Maker Fair, cultura e innovazione socialmente utile

La comunità dei makers in tutto il mondo costituisce ormai un fenomeno consolidato e mappabile.

Inventori e ingegneri, certamente, ma anche appassionati di tecnologia, studenti e artisti accomunati dalla filosofia del “do it yourself” sono cresciuti in maniera esponenziale dalla prima Maker Fair che – complici molti backyard inventors e autori high-tech – ha resto protagonista in varie città statunitensi il makers movement.

Da lì, scienza e tecnologia “dal basso” sono diventate l’imperativo di molte altre “fiere”, volano di imprenditoria sociale e startup high tech – dal Giappone  all’Africa, con parecchie invenzioni utili, qui raccontate in un reportage fotografico, passando per l’Italia.

Ed è proprio in Italia, nella capitale, che ad ottobre ha tenuto banco “la via italiana all’innovazione” in un’area di più di 100mila metri quadrati che ha ospitato più di 700 invenzioni da tutto il mondo, alcune delle quali di grande interesse anche dal punto di vista sociale.

Già nelle ultime edizioni si erano viste invenzioni da tenere d’occhio anche guardando all’Africa: ricordiamo il Warka Water  firmato Arturo Vittori, un progetto per raccogliere l’acqua potabile in Etiopia o il Faso Soup, un sapone ad hoc per fronteggiare la zanzara della malaria.

[vimeo]https://vimeo.com/107827762[/vimeo]

[vimeo]https://vimeo.com/63409639[/vimeo]

Ma l’invenzione “socialmente utile” anche in questa Make Fair Rome 2015 ha fatto tutt’altro che la parte della comparsa.

A cominciare dal progetto interattivo di una ragazza turca, Beste Özcan, che ha presentato +Me”  per migliorare le capacità relazionali e comunicative nei bambini affetti da autismo.

Un progetto – si legge nella presentazione – che “si presenta come un cuscino da indossare intorno al collo, da stringere, abbracciare e che emette stimoli graditi ed interessanti per il bambino autistico (suoni e luci), in base alla manipolazione che viene effettuata su di esso. Il punto di forza dell’oggetto ‘+me’ è che il terapista (o il genitore) può influenzare il comportamento funzionale del ‘+me’ tramite un’applicazione tablet. Ad esempio un cuscino ‘+me’ che si illumina di rosso quando toccato (stimolo interessante), può mutare nel colore verde se il terapista interviene col suo tablet”.

La tecnologia al servizio della disabilità è alla base anche di “Parloma“, un progetto di comunicazione a distanza per sordociechi o di Save Walk, dispositivo elettronico per disabili.

E poi protagonista è stato anche il crowdfunding al servizio del patrimonio culturale per sostenere progetti di restauro delle bellezze del Belpaese coinvolgendo l’intera comunità globale; fino alla presentazione di una stampante 3D per ricostruire Palmira.

E poi, ovviamente, curiosità a gogò, elencate puntualmente: biciclette intelligenti, abiti musicali, lampade che insegnano le lingue, specchi interattivi con news ecc.

Il resto, curiosando fra i tanti video su Youtube:

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=ZeEiS6lCiBo[/youtube]

Elena Paparelli

Giornalista freelance, lavora attualmente in Rai. Ha pubblicato tra gli altri i libri “Technovintage-Storia romantica degli strumenti di comunicazione” e “Favole per (quasi) adulti dal mondo animale”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *