Ad ognuno il proprio “Sì”. Matrimoni gay: un diritto civile

Foto ripresa da Facebook
Foto di Massimiliano Jattoni Dall'Asén ripresa da Facebook, scattata al Milano Pride 2015

I matrimoni tra persone dello stesso sesso sono finalmente un diritto riconosciuto negli Stati Uniti. Lo ha stabilito la Corte Suprema con una sentenza storica.

Una decisione rimbalzata ai quattro angoli del mondo. Salutata con gioia e con toni di entusiasmo che inneggiano alla civile libertà di un popolo e di una nazione che con questo atto mandano inevitabilmente un segnale e un messaggio forte al resto del mondo. E una speranza, ovviamente.

Toni entusiasti anche su gran parte della stampa italiana che sembrava non aspettare altro per rivedere questo tema “scottante” sotto l’aspetto della vittoria del diritto. Nei potenti USA, naturalmente. Ma… “A voi non stride il tono apologetico dei media per la decisione della Corte Suprema USA sui matrimoni egualitari di fronte alla “prudenza” nel trattare lo stesso tema sul fronte interno?” Lo ha scritto Gennaro Carotenuto sulla sua pagina Facebook, la stessa domanda che ci siamo posti anche noi. Intanto il social di Zuckerberg si è tinto di arcobaleno, grazie alla modalità del social che consente di colorare gaiamente il proprio profilo.

Gran bella cosa che la sentenza in USA sia arrivata proprio il giorno prima del Gay Pride 2015. Un evento che sintetizza non solo la battaglia per l’uguaglianza dei diritti civili nel nostro Paese, ma la presa di coscienza che certi diritti non possono aspettare a lungo – a prescindere dalle chiusure e intolleranze di altre parti del mondo, come mostra bene questa grafica dell’Economist.

Ed è su Facebook che è circolata una delle foto più rappresentative della lotta di gay (ma anche di coloro che non sono gay) per il riconoscimento del diritto al matrimonio tra coppie dello stesso sesso. Una foto, un cartello, una storia. Probabilmente simile a tante storie. Ce ne siamo appropriati per la nostra rubrica come simbolo di una battaglia lunga e a volte dolorosa. Come segno della determinazione e del coraggio. Come speranza che anche da noi presto si possa dire Sì, senza barriere né pregiudizi.

Ognuno il proprio Sì.

 

Antonella Sinopoli

Giornalista professionista. Per anni redattore e responsabile di sede all'AdnKronos. Scrive di Africa anche su Nigrizia, Valigia Blu, Ghanaway, e all'occasione su altre riviste specializzate. Si interessa e scrive di questioni che riguardano il continente africano, di diritti umani, questioni sociali, letteratura e poesia africana. Ha viaggiato molto prima di fermarsi in Ghana e decidere di ripartire da lì. Ma continua ad esplorare, in uno stato di celata, perenne inquietudine. Direttore responsabile di Voci Globali. Fondatrice del progetto AfroWomenPoetry. Co-fondatrice e coordinatrice del progetto OneGlobalVoice, Uniti e Unici nel valore della diversità.

3 thoughts on “Ad ognuno il proprio “Sì”. Matrimoni gay: un diritto civile

  • Io sono contrario ai matrimoni gay da me reputati immorali oltre che innaturali.Si nasce uomo e donna e non esistono altre categorie…E la complementarieta’si puo’ avere solo se due differenze si uniscono(cioe’ uomo e donna).Io non condanno l’omosessuale in se che ha diritto ad essere rispettato come persona come tutti tra l’altro ma non accetto l’omosessualita’ che costituisce a mio parere una devianza che nasce da tare di tipo psicologico e di difficolta’ di relazione con la propria idendita’ personale e poi con il proprio prossimo.Praticamente gli omosessuali dovrebbero compiere un percorso di recupero della propria identita’.Percorso che ammetto non e’ semplice e non senza dolore e difficolta’.Cosa insegnare poi ai ns. figli che crescerebbero con forti turbe psicologiche a fronte della visione di due persone dello stesso sesso in intimita’ che magari potrebbero anche adottare?Col tempo si distruggerebbe la societa’la cui cellula fondamentale e’ la famiglia naturale nata dal matrimonio tra uomo e donna…

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    • Gentile Marco, le premesse della sua riflessione evidenziano la sua ignoranza rispetto al fenomeno, definirei la sua una visione di stampo ottocentesco. Sono ormai innumerevoli le pubblicazioni scientifiche in ambito zoologico prima che antropologico, per non parlare dei risultati raggiunti in ambito genetico, sino al livello molecolare, i quali evidenziano che la divisione manichea tra maschio e femmina non esiste, il tutto è molto più graduato. Sarebbe peraltro sufficiente una ricerca minima in Rete per cominciare ad approfondire questa tematica. Solo la conoscenza le consentirà di superare i suoi pregiudizi e le sue diffidenze. Oggi si può fare leggendo libri anche piuttosto piacevoli, come questo: http://www.codiceedizioni.it/uscita-lisa-signorile-il-coccodrillo-come-fa/ . Ma forse la sua è solo una provocazione, la sua linea mi sembra sin troppo “vittoriana”, lasciamo errori e sofferenze al nostro passato. Ma, ripeto, si diverte a provocarci o fa sul serio?

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  • Gentile signor Marco,

    l’istituto del matrimonio non è nato con l’uomo. Il matrimonio è un’istituzione (e un concetto) creato dall’uomo per ragioni sociali, economiche e religiose.
    E quindi sarà il consesso umano a stabilire oggi – ai nostri tempi – la legalità di quello tra gay. Il matrimonio è un diritto civile a prescindere dalle nostre chiusure ideologiche e religiose e non saranno pregiudizi e arcaici concetti di moralità a fermare l’andamento di un processo in corso.

    Cordiali saluti

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