Diritti digitali, restrizioni e sorveglianza nel mondo

[Riprendiamo questo post dalla nostra Rubrica Voci Globali – La Stampa. Traduzione di E. Intra e S. Gliedman]

Pur nella distrazione ferragostana, torna sempre utile avere un quadro globale dei problemi e dei trend emergenti nell’ambito dei diritti digitali. È quanto propone il   Netizen Report, panoramica settimanale curata dal team di Global Voices Advocacy (per lo più centrata su paesi non Occidentali).

Si parte stavolta dal Vietnam, dove a settembre entra in vigore un decreto legislativo che bandisce varie tipologie di materiali digitali. A quanto si legge sul Bangkok Post, il decreto 72 predispone il blocco di contenuti giudicati “contro il Vietnam, pericolosi per la sicurezza nazionale o l’ordine sociale… oppure alterazioni, calunnie o diffamazioni del prestigio di organizzazioni, dell’onore o della dignità individuali.” La legge prevede che l’obbligatoria identificazione di quanti diffondono tali contenuti, insieme al divieto di condividere notizie o dettagli su “eventi di attualità” tramite i social media. Il Comitato per la protezione dei giornalisti,   RSF e altre organizzazioni hanno apertamente criticato il nuovo provvedimento.

 

 

 

Sempre in Vietnam, il noto dissidente e blogger Nguyen Van Hai ha interrotto lo sciopero della fame durato 35 giorni, dopo aver ottenuto dalla procura nazionale la garanzia che verrà condotta un’indagine sugli abusi a carico dei detenuti nelle prigioni vietnamite. La decisone è stata presa dopo un invito da parte del Presidente Obama al rilascio di tutti i prigionieri politici, mentre si è mobilitato anche il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite per le detenzioni arbitrarie.

In Cina, la cantante Wu Hongfei è stata arrestata per un post su Sina Weibo, in cui minacciava di far saltare in aria “due agenzie governative municipali a Beijing” assieme a diverse persone che “le stavano sullo stomaco”. Secondo la difesa, si trattava di parole impulsive, senza alcun valore per l’incolumità pubblica.

In Perù è stato presentato un   disegno di legge per la tutela dell’infanzia nei confronti della pornografia. Spetterà a un’apposita commissione decidere quali sono i contenuti da bloccare e non è chiaro quali siano le caratteristiche di un eventuale sistema di filtraggio, che ovviamente potrebbe bloccare contenuti nient’affatto controversi o pericolosi.

Il 31 luglio scorso a Città del Guatemala alcuni ladri hanno fatto irruzione nell’ ufficio privato di Frank La Rue, relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto alla libertà d’espressione. Sono stati rubati diversi computer e documenti.

Chaloka Beyani, coordinatore del comitato di esperti in diritti umani presso l’ONU, ha detto dell’incidente: “qualsiasi attacco a un relatore speciale è sempre motivo di preoccupazione, soprattutto in Paesi con alle spalle una storia recente di tensioni con i difensori dei diritti umani.” La Rue è un esperto di diritti umani internazionali, nonché una figura fondamentale per la protezione degli stessi su Internet.

Secondo la nuova legge russa contro la pirateria, analogo al tentato ‘SOPA’ statunitense, i titolari di copyright possono avviare cause di fronte al Tribunale di Mosca e al Roskomnadzor, l’ente di controllo sulle comunicazioni, chiedendo il blocco dei siti incriminati. Dopo che la normativa è entrata in vigore a inizio agosto, 1.700 siti russi hanno protestato tramite un black-out, mentre sono arrivate critiche anche da Google e Yandex, il maggior motore di ricerca russo.

Proseguono intanto reazioni al noto programma di sorveglianza PRISM. In Brasile, il progetto legislativo Marco Civil da Internet, definito una Carta dei Diritti per i netizen, sta subendo significative revisioni , e i politici continuano ad accumulare disposizioni volte a proteggere i cittadini dallo spionaggio condotto dagli Usa. Tra queste, un’iniziativa mira a raccogliere i dati degli utenti brasiliani in un centro di elaborazione dati in loco, una mossa che però potrebbe rivelarsi economicamente e tecnologicamente impossibile.

Altri dati filtrati dalla NSA hanno rivelato che sette aziende di telecomunicazioni, tra cui Verizon, Vodafone e BT, hanno fornito all’agenzia di intelligence britannica, il GCHQ, accesso ai loro cavi sottomarini in fibra ottica, permettendo così al governo britannico di sorvegliare tutta l’Europa.

Infine, divertente e inquietante allo stesso tempo, è stato scoperto che le Satis Smart Toilet, accessibili anche tramite un’applicazione Android, potrebbero essere vulnerabili ad attacchi esterni condotti tramite Bluetooth. Trustwave SpiderLabs mette in guardia affermando che gli hacker potrebbero avere il pieno controllo della chiusura e apertura del coperchio del WC, degli scarichi d’acqua e dell’emissione di deodoranti.

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