Amnesty International, meglio la frusta che una punizione peggiore

Quando persino Amnesty International “invita” ad usare la frusta nei confronti di un ragazzo per evitargli una punizione peggiore, allora si può comprendere a che livello sia la situazione dei diritti umani in un dato Paese. Accade in Arabia Saudita dove un ragazzo potrebbe subire la rottura del midollo spinale come punizione per aver ferito gravemente un altro ragazzo nel corso di una lite avvenuta qualche anno fa.

L’organizzazione per i diritti umani è dunque intervenuta chiedendo alle autorità saudite di non infliggere all’uomo una punizione che gli provocherebbe la paralisi. Tale forma di ‘retribuzione’ sarebbe stata scelta a causa delle gravi lesioni che l’uomo avrebbe provocato a sua volta durante la lite in cui è rimasto coinvolto.

“Esortiamo le autorità saudite di non punire l’uomo nel modo annunciato” ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, direttore di Amnesty per il Medio Oriente e il Nord Africa. “Sebbene i colpevoli di un reato debbano rispondere del loro atto, paralizzare intenzionalmente un uomo costituirebbe un atto di tortura e una violazione degli obblighi internazionali in materia di diritti umani”.

Amnesty ha reso noto che un tribunale di Tabuk, città nel Nord Ovest dell’Arabia Saudita, avrebbe chiesto ad ospedali della zona se avrebbero agito come chiedeva la presunta vittima del colpevole, vale a dire di mutilarlo incidendo la spina dorsale. Uno degli ospedali ha detto che potrebbe farlo.
Secondo Amnesty i giudici potrebbero invece condannare l’uomo al carcere, multarlo severamente o, nella peggiore delle ipotesi, usare la frusta o un bastoncino per batterlo sulla schiena.

Fondamentalmente Amnesty, una delle più importanti organizzazioni a livello mondiale ad operare per la tutela dei diritti umani, in questo caso sta sollecitando una forma di tortura più lieve al posto di una punizione ben peggiore. Il nome dell’uomo non è stato reso noto. Si sa che intanto è stato condannato a sette mesi di carcere, ma Amnesty sostiene che il processo si è svolto senza un avvocato.

Tradotto dal Los Angeles Times.

Antonella Sinopoli

Giornalista professionista. Per anni redattore e responsabile di sede all'AdnKronos. Scrive di Africa anche su Nigrizia, Valigia Blu, Ghanaway, e all'occasione su altre riviste specializzate. Si interessa e scrive di questioni che riguardano il continente africano, di diritti umani, questioni sociali, letteratura e poesia africana. Ha viaggiato molto prima di fermarsi in Ghana e decidere di ripartire da lì. Ma continua ad esplorare, in uno stato di celata, perenne inquietudine. Direttore responsabile di Voci Globali. Fondatrice del progetto AfroWomenPoetry. Co-fondatrice e coordinatrice del progetto OneGlobalVoice, Uniti e Unici nel valore della diversità.

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