altrAmerica

La nostra finestra sui primi 100 giorni dell’era Trump ha inteso indagare il vasto e variegato movimento critico e propositivo, le fonti indipendenti e le situazioni di base, l’attivismo trasversale e le realtà non omologate. Ciò che abbiamo chiamato “l’altrAmerica”, alle prese con uno scenario ricco di incognite e pericoli ma anche di nuove opportunità. I post settimanali hanno presentato storie, eventi e persone poco seguiti dalle testate tradizionali, contesti meno ovvi e riflessioni stimolanti, con un occhio attento ai riscontri internazionali. La rubrica, con successivi rilanci, è curata da Bernardo Parrella, traduttore freelance e attivista che vive nel Southwest Usa.

USA, prove di cambiamento nel voto di metà mandato

Molte le candidate donne elette, e alcuni rappresentanti gay, ma per queste elezioni di midterm è impossibile dare un’interpretazione univoca dei risultati. Se i Democrat conquistano la Camera, i Repubblicani si rafforzano al Senato. Non mancano altri segnali di risveglio progressista, e si profila un’opposizione assai più ampia e convinta. Ma non si è concretizzata l’auspicata valanga blu anti-Trump, né il Paese è meno frammentato. E nulla appare scontato o prevedibile, come conferma la (pur attesa) cacciata del Procuratore Generale, Jeff Sessions. E molti sperano nella spinta dei parlamentari-attivisti.

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Trump tra possibile impeachment e isolamento globale

Si sta forse avvicinando l’impeachment per Donald Trump ora che l’indagine sul Russiagate punta perfino sugli affari di famiglia? Questa la domanda che gira nelle strade, sui media e nelle istituzioni Usa a meno di sei mesi dall’insediamento della nuova Amministrazione. Ipotesi tutt’altro che sorprendente, vista la continua erosione di credibilità. Ma anche se non dovessero emergere le prove di reati tanto gravi da rendere inevitabile l’impeachment il danno politico e d’immagine basato su falsità, “leak” e dietro-front continui alla fine potrebbe risultargli comunque fatale.

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I primi 100 giorni: Trump delude e i suoi elettori lo incoraggiano

Dopo averlo definito “un contratto con gli elettori americani” durante la campagna elettorale, ora Trump liquida la scadenza dei 100 giorni come “standard ridicolo”. Tra i molti bilanci, Politico parla di “incessante assalto alle regole politiche…un grande circo di reality-show”, mentre il Washington Post scrive che “Trump dovrebbe pensarci due volte prima di accusare qualcun altro per i suoi 100 giorni scadenti”. Ma pur con l’evidente crisi di confidenza generale, un sondaggio limitato agli elettori di Trump rivela che il 93% ne approva l’operato finora. Intanto, dopo il successo dell’ultima protesta di sabato scorso, ci si prepara alla People’s Climate March, con la mobilitazione in pieno fermento, sopratutto sui social media. Jimmy Wales annuncia WikiTribune, nuova piattaforma che offrirà informazione globale prodotta (e verificata) da una comunità di volontari affiancati da 10 giornalisti professionisti, in risposta al moltiplicarsi delle ‘fake news’.

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Dalla scienza e ambiente all’informazione: i No a Trump

Mentre arriva l’annuncio dell’imminente avvio dell’iter legale contro WikiLeaks e Julian Assange, sono già tante le voci a sostegno di quest’ultimo e della libertà di stampa. Scarsa invece l’eco (perfino sui social media) del cosiddetto “vertice Trump-Gentiloni”. Nonostante le 125.000 persone scese in piazza per la #TaxMarch di sabato scorso, Trump continua a ignorare le richieste di trasparenza dei cittadini. Intanto si lavora alla prossima protesta nazionale, sabato 22 aprile: la March for Science, evento in stretta relazione con ulteriori proteste di respiro mondiale in programma per il fine settimana successivo. In nome della trasparenza, parte USAFacts: il ritratto della popolazione americana basato su dati e fonti governative. E in tema d’informazione, al via anche la News Integrity Initiative per “contrastare la crescente sfiducia nelle testate mediatiche e incrementare l’alfabetizzazione sull’informazione”.

