[Nota: Il Corso in Diritti Umani e Giornalismo Partecipativo tenuto al liceo Fermi di Bologna, ha previsto quest’anno una lezione/evento alla mostra Senzatomica – Trasformare lo spirito umano per un mondo libero dalle armi nucleari ospitata a Palazzo d’Accursio dall’11 ottobre al 3 novembre. È stata l’occasione per sviluppare insieme agli studenti una serie di temi inerenti il disarmo, la sicurezza degli esseri umani, la pace e i conflitti e le motivazioni che li scatenano.]
Anna Mingarelli, Elena Rainone 4^P
Alla fine degli anni ’80 la consapevolezza del popolo, il loro coinvolgimento e la loro voglia di agire hanno sia metaforicamente che materialmente raso al suolo la divisione di Berlino e dell’Europa. Con un sentimento di ribellione e di sfinimento, unendosi tutti insieme, sono riusciti a cambiare per sempre il loro Paese.
Attualmente nel mondo siamo circondati da ingiustizie che solo con la partecipazione di tutti possono essere cancellate. Ad esempio la cattiva alimentazione è la causa principale della morte di circa 2 milioni di bambini ogni anno, mentre in Occidente dilaga il problema dell’obesità. Pensiamo solo che in Italia si spendono 37.427 miliardi di dollari per le spese militari (dati 2009) e che solo 5 miliardi potrebbero eliminare dal mondo la fame e la malnutrizione. In particolare oggi una consistente parte di questo denaro è utilizzata per la costruzione di armi nucleari che attualmente nel mondo sono 17.225.
Queste armi oltre a creare il gap che esiste nell’uso delle risorse economiche sono un ostacolo alla nostra sicurezza. Si pensi che il simbolico orologio dell’Apocalisse segna solo cinque minuti alla mezzanotte. Siamo quindi a un passo dalla fine? Consideriamo solo che gli effetti delle due bombe atomiche lanciate nell’agosto del 1945 sul Giappone e che hanno provocato al 65% della popolazione adulta e al 63% dei bambini i sintomi tipici dell’esposizione prolungata a radiazioni ionizzanti. Alla luce di questi dati è così facile rabbrividire ma ci sembra quasi impossibile cambiare la realtà. Eppure sono molte le azioni messe in campo in questi anni inglobando alle proteste contro le armi atomiche quelle sull’uso del nucleare.
A Berlino 600.000 persone si sono riunite per mobilitarsi contro questi soprusi nel 1983, nel giugno del 1973 i cittadini spagnoli di Bilbao hanno fatto sentire la loro voce con una protesta antinucleare e a Roma quasi 200.000 persone nel 1986 dopo il disastro di Cernobyl hanno protestato contro il programma nucleare italiano.
Come diceva Gandhi siate il cambiamento che volete vedere nel mondo. Anche noi possiamo dare il nostro contributo, cominciando a informarci. Un altro passo fondamentale è quello, però, di partecipare attivamente e far sentire la propria voce. Facciamo parte dei 7 miliardi di persone che formano la popolazione mondiale e anche se rispetto all’infinito universo possiamo sentirci insignificanti, possiamo e dobbiamo sempre lottare per i nostri diritti e la nostra sicurezza. Abbiamo molti esempi su come queste proteste non violente possano realmente cambiare le cose. Pensiamo a Martin Luther King che negli anni ’60 e ’70 ha dedicato la sua vita a combattere ogni sorta di pregiudizio basato sul colore della pelle. Una lotta sfociata nel grande evento della marcia di Washington dove circa 300.000 persone, bianchi e neri, si ritrovarono uniti nella battaglia per il riconoscimento dei diritti civili degli afroamericani.
Molti filosofi come ad esempio Kant offrono una soluzione ai continui scontri tra Paesi abolendo la sfrenata corsa agli armamenti che oltre a provocare un logoramento tra i rapporti degli Stati pesano anche sul debito pubblico. Per l’autore: “col tempo gli eserciti permanenti devono essere aboliti. Ciò perché essi minacciano continuamente di guerra essendo sempre pronti ad entrare in scena armati di tutto punto; li incitano a superarsi nella qualità degli armamenti, che non conosce limiti; inoltre, risultando alla fine le spese sostenute per essi in tempo di pace più opprimenti di una breve guerra, sono essi stessi causa di guerra aggressive per liberarsi di tale peso” (Per la pace perpetua, Immanuel Kant).
Grandi personaggi che hanno cambiato il mondo che li circondava, sono riusciti a farlo sia grazie alla loro determinata convinzione di poterlo fare sia grazie a tutte le altre persone che si sono unite alle proteste. Una voce che grida dà meno fastidio di cento. Per questo motivo non possiamo sempre sperare che una persona sola possa risolvere tutto; che sola possa salvarci dalla fame del mondo, dal disarmo nucleare, dalla crisi, dalla politica corrotta e dalla mafia. Noi in prima persona dobbiamo prendere parte alla lotta per difendere i nostri diritti e quelli degli altri, in quanto in noi stessi risiede la chiave del cambiamento e abbiamo l’obbligo di usarla.