No alle armi nucleri. No all’atomica. È il grido che risuonerà in ogni angolo del mondo sabato 25 giugno, data del Nuclear abolition day 2011. Un appuntamento che vedrà coinvolti migliaia di cittadini che hanno già aderito all’appello. Volti noti e meno noti, tutti mobilitati per sollecitare interventi definitivi che possano liberarci da una minaccia costante e distruttiva.
Ican (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) è il nome della campagna che offre a chi voglia diventarne protagonista una serie di idee nella forma di “10 azioni” per sensibilizzare, informare, agire in prima persona. Dall’organizzazione di flash mob, all’invio di mail ai 5 leader mondiali (non a caso detentori della bomba atomica); dall’organizzare una manifestazione alla realizzazione di un filmato. Finora sono 129 gli eventi registrati in 22 Paesi, ma l’elenco cresce di ora in ora. La maggior parte sono stati organizzati da cittadini di quei Paesi che possiedono l’atomica e altri armamenti nucleari. E in Giappone, unico Paese a sapere davvero cosa significhi l’uso di tale arma. Una delle iniziative è questa:
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Alla Campagna dà il suo contributo anche l’IPPNW, un’organizzazione a cui fanno capo decine di migliaia di medici appartenenti a 63 nazioni. Nel 1985 l’Organizzazione fu insignita del Premio Nobel per la Pace proprio per il ruolo svolto nella prevenzione della guerra nucleare.
Il primo Nuclear abolition day si tenne lo scorso anno il 5 di giugno in occasione della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione. Quest’anno l’occasione è data dall’incontro fissato a Parigi il 29 e 30 giugno durante il quale Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina si incontreranno ancora per tornare sull’argomento.
Ma quella che si metterà in atto sabato 25 non è la diplomazia dei Grandi ma la “diplomazia della gente comune”, come la definisce il leader buddista Daisaku Ikeda, che ogni anno invia all’Onu una Proposta di Pace in cui tratta anche la questione delle armi nucleari avanzando proposte concrete per il disarmo.
Lo scopo delle iniziative di sabato è far sentire la propria voce a chi decide per la vita di tutti, ma anche quello di ampliare la consapevolezza su un tema spesso trascurato e sconosciuto. In Italia sono tante le iniziative in programma e altre se ne stanno organizzando. Dibattiti, musica, video, interventi artistici di vario genere. E informazione, naturalmente, per saperne di più su queste armi di distruzione di massa.
Nel mondo sono più di 20.000 le armi nucleari e una singola bomba può distruggere un’intera città, uccidere milioni di persone in un istante, come è già accaduto. Il solo modo per liberarsi dalla paura – e dalla possibilità – che accada di nuovo è il bando totale e la distruzione di quelle esistenti. Forse un’utopia. Ma le città e le persone che hanno vissuto questa tragica esperienza, Hiroshima e Nagasaki, oggi cercano di diffondere principi di pace e riconciliazione. Anche attraverso percorsi educativi, come il Corso di studi sulla Pace. Un percorso non semplice, visto che dagli anni Sessanta si lavora a trattati di non proliferazione ma la situazione è ancora complessa e irrisolta.
In questa cartina il mondo appare colorato. Il colore più rassicurante è il verde, perchè indica i territori liberi da armi nucleari. Il nero invece indica i Paesi che le possiedono. C’è poi una lista di tutti gli Stati, basta cliccare per conoscere qual è la loro posizione sull’argomento, quali Trattati hanno firmato e/o ratificato e quali no, che azioni particolari sono state intraprese. Attualmente, il “Club Nucleare”, comprende nove Paesi. Sono quelli che hanno dichiarato ufficialmente di possedere armi nucleari, anche se si ritiene che il numero di testate sia superiore a quelle dichiarate e che anche altri Paesi abbiano – o stiano costruendo – tali armi.
Un mondo folle che sceglie la sua follia. Non a caso la corsa agli armamenti ha dato vita alla cosiddetta Teoria del Pazzo , un tipo di politica estera che mira a spaventare i propri nemici convincendoli che li si potrebbe attaccare con reazioni enormemente sproporzionate, cioè appunto da pazzi. Del resto è stato più volte affermato che l’uso dell’atomica su Hiroshima e Nagasaki aveva questo scopo poiché – come molti analisti hanno fatto notare – non era necessaria una simile strage per determinare le sorti della guerra.
In Italia – che fa parte della Nato – ci sono 90 bombe nucleari americane, dislocate nelle basi Nato di Aviano e Ghedi Torre. Lo ha recentemente dichiarato Hans Kristensen, uno specialista del Natural Resources Defense Council (NRDC). Non le vogliamo. Anche questo sarà il messaggio chiaro del 25 giugno.