(Articolo da tradotto da Elena Intra, una dei collaboratori esterni al sito)
Magico, sovversivo, e democratico — così il Dottor Daniel Glaser, coordinatore di progetti speciali d’impegno pubblico presso il Wellcome Trust (ente di beneficenza a livello mondiale), descrive il fascino degli “Science Cafè” nel mediare il dialogo tra ricercatori e pubblico. Lo ha affermato nel corso di un seminario di due giorni sugli science cafè africani tenutosi a Nairobi, in Kenya, il mese scorso.
Uno “Science Cafè” si può definire come “un luogo dove, per il prezzo di un caffè o di un bicchiere di vino, chiunque può venire ad esplorare le ultime novità nel campo della scienza e della tecnologia. Gli incontri si svolgono in cafè, bar, ristoranti e anche teatri, ma sempre al di fuori del tradizionale contesto accademico.”
Le finalità di questo workshop erano quello di condividere le esperienze e gli insegnamenti tratti da questi eventi in Gran Bretagna, Kenya e Malawi, fornire competenze e conoscenze per aiutare i partecipanti ad organizzarne in proprio, e ricevere stimoli per mettere a punto le pratiche migliori per una sorta di toolkit specifico.
Tra i 20 partecipanti c’erano responsabili della comunicazione di varie organizzazioni di ricerca e il personale del Consiglio Nazionale della Scienza e Tecnologia, oltre al Ministro dell’istruzione superiore, della scienza e della tecnologia del Kenya. L’evento è stato anche arricchito dalla gradita presenza di Duncan Dallas, “il Padrino degli Science Café”, e di comunicatori scientifici che lavorano vicino ai media e ai politici.
Gli Science Café vanno lentamente e progressivamente diffondendosi nell’intero continente africano. Questi eventi si si svolgono con regolarità in Sud Africa, Kenya, Uganda, Malawi, Ghana e Marocco. Tutto è iniziato nel 2007, durante un apposito workshop tenutosi in Sud Africa e sponsorizzato dal British Council. Il network si è poi esteso grazie soprattutto ai fondi dei premi ricevuti dal Wellcome Trust International Engagement che ha permesso la creazione di Junior Science Café (organizzati nelle scuole) in Uganda, gestiti da Betty Kituyi — la quale sta cercando di portare i ricercatori scientifici in 29 scuole dell’Uganda. Patrice Mawa, sempre in Uganda, sta promuovendo degli Science Café in lingua locale, mentre Ruth Wanjala e Juliette Mutheu si occupano di oltre 20 Science Café sparsi nel Kenya.
Durante il workshop si è discusso parecchio su quale sia l’obiettivo degli Science Café – servono a informare, educare, sensibilizzare, o promuovere il dialogo tra ricercatori e pubblico? Chi è il target di riferimento? Sono efficaci nel raggiungere un nuovo pubblico o predicano a chi è già “convertito”? Sono uno strumento utile per affrontare i bassi livelli di alfabetizzazione scientifica? E come potremmo valutare al meglio l’impatto di questi eventi? Nel contesto africano, è sufficiente che gli organizzatori offrano un rinfresco gratuito?
Si spera che questo seminario possa spingere l’ulteriore espansione sostenibile degli “science café” in tutta l’Africa.
(Testo originale: Muza Gondwe on expanding the African Science Café network, tradotto da Elena Intra)