Si è svolta il 27 e 28 agosto scorsi a Nairobi, in Kenya, la seconda edizione di Maker Faire Africa, la maggiore fiera nel continente della tecnologia informale basata sull’innovazione e le creazioni fai-da-te. Emeka Okafor, co-fondatore dell’iniziativa, ne rilancia su Timbuktu Chronicles un breve video di presentazione:
Un evento che, spiega il sito Engineering for Change “ha catturato l’immaginazione generale nel suo debutto dell’anno scorso ad Accra, in Ghana. Il mondo – e l’Africa stessa – ha potuto osservare le invenzioni provenienti da villaggi, laboratori e garage di tutto il continente.” Lo stesso sito (E4C) propone poi una intervista con Emeka Okafor alla vigilia di questa seconda edizione.
Ne riportiamo uno stralcio (la traduzione integrale sta qui):
E4C: Come vedi il potenziale di Maker Faire in Africa?
EO: Maker Faire Africa non è assolutamente un’entità statica. Sarà un qualcosa in continua crescita, evoluzione, moltiplicazione e replicherà se stessa, in alcuni casi anche con modalità impossibili da prevedere o immaginare.
Questo a grandi linee. Più in dettaglio, la fabbricazione di prodotti non si è sviluppata come avrebbe dovuto, in particolare nell’Africa sub-sahariana. Se si guarda alle economie in rapida crescita dell’Asia, come l’India, oppure al Sudamerica, uno dei motori principali della loro crescita è stato l’emergere della manifattura, il sorgere di una cultura della produzione capace di prendere tutto, dai minerali di ferro alle fave di cacao grezzo, e aggiungervi valore. Questo consente a una società di sviluppare la ricchezza di cui ha bisogno per sollevarsi grazie alle sue sole forze.E4C: Pensi che Maker Faire Africa stia spargendo dei semi per questo tipo di crescita?
EO: Sarebbe troppo presuntuoso pensare che una simile fiera, che si svolge una volta l’anno, possa riuscirci da sola. Considero l’evento come un motore di avviamento che fornirà dei “semi” alla comunità creativa, per poter trovare nutrimento dalle risorse di cui già dispone.
Sarà un’evoluzione progressiva. Potrebbe richiedere cinque anni come anche cento. Ma c’è un fatto, pensa alle comunità creative, dall’odierna Silicon Valley alla Route 128 in Massachusetts o anche la Pittsburgh nell’America di 100 anni fa, o a gruppi simili in tutto il mondo. Ciò che rende uniche tali comunità è la loro evoluzione in ecosistemi che si autoalimentano e assorbono le risorse di intelligenza, curiosità e inventiva dandogli forma in modo tale da poter prendere il cotone e trasformarlo in un pann,o o il minerale di ferro, o il carbone, e trasformarlo in acciaio o prodotti chimici o in quel che serve.In Africa ne abbiamo di gruppi così, ma sono disuniti, e per lo più i partecipanti sembrano poco motivati, perché non si rendono conto dell’importanza di quanto stanno facendo. Perciò vogliamo che le persone provenienti da queste comunità comprendano che il loro lavoro è altrettanto importante di quello portato avanti da qualcuno che magari ha una laurea in ingegneria. Vorremmo trasmettere loro un senso di equivalenza rispetto a quanto stanno facendo.
Ci piacerebbe realizzare una piattaforma comune in cui la gente possa sentirsi tranquilla, creativa, curiosa ed eccitata, dove le persone non pensino di non poter dire qualcosa perché non hanno un certo “pedigree”.
L’evento ha avuto grande eco tra i blog che si occupano di tecnologia nel contesto africano: Mtviggy sostiene che il Kenya abbia ospitato i migliori geeks africani di oggi, e aggiunge:
La cosa bella di Maker Faire è il modo in cui riesce a unire artisti, artigiani, designer e ingegneri. Un creatore, in realtà, è chiunque riesca a inventare qualcosa. In questo video [lo stesso riportato sopra] si possono osservare le soluzioni creative che i partecipanti alla fiera stanno sviluppando, come anche alcune forme di riciclaggio artigianale creativo.
Nonostante l’entusiasmo, il blog Bikejuju, che si occupa di cicloattivismo, avrebbe desiderato una maggiore presenza di soluzioni legate all’utilizzo delle biciclette:
Maker Faire è un grande evento e sono contento che sia riuscito a replicarsi dopo la prima edizione tenutasi in Ghana l’anno scorso.
Però, come si è visto, nonostante il fervore dell’attivismo di base legato alle biciclette e allo sviluppo dei settori di progettazione delle biciclette in Africa, queste non sono state abbastanza rappresentate alla Maker Faire, specialmente se la si confronta con le analoghe manifestazioni negli USA, dove con le bici c’è sempre molto da divertirsi. Sembrerebbe che quest’anno a Nairobi siano stati presentati ancora meno progetti che la volta scorsa ad Accra. Il mio piccolo sogno è che le prossime edizioni di Maker Faire Africa nel 2011 e nel 2012 possano rappresentare uno spazio per radunare tutti gli attivisti di questo settore. Cosa ne pensate?