Turismo responsabile con le donne, per le donne
L’innato senso pratico delle donne, abituate a cercare soluzioni, facilita l’avvio di attività imprenditoriali in diverse forme con effetti moltiplicatori sulle economie locali. Tuttavia la potenzialità dell’imprenditoria femminile è troppo spesso una risorsa nascosta nella società. Laddove non arrivano le strutture territoriali può emergere l’iniziativa personale che sfrutta strumenti di supporto tecnologico e canali informativi quali Internet, mezzo di comunicazione ormai alla portata di tutti che oggi offre contenuti e servizi in abbondanza tra cui Gender Responsible Tourism (GRT), un sito nato per «aiutare le donne a lavorare e partecipare, usando il turismo come mezzo» scrive Iaia Pedemonte, fondatrice del progetto e fautrice di un approccio originale che unisce il turismo responsabile a questioni di genere, un connubio possibile, a giudicare dai risultati.
GRT scaturisce dal desiderio di creare un contenitore versatile e multifunzionale che diffonde e allo stesso tempo riceve informazioni. Il sito è strutturato con diverse sezioni in base all’utenza, si rivolge alle scuole con idee utili di professori e formatori, offre contributi di esperti sulla materia a chi vuole approfondire le questioni di genere, guida chi guarda al mercato del lavoro attraverso un percorso a tappe che va dalla scelta del settore a nozioni di marketing, dà tutta una serie di indicazioni per sviluppare un progetto di turismo sostenibile e infine propone le storie di chi aveva un’idea, un progetto, un sogno ed è riuscito a realizzarlo creando itinerari e luoghi GRT. Come Città Migranda, un’iniziativa promossa dalla cooperativa sociale Viaggi Solidali in collaborazione con le ong Acra, Oxfam Italia e il centro culturale della città di Torino, dove le donne fanno da guida nelle città dei migranti. A Torino, Roma e Milano si organizzano “passeggiate interculturali” con guide migranti, cittadini immigrati residenti che conoscono meglio la storia del territorio in cui vivono e diventano protagonisti in positivo della propria cultura raccontandola ai concittadini, ai turisti e alle scolaresche. «Da una parte, con i colleghi arabi, nigeriani, albanesi, peruviani, devo fare da ponte e spiegare come curarsi a rumeni, rom, moldavi. Dall’altra la soddisfazione arriva quando si spiega il senso delle nostre passeggiate e si portano adulti e ragazzi delle scuole a uscire dagli stereotipi e scoprire cosa c’è dietro l’angolo» racconta Mirela, mediatrice per i medici dell’associazione Camminare Insieme e guida per la Città Migranda.
Naturalmente GRT ha anche un forum dove chiedere, raccontarsi, incontrarsi virtualmente per ricevere, o dare, un aiuto concreto perché «dietro una donna ci sono famiglie e comunità…e a volte non sanno come usare al meglio le proprie capacità e le conoscenze per trovare e migliorare la propria attività» spiega Iaia.
Il sito è collegato alla UNWTO, l’Organizzazione Mondiale del Turismo che nel 2007 ha aperto una sezione sul genere, e all’AITR, l’Associazione Italiana del Turismo Responsabile, perché vuole promuovere un dibattito il più ampio possibile in un’ottica internazionale; per questo motivo vengono segnalate le pubblicazioni di queste e altre associazioni analoghe come il Corporate Gender Gap Report 2010 presentato al World Economic Forum dal quale emerge la condizione femminile nel mondo del lavoro dove molte aziende non riescono a capitalizzare il talento delle donne.
«Il mio scopo è aiutare le donne. A trovare un lavoro, a migliorare ciò che già fanno, a crescere nel mercato. Usando il turismo responsabile come mezzo… La certezza che il turismo sostenibile sia uno strumento di sviluppo equo mi tiene alla scrivania milanese per creare una Rete tra donne del nord e del sud del mondo… Sono convinta che i gradi di civiltà si misurino con il rispetto e la curiosità per natura e culture» scrive l’autrice.
Dunque una cooperazione decentrata e internazionale basata sulla capacità delle donne di creare il cambiamento. Per fare rete, in Internet e non solo.