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"Foolish Flower": tra attualità e poesia dal Madagascar

Questo post riprende in parte l’intervento del 7 dicembre scorso di Lova Rakotomalala dal suo blog The Malagasy Dwarf Hippo dal titolo “Vonikazo adaladala” [Foolish Flower], ispirato a un componimento del poeta malgascio Georges Andriamanantena, noto come Rado.

A pochi giorni dalle elezioni referendarie che hanno approvato il progetto di modifica costituzionale proposto dal Presidente Andry Rajoelina – grazie al quale costui potrà restare nella carica assunta con un golpe nel 2009 – così si è espresso il blogger malgascio espatriato:

Travolto da un tornado di cablogrammi, sgradevoli paralleli tra le vicende post-elettorali in Costa d’Avorio, Haiti e Madagascar, mi è sembrato ormai il momento giusto per un po’ di… poesia.
Quella che segue è la traduzione di una poesia malgascia di Rado, ovvero Georges Andriamanantena, scomparso nel 2008 e recentemente raggiunto lassù da un’altra leggenda della letteratura malgascia, Elie Rajoanarison.
Ecco il mio misero tentativo di tradurre un capolavoro che è stato anche messo splendidamente in musica dal duo di Aina Quash e Eric Manana. E’ dedicato a tutti gli insensati speranzosi che, giù a casa, continuano a sperare, continuano a provarci, continuano a credere di poter riuscire un giorno a raddrizzare le cose. E magari hanno proprio ragione.

Il nostro tentativo è quello ancora più difficile di portare in italiano la traduzione di Lova dall’originale malgascio. Questo il testo, con traduzione a fronte della versione in inglese.

Foolish Flower (Vonikazo adaladala)

Foolish Flower, Fiore matto,
Oh mindless flower Oh fiore insensato
Trying to grow on your own Da solo vuoi crescere ostinato
On a dried-up ground Su questo terreno inaridito
All around you have come and gone Per ogni luogo sei andato e ripartito
All have gone to sleep E ora sono tutti addormentati
Yet here you are, blooming away Eppure sei qui che continui a fiorire
There is also this crazy heart E c’è anche questo cuore pazzo
that does not know how to let go che non sa come lasciar andare
When all signs have gone silent Quando intorno tutti i segni si spengono
It keeps on hoping, believing Continua a sperare, a credere
It cannot help reminiscing Come puo’ smettere di ripensare
about that long lost love a quell’amore da tempo perduto
that still lives in our hearts. che il cuore nostro abita ancora
and keeps us awake and alive e ci tiene svegli e vivi

La versione musicale che ne ha ricavato il cosiddetto ‘Bob Dylan malgascio’, Erick Manana, insieme alla cantante Aina Quash, si può ascoltare nel video che segue.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=maJIQZQv9mo&feature=player_embedded[/youtube]

Invece, Elie Rajoanarison, scomparso il 27 novembre scorso era tra i giganti della cultura nazionale e tra le altre cose aveva tradotto nella sua lingua Jacques Prévert. Artista poliedrico, aveva poi ricoperto anche alcuni importanti incarichi politici, tra cui quello di segretario generale al Ministero della Cultura del Madagascar. Molto amato dai blogger locali, in un’intervista curata da Pierre Maury durante la sua partecipazione a un workshop di scrittori nello Iowa nel 2002, così Rajoanarison aveva esortato gli scrittori malgasci a partecipare alla vita del mondo e ad uscire dalla propria insularità:

La maggior parte dei Paesi qui presenti [all’IWP workshop] si sforzano di tradurre le proprie opere, di integrarle nel circuito culturale del nostro tempo. La nostra situazione insulare non dovrebbe essere percepita come negativa. Al contrario. Abbiamo l’opportunità di avere allo stesso tempo il senso sia del radicamento sia del viaggio, come tutti gli isolani. L’indagine sull’identità è stata ben avviata, e deve continuare a interrogarci. Ma adesso è ora di “viaggiare”. Ora è tempo di farci vedere e di vedere verso qualche altra parte, in poche parole: è arrivato il momento di esistere! Di conquistarci un posto nella mappa letteraria del mondo. Abbiamo tutte le carte in regola per vincere questa scommessa: una letteratura ben affermata scritta nella nostra lingua nazionale che continua a produrre, una padronanza del francese di cui la nostra intellighenzia si è opportunamente appropriata, il dono naturale dei malgasci di imparare le lingue, con particolare riguardo per l’inglese, uno sviluppo della tecnologia informatica di cui la gioventù urbana fa avido uso, ma che si estenderà a breve anche a tutte le classi sociali e a tutti i gruppi religiosi. Molte risorse, molte occasioni che abbiamo ora per trasformarci traducendo le nostre opere in lingue straniere perché il Mondo ci aspetta e ha bisogno anche di noi per esistere.

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