“Non solo festival, ma agente di comunicazione e intervento sociale”. Così la direttrice Giulia Grassilli definisce Human Rights Nights – rassegna nata nel 2001 con solo 6 film in due giorni e diventata poi negli anni un appuntamento strutturato in 60 film, con sezioni dedicate non solo al cinema, ma anche alla musica, all’arte, alla moda, allo sport, alla cucina.
Centro di una rete locale e globale per i diritti umani, “punto di riferimento trasversale per azioni di informazione e intervento per i diritti civili”, Human Rights Nights lancia anche quest’anno nuovi stimoli e riflessioni. Focus della nona edizione, a Bologna dal 9 al 18 maggio prossimi, “Le Nuove Povertà”, sui temi dei diritti negati, della dignità alla vita, dei doveri e della responsabilità, del benessere e della felicità, del diritto alla cultura e alla cittadinanza.
L’attualità del mondo che riguarda i diritti umani entra da protagonista nel festival: dalla questione palestinese, a quella dei diritti dei bambini (dai bambini di strada ai bambini soldato), dal tema dei diritti delle donne a quello degli interventi umanitari, dalla questione dell’impatto economico e ambientale in Asia, fino ai diritti del lavoro.
“Il festival è nato nel 2001 – racconta la Grassilli – con una primissima edizione di soli 6 film in due giorni, con la partecipazione dei registi che approfondivano tematiche dei diritti umani – dalla Bosnia al Ruanda e questioni di memoria e riconciliazione – attraverso le immagini dei film. Abbiamo poi sviluppato l’esperienza in festival, aprendo una call per i film e organizzandoci nella nostra identità e promozione, a livello internazionale. Nel 2003 siamo stati promotori – insieme a Amnesty International Film Festival (ora ‘Movies that Matter’) in Olanda e in accordo con Human Rights Watch (New York e Londra), One World Film Festival (Praga) e il Festival di Cinema dei Diritti Umani di Ginevra – della creazione di Human Rights Film Network, una rete internazionale di festival dedicati ai diritti umani nel mondo”.
Nato nel 2004 con 14 membri fondatori, il network comprende ora oltre 40 festival da tutte le regioni del globo. E dal 2013 Human Rights Nights si è costituita in associazione di promozione sociale e culturale, per realizzare più pienamente i suoi obiettivi.
“A livello internazionale – aggiunge la Grassilli – oltre alla creazione e partecipazione attiva a Human Rights Film Network, abbiamo contribuito a far nascere i festival dei diritti umani a Sarajevo (Pravdo Lijuski, nel 2006), a Addis Abeba (Addis Ababa International Film Festival, nel 2007) e a Thiaroye, Senegal (AfricanBamba Human Rights Film Festival, nel 2012), svolgendo quindi anche un’azione di cooperazione internazionale e di sviluppo che negli ultimi anni, soprattutto attraverso il festival, sta crescendo in Senegal”.
Fra i film in programma “Omar” del regista Hany Abu Assad, “In grazia di Dio” di Edoardo Winspeare, “Food Savers” di Valentino Thurn, “L’economia della felicità” di Helena Norberg Hodge, “Mare chiuso” di Andrea Segre e Stefano Liberti, “Container 158”, “Va’ pensiero” di Dagmawi Yimer. E c’è anche un contest a cui si può partecipare con il proprio voto (www.humanrightsnights-community.org)
L’inaugurazione del festival è il 9 maggio con un nuovo progetto, il Mercatino Verde del Mondo in Piazza Verdi, dove cucine gourmet del mondo offrono delizie culinarie, in un contesto di eco-design, bio e organico.
La speranza è quella di bissare il successo dell’edizione della passata edizione, che ha visto un pubblico di circa 10.000 persone – tra presenze al cinema e partecipazione a tutti gli eventi organizzati, fra mostre d’arte, concerti, ecc. – con un turnover di circa 1000 persone.
L’atmosfera che si respira nei giorni della maratona di film e appuntamenti dedicati al sociale è davvero particolare, nonostante il vento di crisi che minaccia le energie più propositive. “E’ sempre più difficile trovare contributi o sponsorship – riflette la Grassilli – e stiamo cercando di trovare modalità nuove di fundraising, dal crowdfunding alle donazioni private, o a scambio di servizi per la comunicazione e il sociale. Attualmente siamo riusciti a ridefinire una struttura di budget più solida del 2012, attraverso i contributi al festival dei nostri partner, che ci permette di almeno coprirne le spese al minimo, ma siamo ancora al 40% dell’effettivo costo della nostra organizzazione. Siamo perciò molto grati per ogni donazione e contributo o idea per migliorare la nostra stabilità economica e finanziaria. Ci teniamo però a dire che quest’anno siamo riusciti a mantenere il festival a ingresso gratuito, rendendolo accessibile a tutti”.
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