Un libro per ogni Paese al mondo contro il pregiudizio
Pronti a conoscere il mondo attraverso i libri che raccontano ogni singolo Paese? Progetto ambizioso – e che richiederebbe molte vite – ma che ha trovato un’originale sintesi nel lavoro di una readaholic londinese. Lei si chiama Ann Morgan e fa la scrittrice freelance. Ma soprattutto legge. Non un libro ogni tanto ma, almeno 4 a settimana! Questo almeno è stato nell’anno – 2012 – dei Giochi Olimpici a Londra. Anno in cui ha realizzato A year of reading the world, un blog che – come si può intuire – è molto più di questo.
Ann ha messo insieme un archivio da fare invidia ai migliori digest. Con una media di lettura di 150 pagine al giorno – a casa, in metropolitana, mangiando un panino – ha collezionato una conoscenza e una lista di testi rappresentativi di 196 Paesi, praticamente tutti quelli che “hanno casa” nel Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite con l’aggiunta di alcuni Stati ancora non riconosciuti. Poi, tutto questo gran lavoro è andato a formare – attraverso recensioni e pagine e pagine scritte da lei stavolta – un blog intrigante come può essere la scoperta di un mondo nuovo e vivo di esperienze che solo libri eccezionali riescono a trasmettere.
Scegliere non è stato facile, ma man mano che il progetto cresceva altri lettori, appassionati, persino editori, hanno cominciato a lanciare spunti e… titoli. Noti e sconosciuti, vincitori del Nobel per la letteratura e giovani esordienti. Con la stessa meticolosità con cui ha organizzato le ore di lettura per poter chiudere il giro del mondo attraverso i libri in un anno, l’autrice del blog ha organizzato una lista dei Paesi – cominciando dall’Afghanistan per arrivare nello Zimbabwe. Non bastava però, così ha aggiunto una sezione speciale per quei Paesi non rientranti nei 196.
Intanto, da quel prolifico 2012, migliaia e migliaia di altre pagine sono state sfogliate e centinaia di altri libri hanno preso posto tra gli scaffali e ovunque. E così all’elenco storico si aggiunge – una volta al mese – una nuova “scoperta” e recensione, mentre sulla pagina Facebook del progetto è tutto un fiorire di suggestioni, consigli di lettura, incontri culturali.
Ovviamente la maggior parte dei testi sono proposti nella traduzione in inglese e in basso alla recensione è riportata la casa editrice e anno di pubblicazione ma spesso, quando la traduzione non esiste, un translation sought diventa un invito e nello stesso tempo una richiesta a traduttori e case editrici a diffondere un libro e un autore che merita una diffusione worldwide.
Eppure, in tutta questa ricchezza di conoscenza, di lettura, di scoperta alla fine emerge quel socratico “so di non sapere” che può far sentire a disagio anche chi riesce a leggere 4 libri a settimana. O che anche ci invita a guardare ai motivi delle nostre scelte di lettura.
È successo anche ad Ann quando in quel progetto all’interno del progetto, rappresentato dalla pagina del blog dedicata alla letteratura femminile, si è resa conto che la sua conoscenza della letteratura mondiale era “vergognosamente anglocentrica“, per dirla con le sue parole.
L’esperienza di Ann Morgan e il suo blog – oltre ad essere un’utile mappa per orientarsi nel meglio della letteratura di tutti i Paesi del mondo – serve dunque a interrogarci sul nostro sapere (e non sapere), su mondi di cui ci importa forse poco e sulla ricchezza di lingue, tradizioni e culture che spesso lasciamo ai margini delle esperienze, delle storie e delle vite con cui abbiamo maggiore consuetudine.
Un libro, anche un singolo libro, può aprire – ma anche colmare – il baratro della nostra ignoranza e arroganza. E aiutarci a combattere il demone del pregiudizio. Figuriamoci 4 libri a settimana!
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