25 Aprile 2024

crisi economica

Venezuela, il decennio della crisi: dall’economia al settore sanitario

Un tempo uno dei Paesi più prosperi dell’America Latina, si trova in un momento storico particolarmente concitato: a un decennio dalla morte di Hugo Chavez il suo successore Maduro è ancora il presidente della nazione, ma essa fatica a riprendersi dal crollo degli ultimi anni. Il settore pubblico è in ginocchio, con una settore sanitario che arranca e malattie credute sconfitte che riemergono; la malnutrizione interessa una grossa fetta della popolazione e la scolarità è sempre più bassa. Per molti l’emigrazione è la soluzione.

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Sicurezza sociale, aumentano vulnerabilità e divari del benessere

4 miliardi di persone, ovvero circa il 55% della popolazione mondiale, sono fuori da ogni assistenza basilare, riguardante il diritto all’alimentazione, alle cure, all’istruzione, a un lavoro e a una vita dignitosa. Si tratta della drammatica sintesi dell’attuale lacuna in tema di giustizia sociale. Troppe disuguaglianze e sofferenze stanno colpendo milioni di persone a livello globale, chiamando urgentemente i Governi ad agire per una società equa e di pace. Inflazione insostenibile, guerre, crisi climatica e meccanismi di finanza globale stanno distruggendo il futuro di intere generazioni.

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La Turchia neo-ottomana e autoritaria di Erdoğan verso le elezioni

A un mese dall’attentato che ha sconvolto la città di Istanbul, messo in seria difficoltà dall’inflazione e dalla crisi economica, il Paese si prepara a rinnovare le massime cariche dello stato nell’estate 2023. Oltre all’economia, sulla situazione interna pesano le spinte illiberali che da anni colpiscono la società civile e la stampa. In più, le operazioni militari nel Nord della Siria e in Iraq non accennano a fermarsi. Per la prima volta dopo vent’anni l’AKP sembra in difficoltà e ciò potrebbe aprire uno spiraglio per i partiti dell’opposizione.

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I 27 anni della Bosnia Erzegovina: tra recessione, corruzione, paure

A circa un mese dall’anniversario dell’Accordo di Dayton del 1995, l’ex-Repubblica yugoslava si è recata alle urne in un clima ricco di tensione e disillusione dei suoi cittadini. Scarsa affluenza e totale sfiducia nei confronti della politica sono trend che continuano a crescere nel Paese. Nonostante la sconfitta dei candidati nazionalisti, lo strappo tra la politica e la popolazione appare sempre più grande e difficile da ricucire. L’assenza di crescita economica e il clientelismo hanno prostrato la società bosniaca, che nel frattempo si prepara a un inverno rigido e in piena crisi energetica.

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Lo Sri Lanka dei Rajapaska sull’orlo del collasso, le fasi della crisi

Da diversi mesi la situazione nella Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka ha raggiunto un livello di emergenza critico. La stagnazione economica dovuta alla gestione fallimentare delle finanze del Paese da parte della politica locale ha scatenato le proteste della popolazione, che chiede le dimissioni del presidente e della sua cerchia ristretta. Accusata di aver devastato l’economia dell’isola ormai in ginocchio, l’attuale leadership non accenna a farsi da parte, infiammando la protesta nelle strade. Urgente un’incisiva riforma politica e strutturale per favorire la trasparenza e la responsabilizzazione della classe politica.

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Sfollati e affamati, sintesi delle crisi socioambientali nel mondo

Per le agenzie delle Nazioni Unite per l’alimentazione è allarme fame acuta in 20 Paesi del mondo: dal Sahel all’Afghanistan, 34 milioni di persone sono già al limite della sopravvivenza, e il rischio carestia è imminente. Su quella lista della fame che è il rapporto Hunger Hotspots sono presenti nove dei dieci Paesi che per UNHCR sono interessati dalle peggiori crisi di sfollamento da conflitti a lungo termine, e tutte le dieci più grandi nuove emergenze. Scatenate dalle violenze, ed esacerbate dai cambiamenti climatici e dalla pandemia, fame e sfollamenti sono tragedie che si tengono per mano.

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Nel 2020 persi 114 mln di posti di lavoro. E avanza la povertà

Tra le emergenze venute a galla con la pandemia c’è quella dell’occupazione a livello globale. L’esplosione della crisi innescata dal Covid, infatti, ha aggravato la posizione di lavoratori già fragili e di Paesi in lotta costante contro povertà e disuguaglianza. Da impieghi sottopagati e senza tutele, all’incremento di persone senza reddito fino alle disparità di genere sempre più marcate, il quadro mondiale del lavoro è drammatico. Anche in nazioni apparentemente ricche, come gli USA, c’è un crescente allarme legato alla disoccupazione. Troppo spesso le storie dei lavoratori raccontano di indigenza e mancanza di dignità.

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Libano, dall’esplosione di Beirut rafforzato lo Stato di polizia

A un anno dallo scoppio delle proteste il Paese vive un momento di profonda crisi. E ancora una volta la sua corrotta classe politica crede che per risolvere i problemi che attanagliano la Nazione ci sia un unico modo: reprimere il dissenso e la libertà di espressione. Secondo alcuni esperti, dietro questa forma di repressione si cela il rafforzamento di uno Stato autoritario. Nonostante tutto, continuare a sostenere il diritto alla libertà, ma anche la chiara separazione e indipendenza dei poteri, resta l’unica strada verso il cambiamento.

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Bambini soldato, cresce la piaga secondo la blacklist degli USA

Washington aggiunge Camerun, Libia e Nigeria nella blacklist dei Paesi che reclutano i minori come combattenti in violazione dei diritti dell’infanzia. La CTBTO ha registrato un picco di radiazioni nella Regione baltica: si sospetta il malfunzionamento di una centrale nucleare russa. Intanto, il Covid-19 sta determinando una nuova ondata di fame soprattutto nel Sud del mondo. L’America Latina esprime solidarietà al popolo palestinese: 320 personalità di spicco del mondo accademico, istituzionale e politico hanno firmato una nota congiunta per condannare la politica annessionista di Israele. In Mali, si apre il dialogo tra istituzioni statali e “Movimento 5 giugno”.

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Sierra Leone, il popolo che reagisce stringendosi alla comunità

Nel Paese africano il distanziamento sociale, necessario per rispondere alla pandemia da Covid-19, risulta quasi impossibile da mettere in pratica. I sierraleonesi sono abituati alla vita comunitaria. La collettività è un modus vivendi, attraverso il quale fronteggiare ogni sorta di difficoltà. In questo momento storico, anche in ragione della cruenta guerra civile vissuta e dell’esperienza Ebola, temono l’insorgere di nuove violenze legate alle misure per contenere l’epidemia. E ancor di più, cercano nella propria comunità la forza per andare avanti.

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