23 Aprile 2024

guerra in afghanistan

Iraq 20 anni dopo: solo spreco di vite umane, ISIS più forte che mai

Iniziata esattamente vent’anni fa, l’operazione militare “Iraqi Freedom” fu concepita dall’amministrazione Bush come strategia per isolare il ben più temuto Iran e, nonostante il definitivo ritiro delle truppe nel 2011, è tutt’altro che finita. Dopo anni di massiccio dispiegamento di uomini e mezzi, centinaia di migliaia di vittime soprattutto tra i civili iracheni nonostante l’utilizzo di droni e “bombe intelligenti”, i gruppi islamisti paramilitari continuano a riorganizzarsi e radicarsi nel Paese stesso e in altri Stati del Medio Oriente e dell’Africa, in particolare nella regione del Sahel.

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Afghanistan, il patriarcato e la rivoluzione solitaria delle donne

È apartheid di genere nella terra dei pasthun. I talebani sono tornati a fare i talebani, e le donne non hanno più volto e né diritti nel crocevia d’Asia riconsegnato al fondamentalismo. Contro le politiche misogine del regime si è scagliata l’indignazione della comunità internazionale. Si moltiplicano le manifestazioni di solidarietà alle afghane. Loro, intanto, resistono. Da sole. Su Voci Globali, le testimonianze delle attiviste di Humanitarian Assistance for Women and Children of Afghanistan, Associazione di Solidarietà Donne per le Donne e Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane.

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Afghanistan, la pace che rischia di riportare i talebani al potere

A Doha, in Qatar, si sta decidendo il futuro della nazione afghana. Sono in corso, infatti, negoziati storici, che mettono uno dinanzi all’altro il gruppo talebano e il Governo eletto di Kabul. Il Paese, però, resta teatro di violenze, come testimonia l’uccisione della giornalista Malalai Maiwand avvenuta probabilmente per mano talebana o delle forze IS. Garantire diritti, libertà, democrazia sono priorità che, molti temono, non saranno nemmeno negoziate a Doha. Con i talebani legittimati partner politici, l’emirato potrebbe riprendere potere. E le donne perdere ogni più piccola speranza di emancipazione.

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Afghanistan, l’emigrazione rischiosa di adolescenti senza futuro

Raccontiamo la storia di Adbul e Masoud – nomi di fantasia – che assomiglia a quella di tanti altri ragazzi della loro età. La breve narrazione, riferita a fatti accaduti lo scorso anno, si basa su fatti reali e informazioni di prima mano, e sul profilo, le esperienze e le dinamiche socio-economiche di molti giovanissimi afgani che ogni giorno passano il confine per e dall’Iran con conseguenze estreme nelle loro vite. Costretti a partire dietro la spinta della necessità e con il consenso delle famiglie, subiscono poi violenze di ogni tipo e di alcuni si perderanno completamente le tracce.

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Afghanistan, pace difficile senza apporto negoziale delle donne

Dopo anni di conflitto, i colloqui di pace tra il Governo afgano e i Talebani rappresentano un punto di svolta fondamentale nella storia della regione. Un aspetto essenziale per garantire e mantenere la pace è l’inclusione delle donne nei negoziati. Già da tempo esse svolgono un ruolo cruciale a più livelli per raggiungere la stabilità. Non basta però una rappresentazione formale, occorre che svolgano un ruolo attivo e influente all’interno del processo al fine di assicurare una concreta parità di diritti e un vero cambiamento nella futura società afgana.

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Afghanistan, una guerra rimossa che cova sotto la cenere

L’Afghanistan non è più sotto i riflettori dei media occidentali, con poche eccezioni quali l’attentato alla minoranza Hazara o quello all’Università americana di Kabul, ma il conflitto continua in realtà con violenza e senza tregua. E altri sviluppi del conflitto, a malapena segnalati o addirittura ignorati, sono molto importanti, ad esempio il ritorno dei cacciabombardieri B-52 nella campagna americana. Un’escalation del conflitto è molto probabile qualunque sia il futuro presidente degli USA, e richiederà maggiore impegno anche agli Stati alleati.

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Londra, una campagna per la pace lunga dieci anni

A iniziare la battaglia è stato Brian Haw, morto di tumore qualche mese fa. Ora ce ne sono tanti, lì a Westminster per denunciare le guerre in Iraq, Afghanistan, Medio Oriente, pagate con la morte e la disperazione di migliaia e migliaia di civili. Quella che sembra quasi essere diventata un’attrazione come le altre nella capitale britannica, è una lotta di costanza e determinazione. Una lotta pacifica e dignitosa.

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