Un paio di giorni fa il canale televisivo colombiano El Tiempo ha dedicato un servizio ai continui e gravi casi di violenza che le donne di Medellin subiscono in ambito familiare e sociale. Una violenza di tipo fisico, economico, sessuale. Qui il video in lingua spagnola.
Uno stato di cose che va a sommarsi alla particolare condizione di vivere in un paese messo continuamente sotto pressione dalle azioni dei gruppi paramilitari. Nel febbraio scorso Human Rights Watch ha rilasciato un documento riguardante le violazioni dei diritti umani, in particolare contro le donne, da parte della coalizione para-militare conosciuta come AUC, Autodefensas Unidas de Colombia. Un documento (qui il report diviso in capitoli) di denuncia e raccomandazioni al Governo colombiano, agli Stati Uniti e agli Stati donatori.
La vita domestica e sociale delle donne colombiane, più di quanto si creda, è fortemente condizionata dalla difficile condizione politica del Paese. E da una mentalità che lega le donne ad uno stato di sottomissione al mondo maschile. A questo riguardo è particolarmente interessante leggere questo saggio di Stefania Gallino dal titolo “Violenza di genere e conflitto armato interno in Colombia”.
Negli ultimi tempi una sensibilità diversa ha spinto anche le istituzioni locali e nazionali e varie associazioni ad occuparsi del problema e pochi mesi fa è stato pubblicato il primo studio – non di ONG o organizzazioni legate alla tutela dei diritti umani – dedicato alla situazione delle donne a Medellin. Uno studio a cui tra l’altro hanno contibuito e dato il patrocinio una Fondazione internazionale di Educazione e Sviluppo Umano e il Comune della città.
Medellin vanta poi un triste primato: il controllo del narcotraffico. Al contrario delle rassicurazioni circa la sconfitta da parte delle forze dell’ordine del cartello colombiano tale attività continua ad essere esercitata e tuttora Medellin è considerata una delle città più violente dell’America latina. Del “caso colombiano” si è discusso in particolare anche in Italia in occasione delle celebrazioni per i duecento anni dell’indipendenza della Colombia (1810-2010).
Eppure in questa realtà c’è qualcuno che si muove con la certezza che a cambiare le cose sono anche i piccoli gesti, le piccole azioni. È il caso dell’associazione Redesol, Rete di economia solidale che mira al sostegno economico soprattutto delle donne. Mezzo attraverso il quale stimolare l’autostima e l’autonomia.
Abbiamo incontrato suor Paola Paoli al suo rientro da Medellin dove, in collaborazione con Redesol, ha organizzato un’attività di microcredito – in particolare nel quartiere La Gabriela – che sta già consentendo a qualche donna della città di sperare in un futuro diverso.
Con parole davvero semplici ci ha raccontato il progetto di microcredito in corso che coinvolge una piccola parte della comunità locale e che si sta cercando di allargare ad altre donne.
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Una goccia nell’oceano? Forse, ma l’oceano si sa è fatto di miliardi di gocce.
Grazie, Antonella. Devo dire però che negli ultimi anni Medellin non è più così monoliticamente emblema di un certo Sudamerica. Grazie all’attività del suo sindaco, e mi riferisco a ciò che riporto nel link che segue, e che sembra dare speranza:
http://sardarch.wordpress.com/2010/02/14/medellin-costruire-il-futuro/
Sicuramente! E per fortuna ci sono segnali di cambiamento. Purtroppo però i dati riportati dai report citati nel pezzo sono ancora successivi alle iniziative del sindaco Fajardo. C’è molto da fare. E questo molto fa sottolineato, così come i successi quando ci sono.