[ Antonella Sinopoli, direttore responsabile di Voci Globali, vive tra l’Italia e il Ghana, nella Regione del Volta. Oltre che partecipare da lì alla vita della nostra redazione, contribuisce alla pagina con articoli e aggiornamenti sulla realtà del Paese in cui vive e sul continente africano.]
Quando c’era il calcio giocato… quando il risultato dipendeva dalla bravura e dalla determinazione… quando si lottava fino alla fine per il gol…
Sono ricordi, ma per qualcuno queste romantiche fantasie sono ancora il vero gioco del pallone. Come la partita giocata in un lontano e isolato villaggio africano. In Ghana. Nell’Ashanti Region, ad Adutwam. Una vera amichevole, una vera partita della solidarietà. Una Partita del Cuore, insomma. Ad organizzarla Ashanti Development Italia, che in quel villaggio ha già finanziato una clinica. A renderla diversa da qualunque altro match domenicale da queste parti, è stato il fatto che i giocatori di Adutwam hanno indossato le divise della Nazionale Italiana Cantanti. Un regalo che ha un valore immenso. E il fatto che le due squadre hanno giocato per un obiettivo non personale, non per soldi, non per fama. L’obiettivo è finanziare un altro progetto nel villaggio. Progetto che, come quello della clinica, beneficerà anche i villaggi limitrofi.
In un’epoca in cui anche i campioni si costruiscono a tavolino e a suon di investimenti pubblicitari, siti web celebrativi e libri dedicati, in cui a decidere le partite sono gli sponsor, le scommesse e qualche accordo sottobanco, noi ci siamo goduti 90 minuti di divertimento e di sport vero. Niente cori razzisti, cattivi e sboccati. La tifoseria delle donne e dei bambini era più coinvolgente e coinvolta delle ragazze in canottiera sugli spalti degli stadi brasiliani. Le squadre – organizzate, nel loro disordine – ce l’hanno messa tutta. Tutto il fiato, tutta la voglia e anche la rabbia e il litigio breve che non manca mai alle decisioni di un arbitro.
In maglie e calzoncini troppo larghi quasi per tutti, i giocatori di Adutwam – contadini e studenti perlopiù – hanno incontrato la University of Development Studies, universitari in diverse discipline. I primi, più spontanei, coraggiosi, attaccanti nati; i secondi più disciplinati, più uniti, più attenti. È finita 3 a 2 per i padroni di casa, ma un pari era uguale. Perché poi in parità si sono divisi bibite e biscotti offerti dall’Associazione. In parità hanno dovuto condividerli con i bambini e qualche anziano.
Anche loro lo sanno che in Europa i loro fratelli neri – quei calciatori che hanno avuto la fortuna di essere scoperti da manager che contano – guadagnano soldi che loro quasi neanche riescono a pronunciare tanti sono lunghi gli zeri. Anche loro sognano – come fanno tutti i ragazzoni – di diventare famosi e che chissà questo video che la signora bianca sta girando… qualcuno potrebbe notarli… E anche loro sanno che se avessero tanti soldi difficilmente tornerebbero indietro e aiuterebbero chi hanno lasciato. Comunque loro la loro partita del cuore l’hanno regalata. Alla fine del match hanno detto “siamo pronti per il prossimo incontro“. Sì, qualcosa di buono ne verrà fuori…