In linea con Dio, le religioni non rinunciano ai social media

[Nota: Pubblicato dall’autrice in esclusiva su L’Indro e qui ripubblicato per gentile concessione]

Se le vie del Signore sono infinite anche quelle delle religioni sono tante. E da qualche tempo attraversano anche la Rete. E non si tratta più soltanto di aprire siti web – cosa che da tempo le principali confessioni hanno fatto – ma di usare i social network per pregare, predicare e, in qualche caso, convertire.

L’America è stata finora la patria dei sermoni di sedicenti “inviati da Dio”, di solito tenuti in spazi televisivi oppure in hall maestose dinanzi a migliaia di “eletti” in estasi.

Del resto gli USA sono noti anche per l’uso della morale usata in tutte le salse. Basta navigare su questo sito Sermonspice per trovare di tutto di più. Video (sermoni) sui temi più disparati: guerra, patriottismo, libertà, educazione. Ispirati da Dio, naturalmente.

Ma oggi, con l’uso dei social network che penetra ogni angolo della nostra esistenza, è l’Africa a stupire per la sua capacità di cavalcare un cavallo che sembrerebbe vincente. In questo continente una delle principali modalità di predicazione rimane quella alle fermate dei mezzi di trasporto (o all’interno di questi durante il viaggio). Eppure, di questi tempi, si sta affermando il sermone online.

In Zambia sono in tanti, per esempio, a seguire il vescovo Stephen Safwali attraverso la sua pagina Facebook. Un altro pastore convinto delle “doti” evangeliche di questo mezzo, è Elijah Miti, zambiano che vive in Sud Africa. Alla specifica domanda: Cosa l’ha spinta a fare uso del social network Facebook per inviare messaggi di evangelizzazione/motivazione? ha risposto:

Credo che il Vangelo di Gesù Cristo debba raggiungere tutto il mondo e questa nuova tecnologia mi aiuta ad incontrare molte persone ed aiuta queste in tutto il mondo. Ora ho figli e figlie che hanno accettato Gesù su FB [Facebook] attraverso la mia ispirazione e molti altri mi chiedono preghiere e conforto, e Dio ha ascoltato e risposto alle loro preghiere. Abbiamo avuto testimonianze di persone che hanno trovato lavoro dopo molti anni di disoccupazione, dopo le nostre preghiere notturne.

Elijah Miti, che ha fondato un’impresa di consulenza e scrive libri motivazionali come “How to get motivated at a workplace“, utilizza FB anche per pubblicizzare i suoi libri e invitare al loro acquisto, magari visitando prima il suo Elijah Miti Motivation. Niente di più lecito.

Le pagine Facebook aperte da pastori, fedeli e dalle singole Chiese sono centinaia. E, naturalmente, fanno riferimento alle diverse fedi religiose. Cattolica, Musulmana, Buddista, Induista, Ebraica. Poi per ognuna di queste ci sarebbero le varie scuole e movimenti, ma la ricerca la lasciamo al lettore interessato.

Se ormai da anni si discute: “I social media sono un bene o un male per la fede?” in pratica questi mezzi si utilizzano con sempre maggiore frequenza e vera e propria professionalità.

Basti guardare al Canale Youtube del Vaticano. Grafica e stile impeccabili, lingue d’accesso: italiano, inglese, spagnolo e tedesco. Creato a fine 2005, si contano già 5 milioni e 2.600 accessi ai video (Angelus compresi). Del resto il Vaticano ha da tempo la sua pagina Facebook anche se per accedere bisogna passare per una registrazione che chiede l’accesso ai propri dati attraverso la cosiddetta ’applicazione’. In ogni caso bisogna stare bene attenti e pensarci due volte prima di postare qualcosa. A qualcuno, infatti, non sono piaciute le critiche che un giovane croato avrebbe rivolto al Papa in visita nel suo Paese. Lo aveva fatto sul proprio profilo FB ed è stato denunciato.

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Per tornare all’America e al tema dell’innovazione delle pratiche religiose attraverso Internet, citiamo myChurch, un social network che permette la connessione tra una chiesa e la propria comunità religiosa. Il titolo del “progetto” è esplicativo: “Your Church: Connected between Sundays

Vale la pena leggere qui come funziona (articolo che contiene anche una interessante riflessione sul tema) e guardare il video che in 60 secondi dà una panoramica delle meraviglie di tale sistema di scambio/relazione tra i fedeli e la propria chiesa. Una cosa va specificata: il servizio non è gratuito, anzi. Ci sono delle vere e proprie tabelle a seconda della richiesta/offerta. Quante preghiere, quanti post, etc. etc.

La cosa veramente strepitosa – abbiamo dunque scoperto – è che l’utilizzo del “semplice” Facebook, da parte delle religioni sembrerebbe ormai superato. Perché le chiese e le varie confessioni religiose hanno creato una serie di social network ad hoc come per esempio Islamtag che vuole rivolgersi a musulmani e non.

Tali strumenti sarebbero capaci d rispondere meglio ad esigenze più specifiche. Quindi blog a carattere religioso, spazi per cercare lavoro nel campo sociale, volontariato, ma anche condivisione di foto ed esperienze.

Esiste un sito dove è possibile navigare in una lista corposa di social network cristiani. Le suggestioni e i consigli sono davvero infiniti, come le vie del Signore. Ma, come si sa, nella Rete si può anche rimanere vittime e prigionieri . Bisogna fare molta attenzione. Nel sito di Missionaries.in, tra i link sponsorizzati c’è (ad oggi) anche quello a bellissime ragazze cinesi. Le foto, la presentazione e le proposte sono inequivocabili. Per conoscerle basta un click.

Antonella Sinopoli

Giornalista professionista. Per anni redattore e responsabile di sede all'AdnKronos. Scrive di Africa anche su Nigrizia, Valigia Blu, Ghanaway, e all'occasione su altre riviste specializzate. Si interessa e scrive di questioni che riguardano il continente africano, di diritti umani, questioni sociali, letteratura e poesia africana. Ha viaggiato molto prima di fermarsi in Ghana e decidere di ripartire da lì. Ma continua ad esplorare, in uno stato di celata, perenne inquietudine. Direttore responsabile di Voci Globali. Fondatrice del progetto AfroWomenPoetry. Co-fondatrice e coordinatrice del progetto OneGlobalVoice, Uniti e Unici nel valore della diversità.

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