Aaron Swartz: una vita per la cultura libera
[Nell’anniversario della scomparsa di Aaron Swartz, ripubblichiamo un post scritto in occasione della sua morte sulla rubrica Voci Globali – La Stampa.]
«Ieri, 11 gennaio, si è tolto la vita il mio amico Aaron Swartz. Aveva 26 anni. Ho saputo la notizia appena sveglio, un’ora fa. Devo ancora buttarla giù – temo che mi ci vorrà del tempo – ma ho pensato che valesse la pena di condividere qualcosa in pubblico, per parlarne. Perché Aaron era una figura pubblica».
Apre così il RIP diffuso online poche ore fa da Cory Doctorow su BoingBoing, subito rilanciato a volontà nel flusso dei tweet raggruppati sotto l’hashtag aaronsw. Già, ci vorrà davvero parecchio tempo prima che milioni di cyber-attivisti e sostenitori della cultura libera, opinionisti digitali e semplici netizen di ogni parte del mondo riusciranno a digerire questa terribile notizia. Non è solo “il web” a esserne sconvolto, ma un vasta fetta di persone variamente impegnate da anni nell’affermare la condivisione delle informazioni e della cultura libera in generale. Pur senza mai averlo mai incontrato di persona, anch’io non mancavo certo di leggere i suoi interventi e di seguirne il continuo attivismo progressista.
Incluso il caso per cui forse Aaron è divenuto più “famoso”: l’accusa di aver infiltrato gli archivi dell’MIT scaricando milioni di articoli e pubblicazioni scientifiche coperte da copyright (per lo più dal database del journal accademico JSTOR) e per cui era stato brevemente arrestato due anni or sono, con indagini in corso per diverse imputazioni di felony hacking che potevano costargli fino a 35 anni di galera. Un’iniziativa individuale tanto dirompente quanto aperta e condivisa, a conferma dell’impegno personale assunto da Aaron in questi ambiti fin da giovanissimo, come testimonia la sua biografia (a 14 anni faceva parte del team di programmatori che curò le specifiche dei feed RSS 1.0)
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=Fgh2dFngFsg[/youtube]
Oltre ad aver contribuito notevolmente all’avvio della Open Library, catalogo aperto ed editabile su ogni libro mai pubblicato (oltre che e-biblioteca di testi in prestito), lo scorso anno Aaron aveva anche lanciato Demand Progress, promuovendo la campagna contro i progetti di legge USA (SOPA/PIPA) per la censura online, poi bloccati proprio grazie all’opposizione dei netizen, e più in generale come ampio progetto a tutela dei diritti civili online. Un impegno sottolineato in queste ore da un’abbondanza di ricordi e discussioni, a partire da su Reddit (di cui Aaron è stato uno dei cofondatori) e Hacker News, mentre va sottolineato l’intervento (sempre a caldo) di Lawrence Lessig, docente alla Harvard University e ideatore delle licenze Creative Commons nel 2002 (con il fattivo contributo dello stesso Aaron).
In riferimento alle pesanti accuse che il Procuratore Generale si ostinava a portare avanti, pur dopo che il MIT e JSTOR avevano ritirato ogni denuncia nei suoi confronti, Lessig scrive:
«[..] Era brillante e simpatico. Un piccolo genio. Un’anima, una coscienza, la fonte di una domanda che mi sono posto milioni di volte: ‘Come la vedrebbe Aaron?’ Oggi questa persona non c’è più, sotto la pressione di quello che una società decente potrebbe chiamare soltanto ‘bullying’. […] la domanda a cui questo governo deve dare risposta è perché fosse così necessario etichettare un ‘criminale’. […] In qualche modo dobbiamo andare oltre la posizione etica secondo cui ‘Ho ragione io e ti faccio a pezzi’ e che è dominante in quest’epoca. Cio’ inizia con una parola: Vergogna. Una parola e un fiume di lacrime».
Insieme a queste accuse tutt’altro che velate alle autorità USA, con annesse spese milionarie per arrivare al processo del prossimo aprile per quei fatti, va comunque aggiunto che Aaron era affetto da depressione clinica da anni. E se è impossibile descrivere la marea di ricordi, tributi e commenti in circolazione adesso online, eccone qualcuno per dare il senso della situazione:
Frankocean2 (su Reddit): «Sono davvero poche le persone che possono dire di aver avuto un impatto profondo sulla formazione della cultura di internet, con effetti concreti nella vita, e di averci dato questo sito».
@kdegeek: «Una delle storie più tristi in cui mi sono imbattuto da anni».
@ALFAnimalLib: «Le maligne cause penali contro gli attivisti sono fuori controllo in USA. RIP aaronsw».
Cristallino il “goodbye” di Ethan Zuckerman, esemplare il comunicato ufficiale della famiglia, da scorrere ” l’album dei ricordi” aperto a tutti. E mentre Aaron aveva già diffuso istruzioni pubbliche per garantire la continuità del suo impegno sociale, nel caso ” dovessi finire sotto un camion“, forse il tributo più semplice, diretto e sentito che ciascuno di noi può offrire in questa terribile circostanza, è unirsi a quanto va diffondendosi sul web: «Un punto, come commento a sè, rappresenta un momento di silenzio e di rispetto».