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Giornalisti in prima linea, un 2014 di esecuzioni e violenze


Immagine dal Rapporto 2014 di Reporters Sans Frontières

Un anno sinonimo di violenza, mancanza di libertà, censura. Il 2014 è stato uno degli anni più terribili per l’informazione e i giornalisti che hanno affrontato, stando in prima linea, conflitti, rivolte, governi controversi, dittature.

La sintesi, resa nota da Reporter Senza Frontiere, dà la misura di quanto la stampa – compresi blogger e freelance – stiano affrontando uno dei momenti più difficili nella storia dell’informazione.

Come si legge nella presentazione del Rapporto, “raramente i giornalisti sono stati così barbaramente presi di mira e assassinati a scopo di propaganda“. Secondo le stime della ONG, 66 giornalisti sono stati uccisi nel corso del 2014; aggiunti agli omicidi degli ultimi dieci anni, sale a 720 il numero dei giornalisti uccisi per motivi legati alla professione. Inoltre, nell’anno ancora in corso, 178 sono stati arrestati, mentre 119 risultano i rapiti, con un incremento del 35% rispetto al 2013. Al momento, sono 40 i giornalisti ancora in ostaggio dei loro rapitori. Siria, Cina, Eritrea e Ucraina sono i territori dove la situazione è più grave.

Come è noto, uno dei compiti di Reporters Sans Frontières è anche quello di fornire assistenza e aiuto ai giornalisti. Quest’anno – fa sapere lo staff – l’ONG ha ricevuto il doppio di richieste di aiuto da giornalisti, principalmente per lasciare i Paesi che li tengono sotto controllo o in cui sono apertamente minacciati di arresto o, anche, di morte.

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