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Guerra, armi e tax march, gli USA anti-Trump fanno scudo

I due imprevisti interventi bellici all’estero vengono definiti da più parti “armi di distrazione di massa”, usati cioè per far dimenticare all’opinione pubblica il “Russiagate”, i dissidi istituzionali e i ritardi amministrativi, nonché per risollevare la popolarità di Trump. Intanto perfino nella base elettorale del presidente c’è chi storce il naso, perché non starebbe facendo granché per imporre il programma “America First”. Proseguendo nei tagli ai programmi sociali di base, arriva poi una risoluzione appena firmata che consente ai singoli Stati di negare i fondi per Planned Parenthood e altre cliniche che offrono servizi sanitari per le donne a basso costo, pillola e aborto inclusi. E fervono gli ultimi preparativi per la #TaxMarch di sabato: Obiettivi primari, la trasparenza sui conflitti d’interessi di Trump e la diffusione della sua dichiarazione dei redditi.

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Usa: attacco in Siria e politiche interne, reazioni e contestazioni

Gran parte di politici, media e pubblico americani hanno preso tutt’altro che bene l’attacco a sorpresa contro le basi siriane, mentre sui social il nuovo corso viene paragonato a “una fiction TV”. Stavolta il colpo di scena è la rimozione di Steve Bannon dal Consiglio per la sicurezza. Mentre per il noto linguista e saggista Noam Chomsky sono i programmi sociali di base nel mirino della nuova Amministrazione, e il Los Angeles Times lancia una settimana di editoriali al vetriolo. Vista la deregulation a favore dei provider Internet, circolano dettagliate info su come proteggere la privacy online.

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Usa: diritti digitali e ambiente nel mirino legislativo

Fra le ultime controversie della nuova Amministrazione, liquidata una misura pro-privacy assai apprezzata dai cyber-utenti e in analogo pericolo perfino la Neutralità della Rete. Eff, FreePress e altri gruppi capeggiano l’opposizione, mentre alle strette sono anche le misure già attivate da Obama contro il cambiamento climatico. Continua intanto a ribollire il “Russiagate” e sono in caduta libera i rating d’approvazione di Trump: 35 per cento, conferma la Gallup. E l’Huffington Post lancia #StandForRights2017 via Facebook Live, serata di beneficenza per l’Aclu con la partecipazione di volti noti dello spettacolo. La resistenza continua.

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Sanità e Russiagate, credibilità alle strette per Donald

Le manovre controverse dell’ultim’ora includono l’affrettato ritiro della prima versione della Trumpcare e l’avanzamento dell’iter legislativo per restrizioni alla privacy online. Intanto vanno ampliandosi le ricadute delle indagini dell’Fbi sulle possibili collusioni del giro Trump con ambienti russi nel corso delle elezioni 2016. Ma la Casa Bianca non se ne preoccupa e minimizza. Un sondaggio tra i giovani adulti rivela che il 57% considera illegittima la sua presidenza. Decine di genitori, nonne e bambini protestano a Washington contro i previsti tagli alla TV pubblica e l’ACLU lancia una mozione legale per imporre il mandato di perquisizione agli agenti di frontiera sui sequestri arbitrari dei device personali.

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USA: fisco e sanità, gli incubi del nuovo Governo

La ‘Trumpcare’ appare difficile da vendere perfino alla base conservatrice, nonostante la discesa in campo del capogruppo GOP alla Camera, Paul Ryan. E si prevede che 14 milioni di americani perderanno i benefici sanitari nel 2018 e fino a 24 milioni nel prossimo decennio. Intanto la prossima manifestazione nazionale a Washington DC (in aggiunta a molti eventi locali e internazionali) è prevista per sabato 15 aprile (Tax March), ultimo giorno per la presentazione della dichiarazione dei redditi. Obiettivo è spingere Trump a rispettare le promesse in tal senso, visto che non ha ancora reso pubbliche tasse e guadagni. E dal ‘leak’ di due pagine della dichiarazione dei redditi di Trump risalente al 2005, emerge almeno il 20% di sconto sui pagamenti dovuti. Ennesima verità parziale o ulteriore distrazione per media e pubblico?

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La Casa Bianca alimenta divisioni, l’attivismo non demorde

Altra settimana caotica per il nuovo corso presidenziale. Dagli sviluppi sempre più intricati del ‘Russiagate’, con le rivelazioni di Assange sul cyber-arsenale segreto della Cia e il suo incontro con Farage, alla richiesta al Congresso di indagare sulla denuncia di Trump, secondo cui il predecessore Obama lo avrebbe fatto spiare (ma a cui non crede proprio nessuno). Intanto il movimento delle donne ha dimostrato una forte presenza di piazza per l’8 marzo e lo stesso si apprestano a fare i Nativi Americani con quattro giorni di proteste e dimostrazioni culturali nella capitale Washington.

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