Surprising Europe, un archivio aperto di storie di migrazioni

Sono milioni. Vivono sparsi nel nostro continente, l’Europa. La categoria per tutti è: immigrati. Ma nessuno di loro ha la stessa storia. Nessuno è uguale all’altro. E così, se volessimo raccontare la vita di ognuno, occorrerebbero volumi e volumi.

C’è però un progetto online che aiuta a stabilire un contatto con queste persone chiamate così genericamente immigrati. Che aiuta a superare pregiudizi e luoghi comuni e a strappare via un po’ dell’ignoranza nei loro riguardi. Surprising Europe appartiene a loro, un volume aperto, scritto più voci e approfondito attraverso immagini e video. Su questa piattaforma sono “scritte” storie personali, successi, fallimenti, speranze. A raccontarle, in prima persona, sono loro, gli immigrati.

Surprising, sorprendente, come scoprire quanta forza occorre per superare barriere linguistiche, burocratiche, di relazione. Surprising, come scoprire quanti vorrebbero tornare a casa e non possono. Quanti tornano e spiegano agli amici: meglio costruire qui, nella nostra terra, il nostro futuro. Surprising come chi lancia questo messaggio: Meglio poveri ma liberi. Surprising come chi scopre che anche in Europa c’è gente povera e come chi ammette che il vecchio continente non è il paradiso sognato.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=OXC4hxM2qMU[/youtube]

E surprising come chi, al contrario, il sogno lo realizza davvero, chi con la musica, chi facendo carriera in una fabbrica, chi studiando e avviandosi alla libera professione. In questo spazio aperto, la parola non è mediata e le esperienze trovano un modo per diventare patrimonio comune, condivisione. Navigare in questo sito consente di mettere in luce vite ai margini, ma anche vite realizzate. Bisogna entrarci senza preconcetti, senza immaginarsi cosa si troverà, come ad un incontro tra amici, dove una chiacchiera tira l’altra.

L’idea – un progetto no-profit – ha lo scopo di documentare esperienze di migrazione legali ma anche illegali. È firmata dalla Witfilm Amsterdam e Ssuuna Goloob, lui stesso arrivato in Europa dall’Uganda per vedere con i suoi occhi se quello che si raccontava dei nostri Paesi e di come si vive qui fosse vero. Un progetto a cui hanno creduto in molti a giudicare dalle sponsorizzazioni.Tra gli altri Al Jazeera, il ministero degli Affari Esteri dei Paesi Bassi, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, il Fondo dell’Unione europea per il ritorno in patria.

E che l’idea sia nata ad Amsterdam non è un caso visto che la capitale dei Paesi Bassi è considerata una delle città con il maggior numero di nazionalità presenti. 176 su un totale di 811,000 abitanti (l’area metropolitana conta invece 1.6 milioni di abitanti).

Sei le categorie in cui è diviso il sito: Partire per l’Europa, La vita in Europa, A corto di fortuna, Mettersi all’opera, Ritorno, Musica. Un progetto nel progetto sono alcune serie televisive. Tutte differenti tra loro, appunto, seppure legate da alcuni fili conduttori. Storie di disperazione, ma anche storie fonte di ispirazione, di speranza e creatività. Il lato oscuro e quello trionfante. La lotta, qualche volta la sconfitta, spesso il successo. A lavorare alla serie televisiva – già trasmessa su Al Jazeera e sulla televisione pubblica olandese, sono gli stessi protagonisti. Si cercano di evitare così – anche in questo caso – filtri, interpretazioni e giudizi.

Il progetto ha anche un inno “Surprising Europe”. A cantarlo è Annie, nata in Italia, di origini liberiane. Ed è in Liberia che vorrebbe tornare. A conoscere la sua terra e a viverci forse. Annie fa oggi parte di un gruppo musicale Afro “misto”, Pepe Soup. Il loro desiderio è trasmettere al mondo un messaggio: UNITE!

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=whW1FAvhLzE#t=255[/youtube]

Surprising Europe appartiene a loro, gli immigrati, ma appartiene anche a chiunque voglia capire meglio, conoscerli questi immigrati. E andare un po’ più a fondo nelle loro esistenze.

[Articolo pubblicato in cross-posting con Global Voices in Italiano]

Antonella Sinopoli

Giornalista professionista. Per anni redattore e responsabile di sede all'AdnKronos. Scrive di Africa anche su Nigrizia, Valigia Blu, Ghanaway, e all'occasione su altre riviste specializzate. Si interessa e scrive di questioni che riguardano il continente africano, di diritti umani, questioni sociali, letteratura e poesia africana. Ha viaggiato molto prima di fermarsi in Ghana e decidere di ripartire da lì. Ma continua ad esplorare, in uno stato di celata, perenne inquietudine. Direttore responsabile di Voci Globali. Fondatrice del progetto AfroWomenPoetry. Co-fondatrice e coordinatrice del progetto OneGlobalVoice, Uniti e Unici nel valore della diversità.

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