Gli anziani d’Africa, energia e impegno sociale da tutelare

[Traduzione a cura di Benedetta Monti, dall’articolo originale di Jamillah Mwanjisi pubblicato su openDemocracy]

Utente Flickr Eric Montfort – Anziana del Burkina Faso (CC)
Utente Flickr Eric Montfort – Anziana del Burkina Faso (CC)

Il recente articolo di Rosa Kornfeld-Matte, esperta indipendente delle Nazioni Unite, ha emozionato e ispirato chi lavora nel campo dei diritti umani per le persone anziane. Il fatto che tali colloqui sugli anziani siano stati tenuti tra gli Stati membri delle Nazioni Unite, fornisce la base per l’adozione di strutture adeguate che possano rafforzare i diritti e l’autonomia delle persone anziane. Infatti, durante il 26° Summit dei Capi di Stato e di Governo africani tenutosi il 30 gennaio del 2016, abbiamo assistito a un notevole passo in avanti: i Governi africani hanno adottato il Protocollo alla Carta africana sui diritti umani e dei popoli riguardo ai diritti degli anziani e ciò è avvenuto dopo otto anni di stesure e modifiche, lobbismo, trattative e pressioni per il riconoscimento dei diritti umani delle persone anziane.

Questo Protocollo rappresenta il livello più alto di impegno politico da parte dei leader africani per la promozione e la protezione dei diritti degli anziani, una delle poche decisioni in materia prese dall’Unione Africana dall’adozione del proprio Quadro Politico e Piano d’azione sull’Invecchiamento (2002), altra tappa importante nel programma per gli anziani.

Tra le molte questioni fondamentali, questo Protocollo chiede gli Stati membri di adottare provvedimenti legislativi e istituzionali per garantire che gli anziani godano dei diritti, dei doveri e delle libertà come previsto dal Protocollo, chiede agli Stati membri di combattere qualsiasi forma di discriminazione e violenza, di garantire l’accesso alla giustizia e la pari tutela nell’ambito della legge e di tutelare il diritto al reddito in forma di pensione oppure altri provvedimenti di tutela sociale, nonché una serie di altri diritti fondamentali.

Un risultato particolarmente importante raggiunto attraverso il Protocollo è la disposizione riguardo alle donne anziane e l’impegno a garantire che siano protette dalla violenza basata sul genere, dagli abusi sessuali e dalla discriminazione. Questa disposizione richiede agli Stati membri di adottare tutti i provvedimenti necessari ad eliminare le pratiche sociali e culturali dannose, incluse le accuse di stregoneria che hanno un impatto sul benessere, sulla salute, sulla vita e sulla dignità delle donne anziane.

Questo Protocollo è stato adottato in un periodo in cui la popolazione africana sta crescendo ad un ritmo senza precedenti. Il Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (UNDESA) prevede che la popolazione africana aumenti drasticamente da circa 1,1 miliardi del 2013 ad almeno 2,4 miliardi prima del 2030, rendendo l’Africa il continente con la crescita più rapida. Questo “boom” della popolazione africana riguarderà soprattutto l’Africa Sub-Sahariana. Ad esempio la popolazione della Tanzania era di 34 milioni 13 anni fa, ma adesso è aumentata fino ad arrivare a 45 milioni e dovrebbe raggiungere i 276 milioni entro il 2100, prossima alla popolazione attuale degli Stati Uniti.

Naturalmente, anche la popolazione di anziani aumenterà nel corso dei prossimi anni, grazie al miglioramento della salute e a una maggiore longevità. Attualmente in Africa ci sono circa 66,6 milioni di persone con un’età di 60 anni o superiore; entro il 2030 nel continente ci saranno 103 milioni di anziani, forse di molti di più.

Con queste previsioni, è fondamentale che i Governi e anche gli attivisti si preparino adesso all’invecchiamento della popolazione invece di aspettare l’evoluzione in forma di crisi di questa situazione. Esiste una necessità urgente di garantire che siano messi in atto quadri giuridici e politici nazionali, regionali e internazionali e che le nazioni inizino a fare programmi tenendo in considerazione l’invecchiamento della popolazione.

Perché le nazioni possano prepararsi e programmare in modo efficace, è importante raccogliere e analizzare i dati disaggregati riguardo alle fasce di età e al genere, in quanto la salute, il reddito e la tutela di cui ha bisogno un sessantenne sono diversi da quelli di un novantenne. Allo stesso modo, un settantenne che vive in un’area urbana può avere priorità diverse rispetto a un settantenne che vive in un’area rurale dell’Africa.

Di conseguenza, la tendenza di avere una linea di demarcazione all’età di 49 anni e obbligare tutti gli altri a rientrare in una fascia d’età di over 50 – come nel caso delle Indagini Demografiche e Sanitarie (DHS), nonché delle indagini sul tasso di prevalenza dell’HIV nella maggior parte delle nazioni africane – non aiuta gli organi decisionali e pianificatori a promuovere politiche e a definire programmi che rispondano alle esigenze specifiche degli anziani in determinate situazioni. Infatti, eventuali provvedimenti superflui continueranno ad aumentare gli squilibri e le disparità regionali che il programma per il 2030 mira a ridurre.

Inoltre, dovremmo smettere di considerare gli anziani come un peso per la società e riconoscere i preziosi contributi che hanno dato – e continuano a dare – allo sviluppo sociale ed economico. Ad esempio, nell’Africa Sub-Sahariana, le persone anziane si occupano di circa il 40-50% dei bambini orfani a causa dell’AIDS, con una media di tre bambini per ogni anziano. Nel settore dell’agricoltura, i piccoli coltivatori, di cui la maggioranza è rappresentata da donne anziane, producono il 75% del cibo consumato in Africa. Questi sono contributi importanti di cui solitamente molti responsabili politici si dimenticano, mentre si concentrano sul “peso” degli anziani per i sistemi esistenti.

Gli strumenti legali sui diritti degli anziani, come il Protocollo africano e il lavoro fatto dall’Esperto indipendente delle Nazioni Unite, se attuati, consentiranno di garantire che gli anziani in tutto il mondo possano vivere una vita sana e dignitosa. Idealmente, questi processi e strumenti obbligheranno a rivedere e aggiornare le nostre percezioni riguardo agli anziani e all’invecchiamento. Perciò è importante che gli Stati membri africani accelerino i processi di ratifica del Protocollo sui diritti degli anziani e sostengano la richiesta di una Convenzione sui Diritti delle Persone Anziane da parte delle Nazioni Unite.

Benedetta Monti

Traduttrice freelance dal 2008 (dall'inglese e dal tedesco) soprattutto di testi legali, ama mettere a disposizione le sue competenze anche per fini umanitari e traduzioni volontarie.

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