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Africa: oltre i finanziamenti esteri, le Ong verso strategie locali

[Traduzione a cura di Benedetta Monti, dall’articolo originale di Charles Kojo Vandyck pubblicato su openDemocracy]

Il campanello di allarme aveva già cominciato a suonare negli anni ’90. In quel periodo, i donatori cominciarono a sentirsi frustrati per i cambiamenti lenti, nonostante gli investimenti significativi, iniziando a intervenire direttamente nelle attività delle organizzazioni non profit. Nel corso dell’ultimo decennio, la crisi finanziaria globale ha creato ulteriori problemi per queste organizzazioni, per i seri tagli ai finanziamenti apportati dalle nazioni occidentali.

Le organizzazioni della società civile africana ricevono solitamente la maggior parte dei propri fondi da fonti straniere, e questi stanno diminuendo rapidamente. Questa situazione ha portato allo sbando le associazioni a favore dei diritti umani, mettendo in questione la loro stessa sopravvivenza. Si stanno riaprendo discussioni, sia all’interno del continente che sulle piattaforme globali, sul modo in cui queste realtà potranno continuare ad agire nel clima attuale.

Sembra che per le associazioni africane sia arrivato il momento di ricercare soluzioni locali: il modo in cui è cambiato il sistema dagli aiuti internazionali lo rende necessario.

Prima di poter prosperare, devi sopravvivere

Anche se i finanziamenti da parte dei donatori si stanno riducendo, gli stessi sembrano essere più impegnati rispetto al passato, interagendo di più e chiedendo più informazioni. Vogliono conoscere i risultati dei programmi che sostengono, si concentrano sui numeri, si preoccupano di più riguardo al modo in cui i loro soldi sono investiti. L’attenzione è posta principalmente alle cifre, ai benefici sociali e al ritorno sugli investimenti. Sembra che non sia più sostenibile, e saggio, dipendere da una singola fonte di finanziamenti.

Le associazioni a favore dei diritti umani devono cercare nuove opportunità in termini di risorse, al fine di diversificare le entrate e sviluppare una mentalità basata sui costi dei servizi offerti. Il fatto di essere un gruppo a favore dei diritti umani non significa che non debba esserci una gestione finanziaria.

I modelli di impresa sociale , in questo contesto, forniscono idee e alternative per reperire nuovi finanziamenti, e rappresentano una motivazione per le associazioni per mettere in atto un cambiamento di paradigma orientato verso soluzioni locali per le entrate.


lcswart/Shutterstock Deveault , tutti i diritti riservati.

Lo sviluppo di una mentalità “commerciale”

Durante gli ultimi due anni, il West Africa Civil Society Institute [WACSI, Istituto per la Società Civile dell’Africa Occidentale] ha collaborato con alcune associazioni per i diritti umani della Costa d’Avorio e del Benin, per esempio l’Association des Femmes Juristes de Cote d’Ivoire / Woman Lawyers Association (AFJCI) e il Reseau pour L’integration des femmes des ONG et Association (RIFONGA) per rafforzare le loro operazioni e renderle sostenibili nel lungo termine.

Il progetto consiste nello sviluppo di programmi a lungo termine che includono strategie di entrate ibride e un programma per la sostenibilità, incluse strategie per rendere le organizzazioni efficienti dal punto di vista finanziario e amministrativo.

La parte più importante di questa collaborazione sta nel tentativo di rafforzare un nuovo modo di pensare orientato a una mentalità “di vendita”. Anche se le associazioni eseguono un lavoro encomiabile, spesso non “commercializzano” i loro risultati in modo persuasivo e ampio. Prima dell’inizio di questo progetto, queste organizzazioni lottavano per convincere le comunità della propria legittimità e rilevanza. Il cambiamento di mentalità ha comportato miglioramenti significativi su questo fronte.

Per esempio, il progetto ha aiutato l’AFJCI ad Abidjan, Costa d’Avorio, a migliorare la dinamica delle proprie quote associative, aspetto che ha portato a un aumento delle entrate. I membri dell’Associazione hanno intensificato la comunicazione e le attività di marketing per promuovere la proprietà tra i membri esistenti e per attirarne dei nuovi; tutto questo ha comportato un miglioramento finanziario.

L’AFJCI ha iniziato anche a fornire servizi di consulenza, comprese consulenze legali, di rappresentanza e per le risorse umane nelle organizzazioni no-profit, del settore privato e per agenzie pubbliche.

L’Associazione RIFONGA di Cotonou, nel Benin, ha diversificato la tendenza delle proprie quote associative dando una maggiore enfasi alle persone fisiche. In passato, l’Associazione si era concentrata sulle quote di organizzazioni, e il cambiamento ha migliorato il loro portafoglio di finanziamenti.

Questa associazione ha anche pubblicato risorse di apprendimento sulla partecipazione delle donne ai processi elettorali, ed è riuscita a vendere tali pubblicazioni a un prezzo ragionevole.

Esiste un’ampia gamma di opzioni per l’accesso a risorse finanziarie, quindi è essenziale che le associazioni per i diritti umani prendano decisioni strategiche di “vendita”. Tuttavia, prima si devono prendere in considerazione alcuni aspetti.

Le associazioni devono decidere quali prodotti e servizi intendono vendere. Questi prodotti e servizi devono trovarsi entro i confini del loro statuto e delle loro possibilità. Per esempio, è possibile offrire servizi amministrativi, di consulenza, spazi per uffici, convenzioni per gli iscritti, programmi per i risparmi/investimenti, per la formazione personalizzata e la ricerca di lavoro. Questi fondi potrebbero essere utilizzati per sostenere i costi amministrativi oppure altri costi operativi.
Le organizzazioni per i diritti devono anche sviluppare strategie di prezzo. Nel definire i costi di accesso ai propri servizi, devono fare attenzione a non escludere quei sostenitori che ne hanno maggiormente bisogno.

Inoltre, vanno istituite collaborazioni con altre organizzazioni, in un’ottica di rete che permetta loro di ottenere ciò di cui hanno bisogno per svilupparsi. Le collaborazioni strategiche possono essere realizzate con ONG internazionali, organizzazioni locali, aziende, istituti accademici o agenzie pubbliche.

Il paesaggio della società civile in Africa sta cambiando, e le associazioni per i diritti umani, specialmente quelle fondate in loco, devono affrontare autentiche sfide. I leader della società civile le devono affrontare per cercare di costruire un futuro sostenibile per le associazioni del proprio territorio. Sarà possibile la sopravvivenza indipendentemente dai finanziamenti dall’estero?

Credo fermamente di sì. Sono convinto che quando le associazioni per i diritti umani inizieranno a comprendere in che modo integrare obiettivi finanziari e programmatici nella propria attività, le decisioni che assumeranno non potranno che condurre alla loro sostenibilità.

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