Il gattaro di Aleppo e il diritto di restare umani
Quando non si riescono a salvare vite umane allora si può decidere di salvare dei gatti. Centinaia e centinaia, lasciati alle spalle da persone in fuga o semplicemente abbandonati nel caos della guerra. Mohammad Alaa Aljaleel ha deciso che questo è il suo modo per restare umano. Un modo degno di dimostrare la propria umanità. Ha cominciato così, per caso. Lui – soprannominato il gattaro di Aleppo – guida ambulanze, e nelle corse verso gli ospedali incontra palazzi sventrati, distruzione ovunque e anche… gatti affamati che vagano tra le macerie. Ha cominciato a sfamarne uno, cinque, dieci e il numero è aumentato e aumentato ogni giorno di più.
Ed è a quel punto – quando anche la stampa estera ha iniziato a diffondere la sua storia – che è cominciata la solidarietà. Anche dall’Italia. Nel gruppo Facebook Il Gattaro di Aleppo persone amanti dei gatti e della vita, persone che deplorano la guerra e i suoi risultati, si sono unite per dare una mano. Senza distinzione di sesso, religione, condizione sociale… Proprio come dice la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Raccolta fondi, scambio informazioni, traduzione dei post dall’arabo all’italiano, inglese e tedesco o, semplicemente, parole di incoraggiamento. E persino la nomination per Mohammad alla CNN come “Hero of the year 2016”. Queste le attività della community online.
Laddove ogni diritto umano è ormai stato calpestato, a cominciare da quello alla vita, c’è ancora spazio per la speranza, per sentimenti “comuni”.
La guerra in Siria – che si è fatta sempre più complicata e confusa – ha già provocato 250.000 morti, 50.000 sono bambini. Mohammad Alaa ha coinvolto anche loro in questa gara che mira a trovare uno scopo e la bellezza anche nella più terribile delle situazioni. Il gattaro di Aleppo chiede ai bambini di trovare e portare da lui i gatti abbandonati, di aiutarlo a prendersi cura di loro. E con i soldi raccolti si sta realizzando un gattile e un’area giochi per i bambini.
Piccole cose che probabilmente in una zona martoriata dalla guerra fanno una differenza enorme. Piccole persone, persone comuni che vorrebbero vedere la vita vincere, non la morte.