Cina, svolta legislativa per i casi di prostituzione minorile?
[ Ripreso dal post originale di Alessandra Colarizi su China Files]
Saranno processati per stupro i due quarantenni colpevoli lo scorso luglio di aver pagato una bambina di 13 anni in cambio di prestazioni sessuali. Lo ha deciso la corte di Qionglai, cittadina del Sichuan, come riportato dal Chengdu Business News il 3 gennaio. La data del processo non è ancora stata fissata.
Secondo i pubblici ministeri, la giovane sarebbe stata indotta a prostituirsi con l’inganno e senza possibilità di fuga a causa dei controlli ai quali era costantemente sottoposta. Quanto ai due uomini (agli arresti da agosto), il fatto di essere a conoscenza dell’età della ragazzina -rivelata da lei stessa al momento dell’incontro- costituisce un’aggravante sufficiente a motivare l’accusa di stupro.
La notizia battuta dal giornale di Chengdu è stata ripubblicata su un centinaio di siti web, innescando un acceso dibattito tra gli internauti cinesi. La società internet NetEase ha rilevato la partecipazione di quasi 20mila persone attraverso thread di commento, soltanto tra il 3 e il 4 gennaio.
Il caso della piccola Xiao Lan rappresenta una pietra miliare per la giustizia cinese, lasciando sperare in una migliore protezione dei minori. In passato episodi simili si sono conclusi con una pena tra i cinque e i quindici anni di carcere, termine previsto per chi “induce minorenni ad avere rapporti sessuali“; un reato introdotto con l’emendamento del codice penale, nel 1997, e accolto dalle critiche di quanti ne ravvisano la causa dell’aumento degli episodi di violenza. Di contro, lo stupro prevede, nelle fattispecie più gravi, l’ergastolo o la pena di morte.
Il nodo gordiano consiste nella distinzione di trattamento a seconda che la minorenne sia una prostituta o meno. Ma può una ragazzina di 13 anni avere la maturità per scegliere consapevolmente di vendere il proprio corpo? Con il montare dell’indignazione generale per una serie di abusi che hanno visto protagonisti funzionari e ricchi imprenditori, ai primi di dicembre la Corte Suprema del Popolo ha sollecitato l’abolizione del discusso articolo 360 del codice penale sulla prostituzione sotto i 14 anni, incontrando le forti riserve dell’Assemblea Nazionale del Popolo, il parlamento del Dragone.
Alla fine di ottobre il massimo tribunale cinese, il Procuratorato Supremo del Popolo, con i ministeri della Sicurezza Pubblica e della Giustizia, hanno emesso congiuntamente una lunga interpretazione giudiziale per cercare di implementare la tutela dei minori e fare chiarezza nell’ambiente giudiziario dopo l’emissione, a livello locale, di sentenze contraddittorie.
Secondo la nuova interpretazione, chi viene accusato di aver avuto rapporti con una bambina sotto i 12 anni non potrà più avanzare come pretesto il fatto di non sapere che questa fosse minorenne, una circostanza in passato spesso valutata come attenuante al momento della sentenza. “Questo farà sì che la maggior parte dei casi in cui sono coinvolte giovani tra i 12 e i 14 anni verranno trattati come casi di stupro, salvo ‘circostanze eccezionali’“, ha spiegato al Legal Daily Xue Shulan, giudice della Corte Suprema del Popolo.
Ma -per i critici– la clausola delle “circostanze eccezionali” potrebbero fare da salvagente ai clienti più facoltosi desiderosi di sfuggire alla condanna. Inoltre l’introduzione della soglia dei 12 anni ha indotto molti a temere che il governo stia tentando di abbassare l’età entro la quale viene garantita una “protezione assoluta”. Anche per il codice penale cinese, l’età del consenso è fissata a 14 anni.
Gli esperti avvertono: il problema non è tanto nell’applicazione della legge quanto nella legge stessa. “C’è ancora dissenso circa il limite d’età più giusto e si sta cercando un compromesso; questo è l’errore” ha raccontato tempo fa al South China Morning Post Lu Xiaoquan, avvocato presso il Beijing Zhongze Legal Advice Centre for Women.
Un passato costellato di episodi riprovevoli, fino ad oggi, non sembra essere ancora essere riuscito a sbloccare l’impasse in cui vertono i legislatori cinesi.
Nel 2009 oltre dodici ragazze tra i 13 e i 18 anni sono state obbligate ad avere rapporti sessuali a Xishui, città nel sud-ovest del Paese. Le giovani erano state intimidite da altri due adolescenti e tenute a casa di una donna, dove sono state costrette a ricevere i clienti, tra cui un insegnante e diversi funzionari pubblici.
“Nonostante il rapido arresto degli organizzatori del giro di baby prostitute, ai clienti è stata comminata la pena detentiva minima, oltre a una multa di 2.000-5.000 yuan (300-600 euro circa) perché l’attuale legge penale del Paese non definisce questo crimine come violenza sessuale su minore. Al contrario specifica che, se c’è uno scambio di denaro, il caso dovrebbe essere classificato come ‘induzione alla prostituzione minorile‘”, si legge sul sito di China Radio International.
Dopo un fallito insabbiamento da parte delle autorità locali, la storia ottenne risonanza nazionale grazie alla rete internet. Oltre mille persone, provenienti da ogni provincia del Paese, si radunarono fuori dal tribunale per protestare contro l’opacità delle istituzioni giudiziarie. Oggi il caso di Xiao Lan potrebbe rappresentare una svolta esemplare per la giustizia cinese.
[Fotocredits: www.nytimes.com]
*Alessandra Colarizi, classe ’84, bazzica l’Estremo Oriente dal 2005, anno in cui decide di chiudere per sempre i tomi di diritto privato e aprire quelli di cinese. Si iscrive alla Facoltà di Studi Orientali dell’Università di Roma La Sapienza e nel 2010 consegue la laurea magistrale. In questi anni coltiva il suo amore per cineserie e simili, alternando lo studio sui libri a frequenti esplorazioni attraverso il continente asiatico. Abbandonata la carriera accademica, approda alla redazione di AgiChina24, trascorre diversi mesi presso lo Studio Legale Chiomenti di Pechino, infine rimpatria. Oggi collabora da Roma con l’agenzia di stampa cinese Xinhua.