche strutture sanitarie e gli ospedali ancora funzionanti affrontano quindi ogni giorno la scarsità di antibiotici, vaccini, anestetici, materiale per le trasfusioni, strumenti per la chirurgia. Nei primi tre mesi del 2017, la coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha impedito l’ingresso nello Yemen di carichi di aiuti per trattare migliaia di casi di bambini in grave sofferenza per diarrea, malaria, malnutrizione. Con le medicine giuste a disposizione, molti bambini potrebbero salvarsi. Sono poche, inoltre, le risorse umane che lavorano ancora negli ospedali del Paese con la conseguenza che quando arrivano feriti anche gravi nelle strutture sanitarie, lo staff non riesce a intervenire su tutti.
La mancanza cronica di medici e di strumenti sanitari ha provocato, solo nel 2015, circa 10.000 casi di morte infantile che potevano essere risparmiati. A questo si aggiunge la decisione – da agosto 2016 – di sospendere voli commerciali all’aeroporto di Sanaa, con conseguenze evidenti sull’impossibilità di viaggiare all’estero per cercare medicinali per i feriti del conflitto, in primis bambini, e per malati cronici che non hanno accesso dunque a cure adeguate.
Questo triste scenario si ripete in quasi tutte le zone di guerra. È sempre Watchlist a documentare con numeri inquietanti le continue violazioni dei diritti dei bambini. In Afghanistan, la Polizia Nazionale (ANP) e i gruppi armati hanno ripetutamente coinvolto i bambini nella guerra, attaccato scuole e ospedali, ucciso, sequestrato e mutilato i più piccoli. Il 31% delle vittime della guerra in territorio afghano nel 2016 comprende bambini.
In Iraq la situazione è anche più grave. Qui l’IS è accusata di reclutamento dei bambini e di ogni forma di violenza, dal rapimento all’abuso sessuale. Gli attacchi a scuole e ospedali avvengono senza ritegno. Human Right Watch racconta in un report che nel Nord dell’Iraq i gruppi armati affiliati al PKK curdo hanno rapito e reclutato bambini per farli combattere contro l’IS, sono stati riportati 29 casi del genere.
I numeri riguardanti la Siria sono tutt’altro che incoraggianti. Il 2016 è stato l’anno peggiore per la violenza nei confronti dell’infanzia. 652 sono stati i bambini uccisi, 20% in più rispetto al 2015, mentre il numero dei reclutati ha superato gli 850. Gli attacchi a ospedali e scuole, inoltre, si sono verificati almeno 338 volte.
L’analisi condotta da WatchList on Children and armed conflict e Save the Children dimostra ancora una volta quanto siano brutali e senza scrupoli le guerre in corso. Dinanzi all’inerzia o all’inefficacia di richiami di Organizzazioni internazionali e Stati del mondo si compie la più grave ingiustizia: la morte di bambini innocenti e l’usurpazione di ogni loro diritto, privandoli per sempre di un futuro.
[Laura Silvia Battaglia, autrice delle foto gentilmente concesse per la pubblicazione, nel ruolo di ‘field researcher’ in Yemen, ha eseguito la ricerca sul terreno per Watchlist.org. Nel corso del suo lavoro ha visitato 4 province del Nord e 5 ospedali, rilevando le violazioni alla Convenzione di Ginevra sugli attacchi agli ospedali, eseguendo tutte le interviste e producendole come materiale audio, fotografico e video]