Riccardo Peltretti (4^E), Emma Cavarocchi (4^T), Andrea Amaduzzi (4^E), Thi Hòa Evangelisti (5^F)
L’articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti umani ossia l’articolo riguardante il diritto al matrimonio non fa riferimento alla questione del diritto al matrimonio omosessuale ma anzi sottolinea che l’unione matrimoniale è intesa tra uomo e donna. “La famiglia – si legge al punto terzo dell’articolo – è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.”
Considerare la famiglia come l’unione di un uomo e una donna dà man forte a coloro che si oppongono al matrimonio omosessuale.
Nell’articolo 1 della Dichiarazione leggiamo: “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti“. Eppure… Certo a quei tempi non si discuteva né di unioni civili, né tantomeno del diritto dei gay al matrimonio.
Oggi invece se ne discute e il mondo è diviso sulla questione, tanto che mentre in alcuni Stati dell’America e dell’Europa settentrionale una coppia omosessuale si può sposare e ha libero accesso alle cariche pubbliche in Burundi, tanto per fare un esempio, sarebbe condannata al carcere, in Nigeria persino alla pena di morte.
Quello che leggerete cliccando questo link è uno schema che riguarda la situazione nel mondo, unioni civili, matrimonio, leggi contro la discriminazione, diritto all’adozione.
In Europa i Paesi che hanno concesso il diritto di matrimonio alle coppie omosessuali sono ormai dieci (Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia).
La Francia è l’ultima arrivata in ordine di tempo, con l’approvazione, il 2 febbraio scorso, dell’articolo di legge che afferma. “il matrimonio è contratto tra due persone di sesso differente o del medesimo sesso“. E lo stesso percorso è in atto in Inghilterra dove, all’inizio di febbraio il Parlamento ha approvato in seconda lettura una legge – con 400 voti a favore contro 175 contrari – che mira a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Altri Paesi: Irlanda, Belgio, Finlandia, Germania, Svizzera, Austria, Ungheria, Slovenia e Repubblica Ceca riconoscono le unioni civili, ossia un legame che determina per i coniugi alcuni diritti reciproci tra i quali però non c’è l’adozione. L’Italia si classifica tra i Paesi “conservatori”, quelli cioè non concedono nessun tipo di unione alle coppie gay. E su questo gioca il fatto che sul territorio italiano c’è lo Stato pontificio. Però, recentemente, la Cassazione ha affermato in una sentenza che le coppie omosessuali “hanno il diritto alla ‘vita familiare’ e a ‘vivere liberamente una condizione di coppia’ con la possibilità di un ‘trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata’, anche se con l’attuale legislazione ‘non possono far valere il diritto a contrarre matrimonio né il diritto alla trascrizione del matrimonio celebrato all’estero’“. Si tratta del primo passo avanti verso il riconoscimento sempre più completo del diritto dei gay anche nel nostro Paese. Tuttavia la strada sembra ancora lunga.
In contrasto con l’atmosfera “tutelata” dell’Europa c’è quella africana, essa si caratterizza per la generale e uniforme avversità nei confronti del matrimonio gay e anche per una forte discriminazione omofoba. In 38 Stati su 54 l’omosessualità è ancora tabù ed è punita dalla legge. Si va dalla galera all’ergastolo, dai lavori forzati, alle punizioni corporali, e alla sentenza di morte.
Il Sudafrica si distingue dal resto del continente, qui infatti il matrimonio tra coppie dello stesso sesso è riconosciuto dal novembre 2006, attraverso il Civil Union Bill. La legge che regola i matrimoni è costituita dalla formula “unione volontaria tra due persone maggiorenni”. E va sottolineato che il Sudafrica è stato il quinto Paese nel mondo e il primo in Africa a legalizzare il matrimonio tra gay.
La situazione in Asia è abbastanza complessa e, in molte aree, risente della Sharia, la legge islamica. Inoltre, nella stragrande maggioranza dei Paesi non esistono neanche leggi contro la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. Ma l’argomento deli diritti per coppie gay è in discussione nella società civile e anche in alcuni governi.
Ci sono comunque aree di difficile “apertura” o Paesi come Israele che, pur non prevedendo il matrimonio tra gay all’interno del proprio territorio, lo ammette quando questo è stato contratto all’estero. In Cina, per fare un altro esempio, l’omosessualità è stata decriminalizzata solo nel 1997 ed eliminata dal Chinese Classification and Diagnostic Criteria of Mental Disorders nel 2001.
Anche l’America è divisa sulla questione del matrimonio gay che non è riconosciuto in tutti gli Stati federali. Lo è solo in nove Stati su 50 e nella capitale Washington. In Canada, invece, il matrimonio omosessuale è legale dal 2003. E per quanto riguarda l’America latina in Argentina lo è dal 2010.
Storico l’intervento di pochi giorni fa del presidente degli Stati Uniti, Barak Obama che, dopo essersi più volte espresso a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso, ha chiesto formalmente alla Corte suprema di abrogare una legge federale degli anni ’90 che definisce il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna. Il testo infatti, scrive la Casa Bianca nella richiesta, “viola la garanzia fondamentale dell’uguaglianza davanti alla legge e impedisce a migliaia di coppie omosessuali, legalmente sposate nei loro stati, di godere degli stessi vantaggi federali delle coppie eterosessuali“.
La strada verso la parità dei diritti che la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo sancisce è ancora lunga in questo senso. Tuttavia sembra che il mondo stia facendo passi avanti contro l’omofobia. E forse in futuro il matrimonio potrà davvero diventare dovunque un’“unione volontaria tra due persone maggiorenni” senza alcuna altra limitazione.