Domenica 23 settembre, l’associazione Voci Globali ha partecipato per la terza volta alla “Casa dei Nuovi Stili di Vita”, evento di piazza organizzato in occasione dell’annuale Festa Provinciale del Volontariato a Padova. La Casa è organizzata da una rete di 14 associazioni locali guidate dalla Commissione per i Nuovi Stili di Vita della diocesi di Padova.
Anche quest’anno, come nelle precedenti occasioni, in una piazza del centro è stata ambientata una vera e propria casa, costituita da quattro stanze – ingresso, salotto, cucina e giardino – ciascuna di esse allestita al fine di promuovere diverse pratiche quotidiane per il cambiamento individuale e sociale: in questo post degli amici dell’associazione “Facoltà di Intendere” si può leggere un’esaustiva descrizione di tutti i laboratori presentati nella Casa quella domenica.
Quest’anno abbiamo in realtà inaugurato una quinta “non-stanza”, ovvero un portico all’esterno dell’ingresso animato dai Beati Costruttori di Pace e dedicato ai “fuori casa”, ovvero tutti coloro a cui, nel contesto di crescente povertà, viene impedita la possibilità di vivere in mezzo agli altri e come gli altri, per la perdita del lavoro o della casa.
Per comprendere meglio le nostre proposte segnaliamo la miniguida “14 Stili per cambiare” (qui la versione elettronica in pdf), stampata in occasione della Festa: il volumetto è frutto del lavoro collettivo della nostra rete e speriamo che possa essere di ispirazione per chiunque voglia intraprendere un percorso di (ri)scoperta dei Nuovi Stili di Vita.
Il laboratorio proposto da Voci Globali, denominato “Laboratorio di social media – Cittadini per il cambiamento” consisteva in due questionari proposti ai passanti che riguardavano: 1) un test sulla conoscenza dei social media; 2) un test sulla dipendenza da Internet, in qualche modo due risvolti della stessa medaglia. Nel corso dell’intera giornata abbiamo intervistato qualche decina di persone e i risultati, volendo analizzare soprattutto il primo test, non ci sono sembrati molto incoraggianti rispetto al grado di consapevolezza degli strumenti online come motore di cambiamento sociale. Non che il test da noi proposto (traslato nel contesto italiano dall’originale che abbiamo reperito in Rete) fosse facile, dobbiamo senz’altro ammettere che era piuttosto tecnico, come si può vedere:
Il nostro questionario sulla conoscenza dei social media
In sintesi, su 25 persone intervistate, solo 4 hanno espresso una conoscenza – secondo noi – sufficientemente approfondita dei social media, 9 hanno raggiunto un livello elementare mentre i restanti 12 si sono dimostrati all’oscuro anche delle nozioni di base.
Ad alcune domande è stata fornita, in maniera secondo noi significativa, un’identica risposta da più di un partecipante al test: ad esempio, alla domanda su cosa sia la piattaforma “Baidu” (ovvero il principale motore di ricerca cinese, sesto sito al mondo nelle classifiche sul traffico Internet) è stato chiesto se stessimo parlando di “Badoo”, il social network per trovare nuove amicizie. Questo ci pare indicativo di quali siano i principali utilizzi della sfera online, nonostante gli sbandierati boom sul grado di connessione degli italiani, confermando allo stesso tempo la profondità delle frammentazioni di uno spazio Internet tutt’altro che condiviso a livello globale.
Rispetto a un’altra domanda che chiedeva quali differenze vi siano tra un “articolo” e un “post”, diverse persone hanno risposto dichiarando che secondo loro un articolo sarebbe più lungo, o più articolato, o più completo/complesso rispetto a un post, confermando secondo noi certe tendenze “razziste” nei confronti del giornalismo online o del citizen journalism, tendenza forse recepita e introiettata attraverso i media tradizionali tuttora dominanti nel nostro Paese. Ci è parsa davvero sconfortante questa mancanza di consapevolezza sul bene comune Internet e sul valore dei nuovi media come “biodiversità informativa”, per citare Gennaro Carotenuto.
Chi scrive ritiene probabile che lo stesso test condotto in un altro Paese avrebbe fornito risultati più incoraggianti, sia in termini di padronanza degli strumenti oggi a disposizione della cittadinanza attiva e dei netizen, sia rispetto al grado di inclusione nel contesto internazionale: d’altronde, i difetti espressi “dal basso” si riflettono coerentemente nelle lentezze espresse “dall’alto” se si pensa a quale sia lo stato dell’agenda digitale nel nostro Paese.
Dati i temi trattati in questo post, ne approfittiamo per rilanciare il video del webinar condotto il 28 maggio scorso dal nostro Bernardo Parrella, intitolato “Testimoni e protagonisti: citizen journalism per la cittadinanza attiva”: