L’immagine dell’Iran nei salotti di casa
Un salotto tutto per sé. Potrebbe essere questo – parafrasando Virginia Woolf – il sottotitolo della mostra Iranian Living Room. From Private to Public, mostra collettiva di 15 professionisti dello scatto iraniani (al Museo di Roma in Trastevere, fino al 24 gennaio 2016) che esplorano con il loro sguardo la vita privata del proprio Paese narrata entro i confini del soggiorno di casa.
Disparità religiose, differenze e similitudini culturali, dualità nell’abbigliamento, solitudine e convivialità, clandestinità, – si legge nella presentazione della mostra – queste e molte altre situazioni prendono forma nei delicati scatti dei giovanissimi fotografi che raccontano stanze segrete e inaccessibili ai giudizi degli altri, dove effettivamente si svolge la vita.
Il viaggio corale fra le quattro pareti domestiche non è soltanto un’esplorazione dell’intimità familiare, ma anche una indagine dello spazio pubblico confinato in casa, laddove la casa – e in particolare il salotto – si fa crocevia di una serie di attività diverse, spesso pubblicamente proibite (è il caso delle scommesse), diventando ora salone di bellezza, ora luogo di festa, ora di culto.
Lo spazio fisico è anche metafora, ciò che mai appare negli scatti istituzionali è offerto allo sguardo dello spettatore grazie al lavoro di questi giovanissimi fotografi (tutti sotto i 30 anni) che raccontano un Paese a partire da ciò che è a loro più prossimo.
Un Iran non detto, dunque, attraverso un reportage che stringe un ampio spaccato della società iraniana in una sola unità di luogo, sfidando cliché attraverso inedite prospettive di visione.