Senzatomica, persone comuni per dire no alle armi nucleari

Nel mondo ci sono 20.530 testate nucleari, di queste 5.027 sarebbero pronte ad essere usate in qualunque momento. A possederle sono 8 Stati. Questi almeno i dati ufficiali al 2011, che tra l’altro non tengono conto dei rumors relativi a Paesi come l’Iran e la Corea del Nord. Dati su cui però non c’è certezza, tant’è che i risultati delle varie fonti sono spesso differenti a dimostrazione anche di quanta incertezza e omertà ci sia su questo tema.

Una situazione allarmante, più critica e rischiosa di qualunque guerra e anche di qualunque imprevedibile catastrofe naturale. Perché a creare tale situazione sono gli uomini e solo gli uomini, non i governi, possono disinnescare quest’arma in grado di annientare il genere umano.

Sono più o meno le parole usate dal premio Nobel per la Pace, Betty Williams, ed è la convinzione che da anni sorregge la lotta per l’abolizione delle armi nucleari della Soka Gakkai (dal giapponese: Società per la creazione di valore), organizzazione laica buddista e ONG. Una battaglia cominciata nel ’57, quando il secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, pronunciò in uno stadio dinanzi a migliaia di giovani uno storico discorso contro le armi nucleari, che egli difinì “il male assoluto”.

Eredità raccolta dagli aderenti all’organizzazione che negli anni hanno sviluppato studi, ricerche, video-testimonianze per tenere aperta l’attenzione sulla questione. Ma soprattutto, hanno agito a livello di istituzioni governative e organismi dell’ONU affinché venissero portate avanti azioni concrete per il disarmo e la non proliferazione. “Trasformare il veleno in medicina“, è uno dei principi del Buddismo della SGI e così dal Giappone, unico Paese ad aver concretamente vissuto l’esperienza dell’atomica si è formata la spinta perché questa minaccia costante sul futuro dell’uomo venga cancellata per sempre.

In prima linea, da tempo, anche l’Italia che dopo Roma, Firenze e Pesaro ha portato a Milano la Campagna Senzatomica. Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari.

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[Video del lancio di Senzatomica a Roma nel 2011]

Un evento per sensibilizzare e far conoscere. Un evento per agire come singoli individui che possono fare pressione sui Governi. “Penso che la maggior parte dei cittadini in tutto il mondo converrebbe sul fatto che le armi nucleari siano da considerare disumane. È incoraggiante sapere che oggi esiste un movimento in crescita, anche se ancora in fase di nascita, che sulla base di questa premessa si batte per bandire le armi nucleariha affermato il filosofo buddista, Daisaku Ikeda, presidente della SGI.

Nell’annuale Proposta di Pace alle Nazioni Unite, Ikeda propone di fare del disarmo un punto chiave degli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite; la riduzione – entro il 2030 – del 50 per cento delle spese militari mondiali e l’abolizione delle armi nucleari e di ogni altra arma che venga giudicata disumana dal diritto internazionale. Si propone, inoltre, di avviare negoziati per una Convenzione sulle armi nucleari, per raggiungere un accordo preliminare entro il 2015.  Infine, si sollecita l’organizzazione di un vertice sul tema nell’ambito del G8 del 2015, anno del settantesimo anniversario del lancio della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki.

Povertà, di gap nell’uso di risorse e servizi sociali: quanto potrebbe essere fatto reinvestendo in questi ambiti quei 150 miliardi di dollari che si stima rappresentino la spesa totale annua per le armi nucleari?

La battaglia della gente comune della Soka Gakkai è portata avanti insieme ad altre organizzazioni mondiali, come l’I CAN, coalizione internazionale per l’abolizione delle armi nucleari. Finora solo 40 Paesi hanno firmato il Trattato di non Proliferazione, che ha portato – anche grazie alle Campagne degli anni scorsi e al Nuovo Trattato Start – ad operazioni di disarmo da parte di Usa e Russia. Operazioni che vengono gudicate insufficienti e “ipocrite” dagli esperti, considerato lo stoccaggio ancora in atto di armi nucleari che risulterebbe da parte di entrambi questi Paesi.

Bandire, e non solo ridurre, le armi nucleari è l’obiettivo di molti Paesi che hanno dato sostegno alla proposta – atttualmente rilanciata dal segretario delle Nazion Unite, Ban Ki-moon, di una Convenzione tra gli Stati. Tra i 146 Paesi che sostengono l’idea di una Convenzione per la messa al bando delle armi nucleari, non c’è l’Italia che invece fa parte dei 26 Paesi che vi si oppongono, giustificando la decisione con l’idea che il disarmo debba avvenire attraverso un processo graduale.

Partire dalla conoscenza e dall’educazione è la strada migliore allora per sensibilizzare la gente comune, perché sarà questa a fare pressione fino a che i risultati non saranno raggiunti. A cominciare dalle scuole, con programmi, e incontri adatti alle singole classi ed età. Materiale didattico che Senzatomica diffonde e distrubuisce come necessaria continuazione di una Campagna che non può aver fine fino a che rimarrà in piedi la minaccia del nucleare e di tutte le altri armi disumane.

Nel video che segue, preparato da ICAN, in occasione del recente incontro ad Oslo per la Conferenza sull’impatto anti-umanitario delle armi nucleari, il rappresentante della Croce Rossa norvegese, Peter Herby, spiega: “In caso di uso delle armi nucleari la né la Croce Rossa né altre Organizzazioni avrebbero la possibilità d intervenire, di portare assistenza“. E Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace internazionale aggiunge: “Non ci sono tecnologie in grado di ripulire l’ambiente dalle radiazioni e dalla contaminazione“.

L’atomica è una sofferenza e un male per cui non esiste cura. L’unica cosa da fare è abbandonare, come esseri umani, questo istinto di sopraffazione dell’altro. Questo istinto di morte.

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Antonella Sinopoli

Giornalista professionista. Per anni redattore e responsabile di sede all'AdnKronos. Scrive di Africa anche su Nigrizia, Valigia Blu, Ghanaway, e all'occasione su altre riviste specializzate. Si interessa e scrive di questioni che riguardano il continente africano, di diritti umani, questioni sociali, letteratura e poesia africana. Ha viaggiato molto prima di fermarsi in Ghana e decidere di ripartire da lì. Ma continua ad esplorare, in uno stato di celata, perenne inquietudine. Direttore responsabile di Voci Globali. Fondatrice del progetto AfroWomenPoetry. Co-fondatrice e coordinatrice del progetto OneGlobalVoice, Uniti e Unici nel valore della diversità.

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