Il 18 maggio scorso circa 200 rifugiati e sostenitori hanno iniziato 450 km di marcia, partendo da Kehl, al confine tra Germania e Francia, passando per Strasburgo e Lussemburgo con meta finale Bruxelles. La marcia è organizzata da “Freedom not Frontex” organizzazione olandese, ma sostenuta da gruppi di attivisti dislocati lungo tutto l’itinerario. La dimostrazione è pacifica ma allo stesso tempo decisa e risoluta nella richiesta che aumentino i diritti dei migranti, dentro e fuori l’Unione Europea.
Infatti, mentre all’interno dello spazio Schengen le frontiere sono ora facilmente valicabili, all’esterno, la militarizzazione e gli impedimenti burocratici e amministrativi si sono induriti. E così detenzione, deportazione e discriminazione sono pratiche all’ordine del giorno. I manifestanti che aderiscono alla marcia non portano documenti e passaporti con sé, proprio per ostacolare tentativi di schedatura dei soggetti più deboli e più ricattabili.
La foto, di Andrea Linss – fotografa attivista impegnata nel documentare le nascenti sottoculture di protesta, la vita quotidiana di migranti e rifugiati e le forme di resistenza creativa al capitalismo – mostra Place Kleber a Strasburgo, dove è stato srotolato un elenco di oltre 20.000 migranti che hanno perso la vita sulle porte d’ingresso all’Europa. Il rotolo ha coperto l’intera larghezza della piazza e la lista non è completa.
L’arrivo a Bruxelles della marcia è previsto il 20 giugno. Seguirà una settimana ricca di azioni per captare l’attenzione di media e politici del Consiglio europeo. Sull’evento è stata anche aperta una pagina Facebook.