“Occorre analizzare con attenzione il fenomeno internet in Africa, che negli ultimi 15 anni ha qui conosciuto uno sviluppo imprevedibile. A tale proposito occorre tener presente una questione di fondo: considerata la specificità della cultura africana, internet può servire a valorizzarla? Aiuta a crescere?”
Intorno a questa riflessione si sviluppa l’interessante focus intitolato L’irruzione delle nuove tecnologie di comunicazione, a cura di Francesca Moratti e Massimo Ruggero, pubblicato sul n. 88 della rivista Afriche – Un continente tante culture della Società Missioni Africane. L’inserto offre una dettagliata analisi del digital divide in Africa – il cui superamento è oggi tra i principali Obiettivi di Sviluppo del Millennio – ossia sulla disparità di accesso alle nuove tecnologie, sia per la scarsità delle infrastrutture sia per motivi culturali, quali la mancanza delle competenze e del training necessari al loro utilizzo.
Il superamento di questo divario appare sempre più fondamentale per l’accesso dei cittadini a strumenti di informazione, istruzione e lavoro, e quindi per la creazione di maggiore conoscenza e ricchezza. In questo senso numerose sono le iniziative promosse dai governi locali per installare o migliorare le infrastrutture (linee telefoniche e connessioni internet), e per incrementare la presenza di PC e apparecchiature infomatiche nelle scuole e nelle biblioteche.
Un esempio su tutti è la Namibia, un Stato vastissimo costellato di villaggi assai distanti tra loro, in cui l’utilizzo di internet potrebbe contribuire a risolvere il problema dell’isolamento, e dove durante le elezioni del 2009 si è ricorso ai new e citizen media sia per la campagna elettorale sia per il monitoraggio dei risultati e della loro correttezza (in particolare tramite la piattaforma di crowd-mapping Ushahidi).
Il Benin, invece, è uno dei Paesi in cui sono più diffusi gli internet café, spesso la soluzione migliore per andare online quando la maggior parte della popolazione non ha una linea telefonica o un PC in casa. Questa propensione locali all’utilizzo delle tecnologie si spera possa rivelarsi utile nel progetto VAC (Violence Against Children) volto all’intervento e alla prevenzione della violenza sui bambini in Benin grazie ad un sistema d’informazione di base basato sull’invio di SMS.
E’ dunque auspicabile che il crescente utilizzo della telematica offra nuove soluzioni a problemi di natura sociale come quelli sopra citati, e anche che i netizen africani possano contribuire all’informazione globale con testi originali sull’Africa (attualmente appena lo 0.4% del contenuto globale online) e nelle lingue locali, poco o per nulla presenti online. Senza tuttavia dimenticare la forte penetrazione dei cellulari, che richiedono minori infrastrutture e competenze tecniche, oltre ad offrire valide opportunità di comunicazione, come confermano le varie iniziative basate sulla circolazione di semplici SMS. Per arrivare a un quadro più “interattivo” sarà comunque necessario trovare il modo giusto di combattere una certa tecnofobia, vincere la diffidenza verso i computer e internet, spesso considerati come l’ennesimo strumento di colonizzazione da parte dell’Occidente.
I temi legati al digital divide nel continente africano sono molteplici e interessanti; per questo invitiamo con piacere alla lettura integrale del focus, la cui parte finale riporta alcuni esempi concreti di utilizzo positivo di telefoni cellulari e SMS in alcuni Stati africani, come la creazione di reti di collegamento tra donne quale il Women of Uganda Network, o reti di supporto per gli agricoltori che vivono in zone rurali e isolate, per non parlare delle mobilitazioni collettive in occasione di eventi politici. E a proposito dell’utilizzo degli SMS va anche ricordata l’iniziativa italiana “Un SMS salverà il mondo”, a cura di Volontari per lo Sviluppo.
Tutte tematiche ben inquadrate in questo speciale della rivista Afriche – Un continente tante culture.