Cina, aumentano ricchezza e cittadini perseguitati

Quest’articolo è stato pubblicato su Isunaffairs, la rivista di base a Hong Kong di cui Chang Ping, l’autore, è caporedattore.
Lo riprendiamo da China Files su gentile concessione.







Non tutti hanno notato che il potere della corruzione ha già cambiato la politica e la cultura cinesi, e contemporaneamente sta cambiando politica e cultura mondiali.
Finché saranno ancora arrestati degli innocenti, il mondo non può considerarsi libero; continuerà a sentirsi minacciato finché il potere continuerà ad agire secondo il proprio volere.
L’unica via d’uscita per l’umanità è cambiare questa tendenza e non evitarla.
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Collusione tra soldi e potere, disprezzo della legge, dissolutezza e declino della moralità… questa è l’immagine che il mondo ha dei ricchi cinesi, che con le loro azioni e parole non fanno che confermarla.
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Alcuni anni fa nella Cina continentale era in voga un’espressione particolare: “Anni e anni a impegnarsi, e nel volgere di una notte si rischia di tornare a prima della Liberazione”. Quest’espressione si usava per ironizzare sui saccheggi, le critiche e le esecuzioni di proprietari terrieri e capitalisti ad opera del partito comunista nel periodo iniziale della sua fondazione. Che invece, dopo decine d’anni lasciava che “alcuni si arricchissero per primi”. Ora è evidente che questo modo di dire non è corretto. In primo luogo, saccheggi, critiche e esecuzioni di alcuni sono serviti a consolidare il potere di altri. Per poi trasferire queste ricchezze sotto il proprio nome.

Secondariamente i ricchi del passato e quelli di oggi sono completamente diversi sul piano morale.
Anche nella Cina precedente al 1949, i ricchi erano ovunque. Ma nella lunga tradizione sociale cinese, i più abbienti e soprattutto i proprietari terrieri avevano un ruolo chiave nella realizzazione di opere pubbliche, nella difesa della moralità e delle condotte sociali, nella mediazione di dispute tra cittadini, nell’assistenza a poveri e bisognosi, nel rispetto degli insegnanti.

La maggior parte della gente che subisce demolizioni e aborti forzati, i cittadini detenuti e i disabili perseguitati, non solo non possono prenderne parte, ma devono anche adoperarsi a reclamare giustizia. La maggior parte non ha alcun contatto diretto con l’autorità, ma l’autorità non può che dipendere da loro per mantenere un ordine basilare.

Attualmente una parte consistente dei ricchi cinesi, o sono famiglie che si sono impossessate del potere, o sono i galoppini di qualche famiglia. Persino le autorità hanno dato troppi privilegi sia a investitori stranieri che a gente che si è fatta da sola realizzando enormi fortune, o che può facilmente comprarsi il potere con il proprio denaro. E così tutti contribuiscono a corrodere la giustizia sociale e la moralità. Stando così le cose, mancano delle persone influenti che mettano in discussione la questione della legittimità del potere.

Di conseguenza in Cina ci sono troppi ricchi e gente che brama e venera il denaro, gente arrogante e dispotica che ostenta ricchezze.
Le altre nazioni, da un lato li deridono, dall’altro li assecondano. Quelli, dal canto loro, godono di questa connivenza, disdegnandone le risate. Guardano rafforzarsi l’economia cinese, e usano questa forza per cambiare il mondo.

Le ondate anti cinesi senza dubbio riescono ad esprimere un’indignazione, ma bisogna capire che, in quest’epoca di globalizzazione crescente, nessun popolo o nazione può considerarsi escluso; “curarsi il proprio orticello” è un’ingenua illusione. Espressioni come “i diritti umani superano la sovranità nazionale” non devono essere usate dalle nazioni sviluppate solo come propaganda verso le nazioni più arretrate. E viceversa.

Non tutti hanno notato che il potere della corruzione ha già cambiato la politica e la cultura cinesi, e contemporaneamente sta cambiando politica e cultura mondiali.
Quegli occidentali che si pongono a difesa dei diritti umani in Cina, credono sempre di essere caritatevoli senza rendersi conto che stanno solo salvando se stessi. Se non si interviene impedendo le tragedie dei cinesi oppressi dal potere, che sono una parte dell’umanità, allora non sussistono più motivi per non sprofondare dall’altra parte dell’umanità.
La sovranità di una nazione non è un vizioso scudo di difesa. Può essere trascurata per un momento, ma non sarà tagliata fuori per sempre.

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