Guantanamo e la violazione sistematica dei diritti umani
[Anche quest’anno Voci Globali ha portato il Corso in Diritti Umani e Giornalismo Partecipativo al liceo E. Fermi di Bologna. Parte del programma è l’elaborazione – da parte degli studenti – di articoli e riflessioni su alcuni dei temi trattati durante gli incontri]
Tommaso Palmieri (4^G); Carlo Notari (4^D)
Guantanamo non era altro che la “solita” base americana in uno Stato estero, concessa nel lontano 1903, dall’allora presidente cubano Tomas Estrada Palma, uomo di fiducia degli USA, che offrì con un contratto di locazione perpetua e per una cifra irrisoria, l’intera area di 166 chilometri quadrati dov’è collocata la base. Purtroppo è divenuta tragicamente famosa per il campo di prigionia che fece istituire nel 2002 il presidente George Bush all’indomani dell’attentato alle Torri Gemelle.
Tuttora, però, Guantanamo è Terra di Nessuno, perché è terra di molti: terra del Governo cubano che dall’indipendenza ottenuta dalla Spagna nel 1902 esercita il proprio potere politico sull’intera isola, terra in affitto agli USA dal 1903, terra dell’ USN (United Navy States) che dal 1898 ha adibito tale zona a scopi bellici, ma soprattutto terra dei circa 800 detenuti che nell’ultimo decennio vi sono stati rinchiusi.
Terra di Nessuno perché queste 800 anime non sono né imputati né prigionieri di guerra bensì, come si evince dalle dichiarazioni del Segretario della Difesa americano Donald Rumsfeld, “combattenti irregolari” a cui non si applica “alcuno dei diritti delle Convenzioni di Ginevra“.
Questa differenza appare formale per chi non osa addentrarsi nei cunicoli del diritto e della legislazione, infatti solo gli imputati godono del diritto di un giusto processo, di una difesa e della presunzione d’innocenza, di fatto solo i prigionieri di guerra negli Stati firmatari della convenzione ginevrina sono tutelati al diritto di non essere torturati e al diritto di preservarne la dignità. Gli internati di Guantanamo sono definiti detainees (detenuti) e quindi privi di tutto ciò che gli garantirebbe l’umanità di essere qualcuno, riducendosi ad essere dei Nessuno. Anche se esiste un elenco abbastanza accurato dei loro nomi e nazionalità.
Le costanti violazioni dei diritti umani che vi avvengono sono state più volte denunciate da numerose associazioni come Amnesty International, senza portare a cambiamenti. Persino l’ONU sollevò diverse volte il problema, fino alla crisi che, nel 2005, condusse tre esperti di diritti umani collaboratori delle Nazioni Unite a declinare l’invito rivoltogli dagli USA di ispezionare il campo di prigionia, giacché la loro visita sarebbe stata sottoposta a restrizioni ben superiori al normale protocollo su controlli del genere.
L’alimentazione forzata, la prolungata esposizione agli agenti atmosferici, le percosse ed il waterboarding sono differenti metodi di tortura che gli stessi Stati Uniti riconoscono e sanzionano nel caso a subirli sono i propri cittadini.
Guantanamo rappresenta la terra dei tanti Nessuno che tutti i giorni si vedono sottratti i propri diritti, quei diritti definiti inalienabili dai 191 Paesi che nel 1948 firmarono la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, quei Nessuno – nel senso di senza diritti – che è giusto che paghino se hanno commesso dei crimini, ma sempre preservandone la dignità e l’umanità.
Fin dal primo giorno della sua presidenza, Obama dichiarò che il carcere andava chiuso.
“È costoso. È inefficiente. Danneggia la statura internazionale degli Stati Uniti”, ha spesso detto Obama per legittimare la sua richiesta che ufficializzò con l’ordine di smantellamento del carcere nel gennaio del 2009. L’ordine avrebbe dovuto diventare effettivo entro l’anno. La domanda allora è: cos’è che trattiene il presidente degli Stati Uniti, premio Nobel per la Pace, dal chiudere definitivamente questa struttura inumana? Se la giustificazione per 4 anni di inspiegato ritardo è la burocrazia, grazie ma non vogliamo sentirla.