Abituati a considerare lo smartphone come un vezzo, per rifugiati e richiedenti asilo la prospettiva è capovolta: applicazioni, siti web, piattaforme online svolgono un ruolo fondamentale di informazione e integrazione
Ogni giorno un miliardo di persone utilizza un telefono cellulare per tenersi in contatto con amici, familiari, colleghi. Mentre le distanze fisiche crescono, la tecnologia alacremente progredisce per colmarle. E l’importanza di telefoni e Internet non è tale soltanto in una prospettiva eurocentrica, anzi – al contrario – è lontano dall’Europa che la connettività assume un valore sociale rilevante.
Non è necessario considerare la connessione un diritto umano, come dichiarato dal fondatore di Facebook Mark Zuckerberg a difesa del suo progetto Free Basics, ma nemmeno stupirsi del fatto che, nel piccolo bagaglio che richiedenti asilo e rifugiati riescono a portarsi con sé nel viaggio verso l’Europa, vi sia uno smartphone. Lontano da casa e incerto sul proprio presente, ad un richiedente asilo non restano che app come WhatsApp, Viber, Google Maps per aiutarsi a darsi una vera e propria collocazione spazio temporale.
Proprio per facilitare questo processo, sono molti i programmatori che hanno scelto di sviluppare applicazioni specifiche finalizzate all’ausilio e al supporto dei migranti. Riunitisi lo scorso ottobre a Londra per la convention “TechRefugees”, programmatori e informatici hanno scelto di costituire reti fisiche e virtuali a sostegno dei rifugiati. Gli obiettivi sono molteplici: fornire informazioni, costituire reti, connettere domanda e offerta di lavoro, facilitare le comunicazioni. Tracciando gli smartphone, per esempio, RefUnite permette di rintracciare i propri familiari, mentre grazie a Writtenmedicine è più agevole la traduzione dei termini sanitari per descrivere gli eventuali problemi occorsi durante il viaggio agli operatori.
E il viaggio è un altro dei temi sui quali la tecnologia può fare la differenza: Refugee Aid App raccoglie tutte le principali informazioni necessarie all’arrivo in Europa, come assistenza medica, cibo, alloggio, assistenza legale. Invece il progetto tedesco WelcomeToEurope permette di accedere in maniera semplificata a una spiegazione riguardo le procedure da seguire per richiedere lo status di rifugiato o protezione internazionale.
Leggermente in ritardo rispetto alla Germania, anche l’Italia si è mobilitata nella stessa direzione. Opera della collaborazione tra l’ARCI Catania e l’associazione austriaca Plattform Rechtsberatung, sarà online dal mese di marzo AsylEasy, una serie di video multi-lingua che forniranno al richiedente asilo in maniera semplice e in termini noti tutte le informazioni essenziali riguardo alle procedure in Italia ed Europa.
Grande successo ha avuto anche Infostranieri, applicazione in otto lingue che permette di richiedere supporto specifico per poi essere ricontattati entro 48 ore. La peculiarità di questo progetto è che nasce dalle difficoltà affrontate e superate dal suo fondatore Bashkim Sejdiu, trentenne di origine albanese in Italia da più di vent’anni.
Sul finire del 2015 è stata avviata anche Refugees Welcome Italia, versione adattata al Belpaese di Fluchtlinge Willkommen. Spesso definita “Airbnb” dei rifugiati, ha l’obiettivo di mettere in contatto richiedenti asilo in cerca di alloggio e comuni cittadini che mettono a disposizione un posto letto. Questo progetto ha il pregio, e forse l’ambizione, di utilizzare la tecnologia esattamente come uno strumento alla portata di tutti che può, concretamente, stabilire una connessione tra individui.
Migranti, richiedenti asilo, rifugiati vengono spesso rappresentati come “altro” rispetto a noi, distante, diverso, differente. Internet può agire da connettore tra realtà distanti, rendendo possibile lo scambio tra esperienze e culture che, altrimenti, continuerebbero a co-esistere su piani paralleli destinati a non incontrarsi mai. Applicazioni, siti, video guide favoriscono il contatto tra le persone e c’è chi si è spinto anche oltre, programmando piattaforme orientate allo scambio lavorativo. Iamnotarefugee, per esempio, funziona come una sorta di ufficio di collocamento online per rifugiati, che si propone di incrociare le competenze dei richiedenti asilo con potenziali datori di lavoro creando, appunto, opportunità di incontro e scambio.
Se, da un lato, sono tanti i vantaggi che offre uno smartphone ad un migrante, dall’altro durante il viaggio si può danneggiare, scaricare, perdere. Proprio per questa ragione, la svedese Refugees Phone ha lanciato un appello ad aziende, associazioni e cittadini per donare smartphone nuovi e usati, caricabatterie, SIM card. L’obiettivo è consegnare quanto raccolto ai migranti della jungle de Calais, in collaborazione con CalAid, e aiutarli a riprendere i contatti con famiglie, amici e, almeno in parte, con una realtà che valica i confini del campo.
Proprio i cittadini europei possono essere attori e attivi nella crisi migratoria che stiamo vivendo, e lo possono fare anche seduti dietro ad uno schermo, mettendo a disposizione esattamente quello che hanno a portata di mano. Senza allontanarsi troppo dalla consuetudine quotidiana, Refugees Welcome e tutti gli altri progetti possono contribuire alla creazione di un clima di solidarietà e scambio, passaggio fondamentale per raggiungere un duplice obiettivo di rispetto dei diritti umani e integrazione.
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