[Nota: Il Corso in Diritti Umani e Giornalismo Partecipativo tenuto al liceo Fermi di Bologna, ha previsto quest’anno una lezione/evento alla mostra Senzatomica – Trasformare lo spirito umano per un mondo libero dalle armi nucleari ospitata a Palazzo d’Accursio dall’11 ottobre al 3 novembre. È stata l’occasione per sviluppare insieme agli studenti una serie di temi inerenti il disarmo, la sicurezza degli esseri umani, la pace e i conflitti e le motivazioni che li scatenano.]
Anna Masetti, Elena Passini 4^H
È in risposta alle grandi scoperte nel campo scientifico che è nata la disciplina che si occupa delle questioni morali legate alla ricerca biologica e alla medicina: la bioetica. Questa materia affronta vari temi come l’aborto, l’eutanasia, la fecondazione assistita e l’utilizzo delle cellule staminali.
In particolare quest’ultimo punto è argomento di discussione tra favorevoli e contrari. Tra chi vi si oppone per motivi perlopiù morali, chi ritiene che si tratta di “fumo negli occhi” e di false speranze di guarigione e chi, invece, insiste sulla necessità di utilizzo delle staminali per curare alcune malattie. Anche il cancro.
Un altro tema ancora molto discusso riguarda l’aborto. Una corrente di pensiero contraria all’interruzione volontaria della gravidanza considera l’embrione un essere umano a tutti gli effetti, in quanto dotato di un proprio patrimonio genetico diverso da quello dei genitori e, dopo un certo stadio di sviluppo, di un sistema nervoso centrale, ritenuto sede della coscienza. Differente è il pensiero volto a rispettare la libertà di scelta dell’individuo, nello specifico della donna in stato di gravidanza.
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Le ricerche che portarono alla costruzione della bomba atomica e al suo uso sono state successivamente ampiamente criticate dal punto di vista morale. In quel periodo i più eccelsi fisici e matematici del tempo, europei e americani, furono portati a credere che i rivali tedeschi avessero ottenuto buoni risultati in campo nucleare e che occorresse dunque sviluppare la ricerca ai fini della realizzazione della bomba atomica. Questa manipolazione, attuata dai politici e dagli alti vertici militari consapevoli invece dell’arretratezza della Germania in campo atomico, portò al Progetto Manhattan: un programma di ricerca che aveva come finalità la realizzazione delle prime bombe atomiche e che coinvolse decine di scienziati fra cui Segré, Fuchs, Fermi e Leo Szilard. Fu quest’ultimo a convincere Albert Einstein a scrivere la celebre lettera al presidente F. D. Roosevelt sull’opportunità di realizzare la bomba atomica. Szilard maturò tuttavia negli anni seguenti un’opinione differente riguardo all’utilizzo dell’atomica, che si concretizzò con la stesura della petizione del 17 luglio 1945.
Questo un brano della lettera:
Lo sviluppo dell’energia atomica offrirà alle nazioni nuovi mezzi di distruzione. Le bombe atomiche a nostra disposizione rappresentano solo il primo passo in questa direzione, e non vi è quasi limite alla potenza distruttiva che sarà disponibile nel corso dello sviluppo futuro. Pertanto una nazione che introduce il precedente dell’uso di queste forze di natura recentemente liberate per scopi distruttivi può portare il peso della responsabilità di aprire la porta a un’era di devastazione su una scala inimmaginabile.
E ancora:
Alla luce di quanto espresso in precedenza, noi, i sottoscrittori, con pieno rispetto chiediamo:
primo, che eserciti il suo potere di comandante in capo per decretare che gli Stati Uniti non facciano ricorso all’uso di bombe atomiche in questa guerra, a meno che i termini [della resa] fossero stati resi noti e che il Giappone, conoscendoli, avesse rifiutato dì arrendersi;
secondo, che in una tale evenienza la questione se usare o meno le bombe atomiche venga da lei decisa alla luce della considerazione presentata in questa petizione come pure di tutte le altre responsabilità morali che essa implica.
Szilard nutriva tuttavia seri dubbi riguardanti l’efficacia della sua petizione e la capacità dei suoi colleghi di recepirne il contenuto morale. Tale perplessità risultò fondata e nel 6 e 9 agosto 1945 furono sganciate due bombe atomiche, prima su Hiroshima, poi su Nagasaki. La detonazione di tali ordigni nucleari oltre a causare la morte istantanea di circa duecento mila persone, danneggiò l’equilibrio dell’ambiente per effetto delle radiazioni da esse scaturite, ampliando così il suo raggio d’azione omicida. Va inoltre sottolineato che gli effetti di quest’arma di distruzione di massa sono perdurate nel tempo, avendo causato l’infertilità dei terreni, l’inquinamento delle falde acquifere, mutazioni genetiche ereditarie e malattie quali la leucemia e altri tumori maligni. Solo dopo tutto ciò le riflessioni etiche dei vari scienziati, coinvolti e non, nel progetto Manhattan cominciarono.
In particolare Einstein, scopritore della potenza energetica sviluppabile dall’atomo, dichiarò che non sarebbe mai diventato uno scienziato se avesse saputo che la sua scoperta sarebbe stata usata per creare un’arma di tale potenza distruttrice. Egli poté però riscattarsi schierandosi a favore della pace e collaborando con il filosofo Bertrand Russell nella stesura del celebre “Manifesto“, controfirmato da altri 11 scienziati e intellettuali. Questa dichiarazione, presentata a Londra il 9 luglio 1955, invita tutti gli scienziati a “…riunirsi a congresso per valutare i pericoli nati dallo sviluppo di armi di distruzione di massa…” affermando che
Dato che in una futura guerra mondiale armi nucleari verrebbero certamente usate, e che tali armi minacciano la sopravvivenza del genere umano, ci appelliamo con forza a tutti i governi del mondo affinché comprendano, e riconoscano pubblicamente, che i loro scopi non possono essere perseguiti mediante una guerra mondiale e di conseguenza insistiamo affinché trovino mezzi pacifici per risolvere tutte le loro controversie.
Tra i redattori del “Manifesto” vi fu anche Joseph Rotblat, l’unico scienziato che abbandonò il progetto Manhattan a causa di contrasti di natura morale. Meravigliosa e significativa la frase da pronunciata durante il discorso del ritiro del premio Nobel per la Pace del 1995, in cui citava il passaggio conclusivo del manifesto Russell-Einstein: “Ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto“.
Frase che ci riporta alla necessità di riaffermare il senso di umanità che ci lega, fondamentale per farci sentire parte di un destino comune, perché – come citava ancora Rotblat: “Se potete farlo, vi si apre davanti la strada verso un nuovo Paradiso; se non potete dinanzi a voi si spalanca il rischio della morte universale.” Frase che era rivolta ai Governi e ai leader mondiali e che andrebbe tenuta sempre a mente. Sia da loro che da noi.