Spionaggio di Stato sui diritti umani, ONG nel mirino
Il primo luglio scorso Amnesty International è stata informata dal Tribunale sui poteri d’indagine (IPT) della Gran Bretagna che l’agenzia governativa di sorveglianza elettronica GCHQ del Paese ha illegalmente intercettato, esaminato e archiviato le sue comunicazioni. Lo stesso Tribunale aveva già dichiarato, nella decisione emessa il 22 giugno, che anche l’organizzazione per i diritti umani sudafricana Legal Resources Centre (LRC) è stata spiata illegalmente dalla stessa agenzia.
C’è da notare che la comunicazione del Tribunale ad Amnesty International arriva come ammissione di un errore presente nella decisione del 22 giugno. Il Tribunale affermava che era l’organizzazione Egyptian Initiative for Personal Rights e non Amnesty International ad essere stata spiata illegalmente insieme alla LRC. Come è stato possibile che cinque giudici, dopo aver esaminato vari documenti in una battaglia legale durata 18 mesi, abbiano potuto confondere le due organizzazioni?
Il caso nasce dalla denuncia presentata da dieci organizzazioni per i diritti umani di varie parti del mondo contro la sorveglianza illegale del proprio lavoro da parte delle agenzie di spionaggio britanniche.
Oltre alle tre organizzazioni citate, ci sono Liberty (Regno Unito), Privacy International (Regno Unito), Bytes For All (Pakistan), American Civil Liberties Union, Canadian Civil Liberties Association, Hungarian Civil Liberties Union, Irish Council for Civil Liberties.
Riguardo queste altre organizzazioni che avevano presentato la denuncia non si dice che non siano state intercettate e ispezionate, ma solo che, se ciò è avvenuto, il Tribunale lo considera legale. Non è comunque data la ragione e purtroppo i documenti non sono accessibili alle organizzazioni querelanti. Una situazione abbastanza assurda.
Si chiedono serie riforme per evitare altri eccessi da parte del Governo britannico e dei suoi servizi segreti, e che si risponda per i casi avvenuti nel passato. In più che si sappia quali programmi di sorveglianza si stanno eseguendo, quali sono considerati giustificati e perché. Serve trasparenza. Non c’è supervisione. Per queste azioni manca anche l’autorizzazione del giudice, infrangendo un principio fondamentale del diritto. Basta l’autorizzazione di un ministro. Quindi è il Governo ad autorizzare le proprie azioni.
Il Tribunale ha rilevato che nei due casi riconosciuti come illegali la GCHQ ha infranto il proprio regolamento interno, e così facendo ha violato l’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, “Diritto al rispetto della vita privata e familiare”
- Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza.
- Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui.
Per il Tribunale, quindi, c’è stato un evidente e ingiustificato abuso. Almeno in questi due casi.
Ma ci sono alcuni punti che non vengono chiariti e alcune questioni che restano irrisolte. Per esempio. Quando e perché queste organizzazioni sono state spiate? Quali comunicazioni sono state intercettate, per quale motivo e per quanto tempo? Cosa è stato fatto con le informazioni avute? Sono state, eventualmente, passate anche ad altri Governi? Quali? E, nel caso, questi con chi le condividono? Chi garantisce che il materiale raccolto non venga utilizzato per ulteriori abusi da parte di coloro che lo riceveranno?
Sono solo alcune delle domande legittime e fondamentali che si pongono. Queste organizzazioni portano avanti un delicato lavoro anche di protezione e difesa di persone perseguitate, testimoni, ecc. le cui informazioni e comunicazioni devono evidentemente restare confidenziali. Oltre a mettere in pericolo delle vite, quando le informazioni non restano riservate, possono essere usate per screditare alcune persone o interferire con le inchieste sulle violazioni dei diritti umani da parte dei Governi.
Il caso fin qui citato non è l’unico.
Nel 2013, documenti rilasciati dall’ex collaboratore dell’Agenzia per la sicurezza nazionale statunitense (NSA) Edward Snowden mostrano che nella lista di sorveglianza della GCHQ e della NSA ci sono, tra l’altro, l’UNICEF, l’UNDP e l’organizzazione umanitaria francese Médecins du Monde. In quel caso le cronache hanno dato più rilevanza all’intercettazione del cellulare della Cancelliera tedesca Angela Merkel.
L’8 aprile 2014 Edward Snowden, in videoconferenza con l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE), alla domanda se l’NSA o la GCHQ stavano attivamente spiando organizzazioni per i diritti umani quali Amnesty International, Human Rights Watch e altre risponde “Senza dubbio, si, assolutamente … la NSA ha chiaramente preso di mira le comunicazioni di dirigenti o membri dello staff di organizzazioni civili o per i diritti umani come quelle nominate“. Amnesty International disse che erano stati confermati sospetti che c’erano da tempo. Ma quando questa preoccupazione era stata precedentemente presentata alla Corte Suprema Americana era stata liquidata come ‘congettura’.
L’anno scorso erano state rivelate anche intercettazioni di comunicazioni tra avvocati e clienti, da parte dei servizi segreti britannici. Infrangendo così la protezione che la legge garantisce alla relazione tra un avvocato e il suo assistito.
Esistono accordi segreti internazionali tra Stati che permettono alle varie agenzie governative di condividere informazioni. In particolare l’accordo UKUSA che include 5 nazioni (Five Eyes), con la statunitense NSA, la Britannica GCHQ, la canadese CSEC, l’australiana ASD e la neozelandese GCSB. L’alleanza è cominciata dopo la Seconda guerra mondiale e ha costruito una solida infrastruttura di sorveglianza globale delle comunicazioni. Collaborano in diversi compiti e sviluppano molti programmi di raccolta dati e analisi. In realtà si sa molto poco di tutto questo.
L’accordo UKUSA ha anche partnership con altre nazioni. Così il gruppo si allarga diventando di 9 stati, di 14 (dove è inclusa anche l’Italia), di 41. C’è anche il Club di Berna, con gli Stati dell’Unione Europea più Svizzera e Norvegia. Questo si dirama nel Gruppo antiterrorismo (CTG) al quale appartengono anche gli Stati Uniti. Ovviamente sono solo alcuni degli accordi esistenti.
Un’incredibile rete di sorveglianza che dovrebbe servire per la sicurezza, ma che diviene incontrollabile e si trasforma diventando minacciosa. La conferma delle intromissioni non può che indurre al timore di parlare, all’autocensura, ponendo così seri limiti alla libertà di espressione. In generale c’è da chiedersi quale messaggio arriva ai regimi oppressivi e a chi rischia la propria vita per combatterli. Cosa ci si deve aspettare se quanto si pensa essere proprio delle dittature avviene in sistemi che dovrebbero essere democratici?